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CATALOGO DESCRITTIVO
UNA COLLEZIONE DI UCCELLI
D’ AFFRICA
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CATALOGO DESCRITTIVO
DI
UNA COLLEZIONE DI UCCELLI
FATTA DA ORAZIO ANTINORI
nell'interno dell’ Affrica centrale nord
dal maggio 41859 al Juglio 1864
SKY
MILANO
G. DAELLI E COMP. EDITORI DEL POLITECNICO
1864
OVALI
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Àl signor Cav. FILIPPO DE FILIPPI
PROFESSORE DI ZOOLOGIA E DIRETTORE DEL MUSEO ZOOLOGICO DELLA UNIVERSITA’ DI TORINO.
Tregiabwo. Sig. Lrofessore |
La nuova del mio arrivo dallo interno dell’ Affrica or sono appena due anni, assieme ad una collezione ornitologica di quelle contrade, con tanto lieto animo fu accolta dalla S. V. che, sebbene Ella fosse in sulle mosse per la spedi- zione di Persia, non volle lasciare Torino senza racco- mandarmi ai suoi autorevoli amici.
Sarà sempre ricordata da me questa cortesia non co- mune, che al di Lei ritorno continuava; poichè, onde io potessi meglio classificare gli oggetti da me recati, Ella si compiaceva di mettere a mia disposizione e il Museo di storia naturale, che Ella meritamente dirige, e la sua biblioteca privata.
Voglia quindi, signor Professore, concedermi di ornare col di Lei nome, onorato fra i primi nella scienza italiana, questo lavoro mio; il quale, se non degno di Lei in tutte le sue parti, può essere almeno una manifestazione del mio
. animo, della mia gratitudine, e dell'amore che ho per la scienza.
In nome dì questa, e perchè la fama italiana muova-
+ mente risuoni laddove ha suonato una volta con isplendore \ e utilità della patria, i nostri concittadini dovrebbero se-
stenere ed intraprendere, come altri popoli, spedizioni che tornassero a beneficio della storia naturale, della geogra- fia, e di tutte quelle industrie e commerci che maggior- mente influiscono alla universale prosperità. In Lei antico è questo pensiero; da Lei venuto sarebbe autorevole. Molti che intendono per la scienza bene spesa la vita, tra i quali î0 benchè ultimo, gareggerebbero nell’ attuarlo.
Voglia credermi sempre
Torino, 1 marzo 1864.
Della S. V.
Devotissimo Servo 0. ANTINORI.
AL LETTORE
La collezione ornitologica della quale vi presento il catalogo descrittivo è quella medesima, che, acquistata dal passato ministro della pubblica istruzione il prof. Mat- teucci, nella seduta della Camera dei Deputati del 14 marzo 1863, dette luogo ad una interpellanza dell’ ono- revole Sanguinetti, alla quale fu risposto con nobili e di- gnitose parole dal sig. miristro prof. Amari, e con altre non meno commendevoli per senno e per nobiltà d’ intendi menti dall’ onorevole Minervini.
La quale circostanza mi sarei guardato dal rammentare in questo scritto, sia per non aver l’ aria di voler trarre vantaggio di quanto dissero a mio riguardo quegli auto- revoli uomini, sia per non richiamarmi a fatti, che in una amministrazione di un grande Stato come il nostro, s'hanno l’aria di meschinissima gretteria.
Ma siccome le circostanze vollero che in quella occa- sione, trovandomi in Sardegna, non potei, come avrei de- siderato, rischiarare l’opinion pubblica in proposito, la quale corse in differenti maniere secondo le fonti da cui essa attingeva, così è che trovo oggi il bisogno di dichia-
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rare quanto appresso: 1.° Che l'acquisto fatto dal Governo Italiano della mia collezione, fu decretato dal Ministro; soltanto dopo il parere ricevutone da’ varj distinti profes- sori delle Università dello Stato. 2.° Che gli oggetti acqui- stati, per ordine di quella medesima autorità furono messi in deposito presso il Museo zoologico di Torino, e presi in consegna dal cav. Comba, soltanto allora che furono que- sti tutti classificati, e numerati da me. 3.° Che al ritorno della spedizione di Persia, furono i medesimi passati nelle mani del chiariss. prof. De Filippi, il quale come direttore del Museo torinese , attribuite al medesimo le specie man- eanti, o quelle che erano deperite, le altre con molto ac- corgimento ripartiva sulle principali collezioni delle Uni- versità del Regno. — E con ciò il suddetto, non solo si fece a seguire la volontà del Ministro, ma rispose per quanto potè al mio concetto, il quale era stato quello di formare una collezione di uccelli d’Affrica ricca di dupli- cati, perchè gli stabilimenti del Governo, a seconda delle particolari condizioni loro, ne potessero tutti egualmente fruire. Che se una parte maggiore delle altre fu destinata ad accrescere la preziosa collezione ornitologica di questa Università, la si debbe ritenere per cosa savissima, come che meglio tornasse completare quella che già era ricca di molte specie, che alle regioni visitate da me s° appar- tengono, che non sparpagliare a dritta ed a sinistra sopra altre raccolte degli oggetti unici, i quali probabilmente sarebbonsi trovati isolati, per fatto di classificazione zoolo- gica, o per ragioni geografiche.
Premesse queste cose per rispetto ai fatti decorsi, passo a descrivere i luoghi d'onde proviene questa collezione, il tempo, e le fatiche spese per raccoglierla.
Essa fu fatta tutta quanta da me nel centro dell’Affrica nord, cioè a dire in quelle regioni che dal 16 parallelo in alto, per mezzo dei due fiumi principali il Bianco e l'Azzurro, e dei loro confluenti, fanno capo a Karthum. Il Delta Egiziano, e da quello in su, la lunghissima valle
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nilotica, fino al Delta di Karthum, cioè a dire dal 31 circa parallelo, al 16 e 15 dell’ equatore, per poco vi entrano; come che i volatili da me raccolti in Egitto dal febbrajo al maggio 1859 fossero tutti spediti in Smirne, prima della mia partenza per il Sudan; e quelli che, navigando il Nilo, mi venne fatto di raccorre, fino a Dongola, e di là nella traversata del deserto di Bajuda fino a Karthum, pochi in numero e di poco interesse, causa l’ epoca svan- taggiosa della muta, quasi per nulla figurino in questo catalogo.
Lo stesso dicasi della regione all’est bagnata dal fiume Atbara, regione invero interessantissima, ma che non feci che trascorrere, quando nell'agosto 1861 per la via di Berber a traverso il deserto di Koroscho, riprendendo il Nilo, feci ritorno in Alessandria d’ Egitto.
Da ciò ne consegue, che stabilita per base delle mie esplo- razioni la capitale del Sudan Egiziano, queste s’ ebbero luogo in quattro differenti epoche successive le une alle alle altre dall’ agosto 1859 al luglio 1861.
La prima d’ esse escursioni fu rivolta alle terre bagnate dai fiumi Azzurro, Dinder e Rahat, e venne compiuta entro i mesi di agosto, settembre ed ottobre del 1859.
Da Karthum passato in Wadi-Medina, città riverina del- l'antico regno di Sennaar, e da quivi in Antub, villaggio situato quasi alla punta estrema nord della penisola che da esso prende il nome di Gesira-el-Antub, con un seguito di escursioni non interotte, ne perlustrai tutte le terre, estendendomi al sud-est fino a Karkodgi, paese sulla diritta dell’Azzurro sotto il 13 grado, e dal lato est fino a Wod- baker, sulla diritta del Rahat 14, 20 lat. circa.
Le terre che questi fiumi racchiudono , e che il Dinder longitudinalmente traversa dividendole in due, corrono nella direzione di sud-est, quasi in perfetta pianura, fino alla latitudine di Rosseres, ossia fino al 12 grado.
La copia delle acque correnti, la bontà dei pascoli, la alternata e perciò quasi sempre verde e lussureggiante ve-
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getazione, il clima umido nella notte e caldo nel giorno 28, 29, 30 Réaumur, fan sì che vi sia nutrimento copioso per una quantità grande di cameli, di capre e di mon- toni, i quali appartengono principalmente alle Tribù degli Hamada e degli Hagalin.
Questi boschi, queste acque, questo bestiame, vi richia- mano un numero grande di volatili di tutte specie, i quali, a meno degli stazionari, secondo le stagioni si rinnovano. Fra gli altri passaggi io mi trovai presente ad uno copiosissimo di quattro differenti specie di cuculi.
La seconda escursione, che si prolungò dal mese di de- cembre 1859 a’primi di giugno 1860, fu sul territorio del Kadaref, del Galabat, e per ultimo su quello di Rosseres.
Partito da Karthum il 4 dicembre con un italiano ne- goziante di cere e di penne di struzzo, la mia prima idea fu di penetrare in Abissinia; ma arrivato a Kor-Kaka- mut (1) dopo sei giorni di permanenza in detto luogo, dallo Scek che ne teneva il comando mi fu intimato imperiosamente di partire, dicendomi d'essere stato av- vertito che gli Abissinesi con molta copia di fantaccini e di cavalieri si erano mossi per attaccarlo. La precaria esi- stenza di questo microscopico tirannetto , tributario tanto del vicerè d'Egitto che dell’imperatore Teodoro e con- tornato dai Tacruri, popolazione barbara ed avventiccia, non presentandomi garanzia sufficiente per rimanere sul luogo, mi determinò ad obbedirlo, quantunque di malavo- glia. Ripeterei quest’ultima frase, perchè è difficile di tro- vare un paese più interessante del Galabat per un orni- tologo.
La grande catena Abissinica che lo guarda di fronte, collinette variatissime che gli stanno alle spalle, una valle
(4) Nome che gli indigeni danno al villaggio di Galabat, desumendolo dal torrente che lo bagna, e da un grande albero della famiglia delle Acacie, che cresce copioso lungo i fossi nello interno di quella provincia.
XI ubertosa molto, che fra quella e queste si distende, canali naturali che ne irrigano il suolo rivestito di tante specie d’ alberi e d’arbusti, tutto contribuisce a richiamarvi sopra una gran copia di uccelli, e più particolarmente quelli che vivono sopra quelle montagne. Nel breve spazio di tempo che mi fu concesso di rimanervi vidi per ben due volte passare per l’aria lo Elanopterus Riocourii, il Micronosus monogrammicus, il Ceryle maxima, che appena schizzato via dal fondo di un kor mi sparì dagli occhi , e finalmente uno Spizaétos ben differente dall’occipitalis (che havvi comunissimo ), il quale posato sulla cima di un tamarindo non potei avvicinare.
Rivolti i passi in addietro per l’alpestre e pittoresca via di Doka, sopra la cui montagna vidi una quantità d'Aquile prodigiosa, passai in Assar, e di lù nuovamente al Kadaref, ossia al nuovo villaggio di Scek Wod-Alkerim, figliuolo primogenito del vecchio Acmet Wod-Abusin capo temuto della gran Tribù degli Sciucria. Questi abita l’ in- terno del deserto dalla parte dell’Atbara, mentre Wod-Al- kerim e i suoi fratelli, Ali in Rufà, Hamet in Subri, Ibraim in Galla-Arance, amministrano tutti sotto il consi- glio paterno i molti possessi della famiglia. Essa è immen- samente ricca e oltre la proprietà di moltissime terre, di bovi, di montoni, ecc., gli Arabi assicurano che abbia più di settantamila cameli. Il fatto è che branchi innumerevoli di questi animali, separati i maschi dalle femmine, i bian- chi dai negri o da quelli di pelame rosso, dallo interno del deserto sono condotti a bere al fiume ogni quattro giorni lo inverno, e ogni tre la estate, tantochè nel vedere il continuato passaggio di questi armenti non si può non ammetterne il loro grandissimo numero,
Le capanne dello Scek sono aperte a tutti i viandanti indistintamente, e oltre il latte, le carni ed il méle che vi sì dispensano in gran copia, evvi un consumo giornaliero di dieci e più ardeb di dura, che dalle schiave negre si converte in pane.
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Esso dalla sua capanna quadrata due volte il giorno mi veniva a visitare richiedendomi sempre di quello potessi avere bisogno, e dopo qualche tempo che io era suo ospite un bel mattino mi fece mostra de’ suoi dromedarii, e del suo cavallo di battaglia, che in caso di guerra riveste di copertone e di lamine d’ acciajo a mo’ de’ nostri cavalieri d’ Europa all’epoca delle Crociate. Egli pure in simili casi indossa un’ analoga armatura, ed impugna armi, bianche e da fuoco, d’ una sorprendente bellezza. Il paese, a meno de’campi coltivati a granaglie, è per la maggior parte in- colto, mancante d’acqua, e disseminato qua e colà di mon- tagnuole granitiche, alcune delle quali, causa l’aridità del luogo, prendono il nome di Gebel-el-attesch, ossia di montagne del fuoco. Fuori del coltivato entro i cui campi abbondano molte specie di corirostri, le poche qualità di volatili che s'incontrano in quelle lande sono gli Struzzi, le Otarde, le Pernici del deserto, e qualche specie di uccello corridore. Attorno al villaggio dello Scek non vi è altra abbondanza che dei Nibbi parasiti, attirativi dai soppravanzi che si gettano fuori giornalmente.
Una settimana era corsa, quando preso commiato da lui, e fatti venire i cameli, in compagnia del mio servo Moham- met Skanderani, per la via di Beila, mi condussi nuova- mente a Wod-baker. Nel varcare il fiume uccisi un magni- fico Haliagtos vocifer che preparai in Daberki. Questo villaggio situato sulla sponda diritta del Dinder 13 lat. è celebre per una magnifica foresta di sunt, che elevasi in prospettiva del medesimo nella direzione di sud-sud-est, e dalle branche estese dei cui alberi si veggono spenzolare quantità di zucche selvatiche, e di momordiche. Entro i boschi della parte opposta del fiume abbonda la Numida ptilorhyncha, il Francolinus Rippellii, una quantità pro- digiosa di ploceidi, e nei relitti lasciati dalle acque e col- tivati a cotone vi è comune l’Ibis religiosa, e sovente vi si vede qualche Tantalus Ibis. Da questo punto discesi in Mekera e poi a Mumi, dove arrivato sul mezzodì, con gran.
DELZEO
piacere rividi e strinsi la mano ai due fratelli Poncet, sa- vojardi d'origine, che avevo conosciuto in Karthum. Colti in sul punto di partire per Rosseres, soprassiedettero per un’ora tanto per darci tempo di prendere un poco di cibo. Il mio servo Mohammet, che non aveva che qualche dattero in corpo, lieto di questa buona novella, fece all'istante un fuoco d'inferno, e vittima espiatoria vi gittò dentro una grue, che venne divorata fra le risa di tutta la comitiva. Montati i cameli, viaggiammo parte della notte e tutto il giorno venturo, in modo che giungemmo in Rosseres in sull’imbrunire. Preso posto entro una magnifica gigantesca foresta di palme doum, lungo il fiume Azzurro gli amici vi alzarono la loro tenda, e in prossimità d’essa io feci co- struire una capanna. Ricorderò sempre con vero piacere le ore d’ozio trascorse in compagnia di quei buoni fratelli dal febbrajo al maggio 1860. I giorni che loro restavano liberi dalla faticosa e pericolosa caccia degli elefanti, che facevano in comune coi Baggara Arabi, dedicavano a utili lavori, e particolarmente ai geografici (1). Io non faceva che cacciare, ed attendere a mettere in pelle i volatili nuo- vamente acquistati. Il luogo prescelto era incantevole, im- perciocchè alla vita rigogliosa e muta delle piante, aggiun- gevasi quella attiva e clamorosa degli animali. Di giorno le grida delle scimmie verdi Cercopithecus viridis, quelle dei papagalli, dei lamprotorni, dei promeropi e di moltis- simi altri; a sera il pianto fanciullesco delle jene, a notte avanzata il ruggito terribile del leone; e in sull’alba quasi il rintocco d'un orologio la voce tin, tin, fievola e ripetuta a lunghi intervalli dal grazioso lemurino il Galago sene-
2)
galensis ?.
(4) Vedi un loro lavoro messo assieme in quell’epoca, ed in seguito pubbli- cato in Parigi sotto il titolo di: Carte du cours moyen des deux Nils et de leurs affluents Dender, Saubat, Nam, Baher-el Zeraf , B. Djour, par MM. Ambroise et Julès Poncet, 1860.
(2) Gli Arabi chiamano questo animale tin desumendone il nome non già dal fico a cuì equivale esso vocabolo, ma dal tuono della sua voce. Essi pretendono che si nutra esclusivamente di gomme.
XIV
Le colline circostanti, sul dorso delle quali è posta la città di Rosseres, divisa in tre gruppi principali, e distante quasi un miglio dall’ Azzurro, sono vagamente frastagliate in valloncelli ricoperti di rigogliosa vegetazione.
Oltre la palma doum havvi copia di tamarindi di bao- bab, che sono dei più giganteschi che io conosca, di grandi alberi di sunt lungo le sponde del fiume, e di una quan- tità di piante gommifere ne’ piani superiori a Rosseres.
Il durissimo e scontorto babanàs o ebano del Sudan vi abbonda confuso ai Kiter ai nabak e a molte altre si- mili piante spinose. Non vi ha albero od arbusto che non abbia addosso le sue rampicanti, fra le quali varie specie di cucurbitacee, di euphorbiacee, e quattro o cinque differenti momordiche del cui dolce frutto si nutrono moltissimi uc- celli. Fra le asclepiadee è singolare una che dalla base dei più grossi alberi, andando fino alla cima, li abbraccia e li rinveste per modo da formar loro quasi una seconda corteccia.
Fino a questa zona, o poco più in basso, nella stagione del karif discendono varie di quelle specie di uccelli proprie ai piani superiori dell’equatore, come il Macrodypterya longipennis, il Merops Bullock, V Oriolus auratus, una o due specie Platysteira, il Chizaerhis zonura, e varie altre. Il Francolinus Riippellii vi è molto comune; non parlo poi della Numida ptilorhyncha sparsa in copia grandissi- ma, e quasi prodigiosa in tutto il Said.
Durante questa mia dimora presso i fratelli Poncet, fa- cemmo una escursione al Fazoglù, la quale non s° ebbe esito fortunato; imperciocchè arrivati sul luogo dovemmo arrestarci nel villaggio di Famaka, ultima frontiera del governo Egiziano.
Il fiume Azzurro, che in quel punto si apre il varco fra i macigni granitici della montagna per correre alla sotto- posta valle nella direzione di sud-est, divide questo posto militare (mal guardato da pochi miserabili soldati di linea) dai Barta, e dai Gumos feroci abitatori di essa.
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Malgrado il pericolo di venire attaccati da’ que’ mon- tanari, confidenti nelle nostre armi, noi avremmo tentato di ascendere quelle balze ricoperte di una vegetazione tro- picale, se non ci fosse stato impedito dal comandante del posto, il quale per istruzioni avute dal suo governo, non permetteva ai viaggiatori europei di proseguire più oltre (!).
Da questo punto a Rosseres corrono circa sessanta mi- glia geografiche, le quali noi nel retrocedere percorremmo nello spazio di poco oltre ventiquattro ore. Questo produsse di dovervi spendere una notte; durante la quale, smar- rita la via per ben tre volte nel folto della foresta, e per quel continuato strisciarsi contro le piante che fa- cevamo noi e il nostro bagaglio, scioltosi inavveduta- mente un sacco di pelle, perdetti, oltre molti altri oggetti, il mio album, ricco di più di cinquanta disegni, e quello che mi riuscì più penoso e più dannoso ad un tempo, delle osservazioni ornitologiche di otto mesi. I bravi fratelli Poncet fecero tutto il possibile perchè questi libri venissero ritrovati; ne demmo avviso ai capi dei villaggi, si promise danaro, sì spedirono uomini, ma inutilmente; dovetti con gran dolore sobbarcarmi alla perdita.
Il 22 aprile congedatomi dai miei ospiti in Wod-Savuni, residenza di uno Scek della tribù degli Abrof, seguito dal mio servo mossi alla volta del Sennaar.
Trattenutomi qualche giorno in detta città, e fatte delle escursioni per entro le terre dei Fungi, il 10 maggio presi la via di Karthum.
Ora, avendo acquistato il giorno innanzi la partenza dal Sennaar due leoncelli vivi, maschio e femmina, questa lungo il cammino andò per un momento che non mi traesse in grave pericolo ; perchè costretti a tenerci nelle vicinanze
(41) Ai soli Gjaalin, specie di mercanti arabi, è dato di penetrare fra quelle popolazioni. Portano loro tele in cotone di Dongola, e ne ricevono in cambio della polvere d’oro, qualche arme, e del zabàt.
XVI
del fiume, fra le cui spesse verdure in quella latitudine i . leoni sono frequentissimi, la piccola femmina col gridare continuo che faceva, ci. chiamò sulla strada una vecchia leonessa, che dapprima comparve e sparì come lampo alla coda della nostra caravana, e poi ad un tratto ci venne di fronte. Fortunatamente questo suo coraggio ritornò a nostra salvezza, perchè i cameli vedutosi improvvisamente d’ in- nanzi il feroce animale, presi dalla paura si raggrupparono assieme, e urtandosi lun l’altro si disfecero di tutto il bagaglio che avevono indosso. Il romore prodotto da essi, e quello delle nostre armi, obbligò la belva a indietreg- giare, e a riprendere la foresta. Per evitare nuovi pericoli feci uccidere la esordiente feroce leoncella, ed accendere sul luogo dei grandi e molti fuochi, onde potere bivaccare con sicurezza durante la notte.
Sei giorni appresso entrava in Karthum colle mie colle- zioni e colle spoglie del leoncello, che preso da tristez- za sì lasciò morire d’inedia, dopo la perdita della sua compagna.
Il terzo viaggio all’ovest, in compagnia del chiarissimo geografo ed illustre patriota francese signor Guglielmo Lejean, uno dei membri più attivi della Società geogra- fica di Parigi, venne compiuto entro i mesi di agosto, set- tembre ed ottobre del 1860, dopo una gita che in luglio si era fatta assieme sul fiume Bianco fino a Maden (!). Esso si estese per entro le steppe e le foreste gommifere del Kordofan, dalla latitudine di Karthum nella direzione di sud-est, di circa tre gradi, ed altrettanto in longitudine;
(1) Prima di giungere a Maden, e precisamente in Woad-Scellai, dall’arrivo di una barca con a bordo sette fanciulli negri rubati ai Bari della montagna, avemmo ampia prova del come alcuni mercanti Europei danno opera all'in- fame tratta di questi infelici. L’ onesto console d’Austria il signor Natterer, che di quel sopruso, ed altri consimili, volle fare reclamo alle autorità in Cairo, venne trattato come pazzo, e tutti i suoi ricorsi seppelliti nell’ oblio. Questo accadeva nell’anno di giustizia, di civiltà, e di vera luce 1860.
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quando si ammetta che Gebel Abu-Senun, punto più lon- tano toccato danoi, rimanga a 27,15 longit. 12,40 latitud.; mentre nel riscendere in basso nella direzione di nord-ovest internati nelle montagne dei Harasa (1) mantenemmo quasi lo stesso parallelo di Karthum, dal quale non ci trovammo discosti in longitudine che di soli due gradi.
Accennati così gli estremi confini di questo nostro viag- gio, intorno ad esso riportandomi a quel tanto che ele- gantemente scrisse l’amico Lejean in una sua pubblica- zione (2), non farò che aggiungere qualche cenno sulle località percorse da noi, e sulle cose avvenuteci.
Il mattino del 7 agosto partimmo da Oumdurman gruppo di casipole sulla riva sinistra del fiume Bianco all’ ovest della città di Karthum. Lejean e me montammo due umili somieri, e il nostro dragomanno e i nostri tre servi s’ac- comodarono alla meglio sopra i cameli destinati tanto a loro che al bagaglio. Per quattro giorni continuati, se- guimmo le monotone sponde del fiume fino a Sciad-Scibu, e di là girando un lato delle piccole montagne d’Aulì, raggiungemmo Abu-gherat, ove preparai un bel maschio della Sarkidiornis africana uccisa entro certi stagni che pre- cedono il villaggio. Da questo punto, girando all’ovest, e la- sciando sulla nostra dritta le montagnuole di Dervisch, Dejus e Alab e traversando un paese incolto, e percorso soltanto
(4) Il nome di questa montagna, che in talune carte trovasi scritto colle va- rianti di Gebel-Haraza-Haraso, ed Harara, suoni differenti dello stesso vocabolo resi dai varii geografi secondo la natura della propria lingua, mi porge occa- sione di chiarire un dubbio emesso entro il presente catalogo intorno la specie Tinnunculus rupicolus.
Dirò dunque che gli esemplari di questo falchetto osservati da me in G. Harasa non appartengono al T. rapicolus degli autori, ma sì al 7. alopex dì Heuglin ; e son ben lieto di giungere in tempo a fare io stesso questa rettificazione, in seguito della conoscenza avuta di essa specie col mezzo del Giornale Ornitologico di Sclater, che il cortese amico dott. Salvadori mi favoriva. Vedi Ibis N. 9, febbrajo 1864, p. 69, T. III.
(2) Voyage au Kordofan par M. G. Lejean - Ved. Le tour du monde 1863 prem. sem., p. 27.
HI
XVIII dai nomadi Kababisch e dalle loro numerose mandrie di cameli, il 16 si giunse in El-koui piccolo villaggio situa- to all'ingresso della zona coltivata e popolata del Kor- dofan. Trovatolo deserto passammo in Abu-sciok, e in se- guito in Feradsciaba, Chursi, Ghez-badid situato in mezzo l'apertura delle due montagne Gebel Kordofan alla sinistra, Gebel Korbase alla dritta, per la quale attraverso un ter- terreno prativo e ingombro dalle acque provenienti dallo scolo di quelle montagne, in due ore di strada si arrivò in Lobeida. Noto questa specie di terreni impaludati come ric- chissimi di molti uccelli notatori, e particolarmente di anatre.
La città di Lobeida capitale del Kordofan conta circa 25 mila abitanti, accozzaglia singolare di popolazioni l’une dif- ferenti dall’altre; essa presenta diversi gruppi disordinati di miserabili case di fango in forma quadrata, e di tukul o capanne rotonde con una sola apertura che fa da ingresso, e con copertura a cono sormontato da un’asta, a cui sono infi- late una o più ova di struzzo (!). Queste abitazioni sono più o meno attorniate da fosse entro le quali ristagnano delle acque putride per le molte materie vegetabili ed animali ehe vi marciscono. Una quantità di orti rivestiti di piante di tutte specie, di foltissime siepi e di viottoli che vi ri- girano in mezzo, rendono sempre più malsano e difficile a praticare questa specie di laberinto, il quale per sopras- sello è traversato da un torrente che si gonfia enorme- mente durante le pioggie, e che traripando invade una parte della città, separandone il mercato.
Le febbri le più micidiali vi regnano tutto l’anno, di
(4) Questa usanza, frequentissima in tutto il Kordofan, e che si rincontra anche in qualche parte del Sennaar e del fiume Bianco, dà la misura del nu- mero grande di questi uccelli che vivono entro le sue lande. Al mercato di Lobeida tutti i giorni vi sono a vendere delle uova e delle penne di struzzo camelo , il prezzo delle prime non oltrepassa che ben raramente le tre piastre egiziane, mentre quello delle seconde varia moltissimo secondo il loro differente colore, la freschezza e pieghevolezza delle loro barbe, e le parti del corpo che ricoprivano.
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maniera che, dopo pochi giorni di permanenza, l’ amico Lejean ed il dragomanno Carletto Evangelisti ne furono presi.
Per dissiparle il 28 di agosto risolvemmo di toglierci da quella sepoltura d’uomini morienti, dirigendoci verso Habu- Haras villaggio al sud-ovest di Lobeida a trenta miglia geo- grafiche di distanza. Le campagne che traversammo erano tutte verdeggianti di piante di Zea mays, Olchus dura, e di Penissetum spicatum conosciuto dai paesani del luogo sotto il nome di dokn, principale loro nutrimento, e della cui farina cavano l’ebrek, sorta di pane sottilissimo, l’asìda polenta di farina e latte nutriente e gustosa molto; ed in- fine dalla semenza, germogliata e posta a fermentare, la famosa loro bevanda il bulbul. — A sette miglia di distanza da Abu-Haras, s'incontra il magnifico Kor che ne porta il nome. Il terreno grasso e melmoso che lo fiancheggia dà vita ad una così ricca vegetazione di alberi colossali di arbusti e di piante rampicanti, che penetrandovi entro sembra piuttosto di percorrere una foresta tropicale che non una ristretta oasis d’ una landa del Kordofan. Alla vi- vacità delle tinte di alcuni fiori che si veggono sbucciare in mezzo alle folte verdure diresti essere questo il bosco della Sacondola, rinomato ne’ libri sanscriti. Fra tanta varietà di fiori, due a tinta rosso-scarlatto appartenenti l’uno ad una liliacea e l’altro ad una leguminacea, fanno mirabile contrasto coll’ Euplectes ignicolor uccelletto tanto comune in quella località e che Lejean, riunendo due nomi di specie differentissime chiamava /gnicolor senegalensis. Vi osservai dei Lamprotornini, delle Timaline, molti Plo- ceini coi loro nidi spenzolanti, e poi lo Scotornis climacurus che evvi comunissimo, ed il Francolinus Riippellii, il quale in questo solo luogo l’ho veduto in sulla sera montare gli alberi per chiamare la sua femmina.
Dal villaggietto di Abu-Haras, dove per qualche gior- no fummo arrestati dalle dirotte pioggie che terminarono col gittarci a terra la casa, partimmo il 7 settembre diri-
XX
gendoci verso Gebel Moraka, montagnuola da cui trag- gono le pietre da macinare, e che lasciammo alla nostra sinistra, per ripiegarci al nord, verso la montagna di Abu- Senun. Incontrammo per via una gran quantità di Antilo- pi, fra le quali potei distinguere perfettamente l'A. dorcas, e l'A. leucorix, e VA. medoqua. Arrivati al detto monte lo ascendemmo, e da una delle sue sommità, la minore, che la più alta per essere tagliata a picco non potemmo raggiungere, ci si presentarono a levante le grandi linee del vietatoci regno di Darfur (!. Una immensa pianura sottostava al nostro sguardo popolata da giganteschi baobab, in mezzo ai quali sorgevano dei massi isolati, molto simili a fram- menti di castella feudali. Volavano a grande altezza sopra la nostra testa una quantità di uccelli da preda, ed un corvo, che giudicai dal suo grido, molto differente da quello dei suoi congeneri, essere il C. affinis di Riippell.
All’indomani, dopo grave contesa coi nostri camelieri che rifiutarono di condurci in Audun, dicendoci che era stato loro vietato di andare colà, ci fu forza rivolgere nuovamente i passi a Lobeida, passando per i villaggi di Kerbab e Tobelleben, e disegnando a questo modo quasi un triangolo isoscele.
Assediati dalle dirotte piogge entro questo paese pesti- fero, in epoca in cui la metà della popolazione era amma- lata di febbri nervose, finalmente il giorno 22 settembre ci venne fatto d’uscirne coi nostri uomini e col nostro ba- gaglio. Il mio servo Mohamet si trasse dietro tre scimmie rosse affricane, Cercopithecus ruber, che lungo la via ci furono causa di molte molestie, fra le quali la più forte quella della perdita di tutti i nostri liquori contenuti entro
(4) Il Wokil della Mudiria di Lobeida, temendo che Lejean ed io volessimo tentare di penetrare nel Darfur, per togliercì i mezzi necessarii, esigette che prima di partire per Abu-haras, si depositassero in sue mani i danari e gli oggetti di valore che avevamo con noi.
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una cassa che venne gittata a terra e messa in pezzi da un camelo spaventato, e fuggiasco.
Nel volgere le spalle a Lobeida piegammo al nord-est tenendo la via di Ghéz-badid, Kursi, Tendar, Addè, terre alternate da campi coltivati, da foreste gommifere e da spazi ben grandi di sabbioni rossi, sopra i quali cresce spontanea ed abbondantissima una pastecca bianca di sa- pore non disgradevole.
Dal villaggio di Addè fino a Gebel Harasa, ove arri- vammo il 30 del mese, la via percorre lande monotone sparse quà e colà di montagnuole, lungo le quali s’ incon- trano i villaggi di Garnaja, quello di Kaimar in prossimità di un torrente d'acque lattiginose cariche di sostanze mi- nerali; e prima d’esso Gussat e Serrane.
Tutte queste lande deserte molto, non sono rivestite che da pochi arbusti spinosissimi, e da certi fieni conosciuti sotto il nome di Askanite (1).
La presenza di queste piante rende impossibile la caccia, la quale sarebbe abbondantissima perchè oltre le antilopi che vi sono in gran copia havvi frequenza di otarde, fra le cui specie potei osservare la Houbara Nuba, la H. un- dulata, e la Choriotis Arabs; anzi di questa ultima avendo ucciso un maschio ed una femmina, trovai entro il loro gozzo una quantità di detti Askanite. E fu pure in questo viaggio che vidi per la prima ed unica volta il Gypo-
(4) Per Askanîte, o Azkanîti voglionsi intendere certi ricettocoli spinosi di se- menze di fieni, o di altre piante che hanno rapporto colle nostre lappole, i quali al menomo urto sì lasciano andare dai peduncoli che li sorreggono, e visi at- taccano alle vestimenta per modo che è impossibile di torseli di dosso. Essi, oltre a cagionarvi un fastidio grandissimo colle loro punture, v?,impediscono di camminare quando attorno le gambe ve se ne accumulano delle grandi masse. Nel Sennaar poi, vi hanno delle regioni prative coperte da una semenza durissima triangolare, specie di tribolo, che schiacciato inavvertentemente col piede, vi fora le suole delle scarpe.
Per evitare le terre ove allignano queste piante molte volte convien fare delle lunghissime giravolte; nè dirò al di là del vero assicurando, che il grido di Askaniîte mandato da un Arabo, è un grido di sconforto per un’intera caravana.
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geranus serpentarius, il quale scorgendoci da lungi si levò al volo con un rettile stretto fra gli artigli; il quale sup- posi essere il Cerastes @gyptiacus, vipera velenosissima, tanto comune in quelle contrade, da impedire a’ nostri ca- melieri di camminare la notte.
Il viaggio di Gebel-Arasa sostenuto da noi con immense fatiche e senza alcun profitto, fu la causa di un seguito di disgrazie che ci accompagnarono lungo tutto il nostro ritorno.
Lejean fu preso nuovamente dalle febbri, e da una ma- lattia che gli cagionava delle stranissime allucinazioni (1). Il giovine dragomanno Carletto e il mio servo Mohamet ancor essi furono per la seconda volta assaliti dalle intermittenti, ed al cacciatore barberino Abdallah, lo colsero così forti emorragie di sangue dal naso che ne fu per morire. Il malessere, lo scoraggiamento universale erano penetrati nella piccola comitiva, la quale avrebbe corso pericolo di perdersi, se io non avessi adoperato di tutta la energia per salvarla: impercioechè non erano solo le malattie che mi facevano sgomento, ma la natura pessima delle popolazioni Nube entro cui viaggiavamo, la condotta equivoca dei nostri camelieri, e quella particolarmente del loro kaber. Avuto sentore della mala fede di costui, lo feci avvertire per mezzo del dragomanno con severe parole; animai i servi dicendo loro che adoperandosi con energia in pochi giorni ci saremmo tratti fuori da qualunque imbarazzo, e per incutere al kadir, nel momento della partenza, volli che tutti i nostri caricassero a palla le loro armi. Provveduto all’acqua ed ai viveri, il 4 ottobre partimmo per Melebi- du. Nelle prime ore del nostro cammino costeggiammo la montagna nella direzione di est, e poi traversando un lembo
(1) « Je fallis mourir, dice esso Autore, et je fus victime de ragle, cette ma- ladie bizarre qui n’est que trop réelle et que je me garderai bien de souhaiter a ceux qui en contesten l’existence. Op. cit. p. 32.
Vedi su questo soggetto quanto ne scrive il conte d’ Escayrac nella sua opera Le desert et le Soudan, p. 52.
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della medesima volgemmo al sud-sud-est prendendo la via di Beilah, e di Gebra situata quasi alle rive di un grande stagno, e preceduta da una magnifica foresta. Di là percor- rendo la bella oasis di Om-Ganatir, e lasciando alla nostra sinistra il Monte Semin, risalimmo sempre nella stessa di- rezione fin quasi a Sciadschibu, luogo di passaggio toccato da noi nell’ andata a Lobeida. Da quel punto volgemmo bruscamente al nord, disegnando come disse benissimo Le- jean nella storia di questo viaggio, una N posata orizzontal- mente. Nei giorni 8, 9, 10 trascorsi senza incontrare villag- gi, traversammo il territorio degli Assanieh, nomadi pastori che trovammo attendati in varii punti. Ci dettero essi ospitalità, e ci fornirono di latte in gran copia. Questa Tribù ripara le sue masserizie con stuoje di palma a più doppi disposte a modo di tenda, la cui parete interna di fronte all'ingresso è coperta da una tela di grosso tessuto a fondo nero, tutta ricamata con conterie di Venezia a vari colori, e con wode cioè a dire con quella piccola con- chiglia che porta il nome di Cyprea moneta. Questi me- desimi ornamenti, rivestono certe fasce larghe tre dita rad- doppiate e incrociate fra loro, e che appese al soffitto sono destinate a sorreggere in aria i vasi del latte, delle merissa, e tutt'altro. Entro una di queste tende preparai un magni- fico Helotarsus ecaudatus. Uccideva questo volatile sulla cima di un grosso albero al primo apparire del sole sull’oriz- zonte, nel momento che egli attendeva a nettarsi le penne col becco, e che intento a questo suo lavoro non curò me che lo avvicinava a cavallo del mio asinello. Il giorno 12 ottobre rivedemmo le acque del fiume Bianco, e il 13 rientrammo in Karthum.
Il quarto ed ultimo viaggio, che si protrasse dal dicem- bre 1860 al giugno 1861, ebbe luogo sul fiume Bianco fino al grado 9 di latitudine circa; ossia fino al punto in cui detto fiume, dopo aver ricevuto all’ est le acque del Sobat e più in alto quelle del Zeraf, voltando bruscamente all’ ovest, e poi di nuovo al sud, prende il nome arabo di Bahr-el-gebel
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o Fiume della montagna ‘. Da questo punto entrato dentro il lago No, che il Bahr-el-gebel lambisce dal lato est, e traversate quelle limpide acque con maggior fortuna di quello facessero i tre Centurioni spediti da Nerone, il mio Reys fece imboccare la nostra barca nel Gazal, o come lo chiamò Brun-Rollet il fiume Nam-Aith; il quale corre per circa due gradi nella variata direzione di sud sud-ovest in mezzo a terreni paludosi e ricchissimi d’erbe, prendendo aspetto, ora di canale, ora di vasto lago, ora di piccoli irregolari bacini che gli uni agli altri succedono, vestiti di tutte specie di piante palustri, e assiepati dal magnifico arbusto che Kotchy nominava Aedemone mirabilis ‘2.
(1) Questo nome di Bahr-el-gebel, o Fiume della montagna, che comprende il Kyr di Poncè e più in alto il Ciufiri di Bertrame, nome ripetutomi da una gran quantità di arabi e barberini cacciatori d’elefanti, e da tutti i Reys che coman- dano le barche che fanno annualmente la navigazione del fiume Bianco, mi dà una nuova prova che, secondo gli Arabi, il Nilo non è chiamato con questo voca- bolo, che da Karthum in basso. Difatti in questo punto di eongiunzione, il fiume che viene dall’ est ha il nome di di Bahr-el-azer, fiume Azzurro; quello che viene dal sud, Bahr-el-abiad , 0 fiume Bianco, appellativo che conserva fino al suo egresso dal lago Nò; mentre da quello in alto vien chiamato, come dicemmo, Bahr-el-gebel. I due fiumi principali che mettono sul Bianco nella direzione dell’est, il più vicino all’equatore è il Bahr-el-zeraf, o fiume della Giraffa, quello più basso Bahr-el-sobat, o Makhada. Finalmente quello che imbocca sul lago Nò all’ovest, e che poi in alto risalendo verso il sud prende nome di Bahr-el-Djur, nel corso inferiore, cioè dàl Kyt al detto lago (dove prima di giungervi riceve le acque del Bahr-el.Baggara-Komur, o fiume dei Baggara rossi), vien chiamato Bahr-el-Gazal, o fiume della gazella.
Ora tutti questi differenti corsi di fiumi fra i quali comprendo i due che si scaricano nell’Azzurro, al disopra il 15 e 30 parallelo, il Bahr Rahad, e il Bahr Dinder, riuniti in una sola mappa d’acqua in Karthum formano il vero, l’unico, l’antico ed il recente Nilo, il Bahr-el-Nil degli Arabi.
(2) Il signor Lejean in un suo rapporto sul fiume Gazal molto propria- mente chiama questa regione lac ambadja, che noi Italiani per aecomodarci al suono della parola araba dovremo pronunziare lago ambadg. Essa è una pian- ta lesuminacea a fior giallo, a foglia minuta che assomiglia a quella delle acacie, a legno bianco leggerissimo, il cui fusto ingrossa fino a 20 cent. di diametro, e si spinge in alto fino a 5 o 6 metri, restando immerso nell’acqua un metro circa. I laghi popolati da queste piante, che crescono a piccola distanza le une dall’altre, escludono la presenza degli Ipopotami e quella dei cocodrilli tanto frequenti nel fiume Bianco, nel lago No, e anche nel primo tratto del
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Ingolfati entro queste foreste aquatiche, che ci facevano volta sopra la testa, e che dovevamo aprirci d’innanzi a furia di colpi di scure, costretti con corde, uncini e pali a far progredire la barca, dopo sforzi inauditi perdurati per tre giorni di seguito onde mantenerci entro il canale il Gazal, riuscimmo il quarto dì ad entrare nel lago Kyt, piccolissimo porto naturale conosciuto dai mercanti d’avorio, sotto il nome di Meschra Ali-Amuri.
Preso terra in quel punto, che vuolsi considerare allo 8 circa di latitudine e 25, 30 di longitudine, visitai per tre giorni tutti i terreni circonvicini, estendendomi fino all'imboccatura del fiume Djur, dove vidi per la prima volta un Baleniceps rex, che non potei uccidere; ancora in- contrai » fra le erbe una Coturnix crucigera d’ Heuglin che perdetti in acqua. Il quarto giorno, profittando di un mulo mandatomi incontro dal sig. Vayssiere, col mezzo di due suoi uomini e di alcuni negri della Tribù dei Genghè, che si caricarono dei miei effetti, lasciando definitivamente la barca, mi diressi verso sud sud-ovest attraverso una palude nello interno del paese dove, dopo molte ore di cammino, il giorno seguente, arrivando in Lao, strinsi la mano all'ospite che mi attendeva. Fatto un’ alto di cinque giorni, nei succes- sivi passammo in Tek, e poi in Rek, e finalmente in Nguri villaggio al nord della Tribù dei Djur circa il 6 parallelo.
In una mia lettera al prof. Negri, resa di pubblico di- ritto nel Giornale di geografia del sig. dott. Petermann, (!)
Gazal rimontando. Sarebbe anche difficile il dire quali specie particolari di uccelli abitano lo interno di queste impraticabili foreste; io non vi ho veduto frequente che qualche Phalacrocorax, e ciò secondo me, per 1° abitudine che hanno questi volatili di alternare il tempo ora pescando, ora riposando sugli alberi. È incredibile la quantità di mignatte che sono entro questi bacini: come pure sono favolose le miriadi di zanzare destinate a mordere con punture acerbissime le disgra- ziate genti che passano per queste paludi.
(1) Fascicolo supplementare N. 10, Petermann e Hossenstein, Affrica interna, fogli 5, 7, 9. 45 dicembre 4862.
Vedi ancora «Rapporto dell’ abate Dinomé inserito entro i Nouvelles Annales des Voyages de la Geéografie, » etc. M. V. A. Malte-Brun, marzo 1864.
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trovandosi da me descritto questo paese, non istarò quì a dirne al di là di quello che sopporta la natura di una semplice prefazione; ma solo, per maggiore chiarezza dei fatti, che si troveranno qua e là narrati nel presente catalogo, dirò che questa regione che gli Arabi chia- mano Isola momul, e che io, dalla quantità immensa di alberi di Bassia buthyracea che la popolano, chiamerò la regione del butirro vegetabile, è una delle più interes- santi che possa mai presentarsi ad un ornitologo. Si- tuata quasi alla stessa latitudine di Gaba-sciambyl (terra sulla sinistra del fiume della Montagna, ricca di tutte spe- cie volatili e molto frequentata dal Baleniceps) è direi quasi la porta d’ingresso al passaggio di tutti quegli uc- celli che dagli alti piani dell'equatore, cacciati dalle pioggie violenti, discendono in regioni più basse. Essa oltre avere comune colla parte superiore del fiume Azzurro molte spe- cie di volatili, come a mo’ d’esempio lo Helotarsus ecauda- tus, il Bubo lacteus, il Macrodypteryx longipennis, alcuni Meropi, certe Nectarinie, talune Muscipete, il Bucorvus Abissinicus, la Columba qguinea, la Ciconia ephippyorhyn- cha ecc., ve ne ha delle proprie come la mia Elminia Te- resita, la Nectarinia longuemari, l'Habropyga rara e molte altre. Ne ha di quelle appartenenti all’Affrica sud, e che da quanto io sappia, non erano fin qui state trovate al nord dell'equatore; fra le altre potrei citare il Philetaerus lepidus di Smyt, del quale in maggio, retrocedendo verso il Gazal, trovai copia grande di nidi entro il territorio dei Rol verso il 7 grado.
Se la improvvisa partenza dell'amico Vayssiere, pel Meschra di Ali Amuri (4 aprile 1861) e la sua da me igno- rata morte, seguita entro la propria barca all’ imboccatura del Sobat, non mi avessero fatto trovare entro il paese dei Djur, sprovvisto del necessario, senza viveri, senza muni- zioni, privo affatto di conteria, che è la moneta del luogo, circondato da alcuni servi del defunto, infedeli e tumul- tuanti, ed inoltre minacciato dalle innondazioni, che in
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pochi giorni mi avrebbero separato dal Gazal, io avrei, cessate le piogge, proseguito il mio viaggio verso l’ equa- tore attraverso al paese dei Niam-Niam, ai quali era vici- nissimo. In quella vece nei primi giorni di maggio mi convenne ritorcere i passi in addietro e ridiscendere al lago Kyt, per profittare della partenza di una barca del mer- cante musulmano Kociuk-Ali, il quale da quel punto con molto avorio e con molti schiavi era in procinto di far vela per Karthum.
Dopo otto giorni di cammino, l’ultimo dei quali fu fatto da me a piedi e interamente nudo attraverso una palude, raggiunsi la barca che dirigevasi alla capitale del Sudan, dove discendemmo sul finire del giugno 1861.
Esaurito il principale argomento prefissomi, il quale con- sisteva nel far conoscere, con la maggior precisione e bre- vità possibile, le vie tenute da me in questo lungo viaggio, onde si potesse avere un'idea esatta delle località che si troveranno citate entro questo catalogo, non mi restano a dire che brevi parole sul metodo seguito nel classificare gli uccelli che ne fan parte, affinchè questa mia pubblica- zione non vada disgiunta da qualche utile risultamento.
Dirò dunque che in quanto al metodo di classificazione non ho creduto di attenermi strettamente ad alcuno. In molte cose, massime in fatto di nomenclatura, ho adottato quanto più poteva quella del Bonaparte; ma quando gli angusti limiti di un catalogo affatto parziale come questo, ove non sono registrati che i soli uccelli uccisi da me, non mi permettevano di seguirlo, allora, piuttosto che crearmi difficoltà che non avrei potuto superare, o lasciar vuoti che mi sarebbe stato impossibile di riempire, dietro la scorta di Riippell, di Hartlaub, di Heuglin, di Schlegel di Temminch e di moltissimi altri, ho preferito di fare un lavoro mio, semplice nel suo insieme e nelle sue parti, manco slegato che fosse possibile, e meglio corrispondente allo scopo prefissomi.
Otto ordini pertanto, cinquanta famiglie, ottantacinque
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sottofamiglie; cento ottantasette generi con le rispettive specie, ecco tutta la distribuzione metodica e numerativa dei volatili contenuti in questo catalogo.
Per il solo ordine 3.°, Passeres, causa la vastità grande del medesimo , e la svariata struttura degli esseri che lo compongono, ho creduto indispensabile di adottare il sistema delle Tribù, seguito da molti, dividendole in Fissirostres, Tenuirostres, Dentirostres, Conirostres.
Nel riprodurre la sinonimia vi ho messo la maggior cura possibile; quella assolutamente erronea ho escluso, alla dubbia ho fatto succedere un punto d’interrogazione; dimo- doche se in alcune sarò caduto in errore, (cosa d’ altronde probabile, causa la difficoltà delle materie) piuttosto che a negligenza, si addebiti a un modo mio imperfetto di giu- dicare.
La priorità del nome ho procurato di rispettare, ma quando ho trovato che il generico era passato a nome spe- cifico, 0 lo specifico innalzato a generico, con la particella ex interposta fra i nomi dei due autori ho cercato che s intendesse da quale primitiva sorgente l’autore della ri- forma avesse ritratto.
Le frasi specifiche tanto le mie che le altrui ho notato sempre; se non le ho poste in uso che per le specie nuove, o per quelle incerte, o non bastantemente conosciute, ciò debbesi attribuire alla natura di un catalogo parziale, al quale non ho preteso dare l’ estensione, e la fisonomia di un lavoro completo ornitologico: in quella vece ho preferito di estendermi sui costumi dei volatili raccolti, come la parte che poteva avere un maggiore interesse, essendo frutto di osservazioni fatte da me sopra individui viventi, e negli stessi luoghi da loro abitati.
Se intorno a questo argomento, come sopra ad alcuno altro, talvolta mi sono permesso di esporre liberamente l’ opinione mia, eziandio contraria al parere d’'uomini di grande autorità nella scienza, quando anche avessi errato, non mi si voglia attribuire a peccato di superbia, ma sì a
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quello spirito di verità che mi piace che regni in tutte le cose, e a quella avversione che ho avuto sempre di giu- rare în verbo magistri.
Esposte di questo modo, anche a costo di essere giudicato prolisso, tutte le notizie e tutte le osservazioni che mi par- vero necessarie alla piena intelligenza di questo lavoro mio, ora non mi resta che aggiungere due parole senza amarezza veruna in risposta ad un Deputato che traeva dalla mia collezione argomento a rimprovero contro il Mi- nistro della Pubblica Istruzione.
Io non dirò quanto l’Italia antica e quanto parecchie na- zioni moderne debbano a’ viaggiatori che per amor della scienza percorsero luoghi inesplorati, o pochissimi cono- sciuti. Dirò solamente che una collezione ornitologica quale è la mia costa sempre al raccoglitore fatiche, e disagi molti, dovunque sia fatta; ma che quando la si tenta in un paese insalubre come l’interno dell’Affrica, dove la natura, le cose, e gli uomini cospirano contro di voi, la non è opera da prendersi a gabbo, da mettersi in derisione, e a molti pos- sibile.
Mi si conceda di aggiungere essere questa la prima col- lezione che, fatta con un qualche intendimento scientifico, dalle regioni interne del fiume Bianco e del Gazal, per i sforzi di un Italiano sia giunta in Italia; e che finalmente venne condotta da un esule, solo, privo di bastevoli mezzi, il quale per amore di scienza e di libertà, pellegrinava per quelle lontanissime terre, cercando quello che aveva in- darno desiderato nel suo paese, pace dell’ anima, liberi moti, e modo di conoscere le leggi e le opere della natura.
Se ciò non bastasse non avrei che dirgli trahit sua quemque voluptas.
ORAZIO ANTINORI.
AVVERTENZA.
I numeri apposti subito dopo la sinonimia, corrispondono a quelli che gli esemplari, notati in questo Catalogo, portano appesi ai piedi entro un disco di cartoncino bianco.
L’ asterisco poi indica che la specie preceduta da esso segno, non fece parte di questa collezione.
ERRATA CORRIGE Pag. 7. lin. 14. Mokatau Mokatan n 8.» 20. bianchi bianche viali, ©» 8. cupolato copulato » id. » 36. Galticus Gallicus n 14. » ‘19. Biarimus biarmicus NOLI n 488 e del dei » id. » id. raccolte raccolti SIAE» 1. drachudactilus brachydactylus n (20 i 17. Savigy Savigny » id. » 32. verreauxt Verreauxi » 24. » 4. galilaens galilaeus » id. » 8. pagonio pogonio si 2.» 1. Cipselus Cypselus » Rido» 2. Cypselus Cypselo n 29. » 27. sud,e col quale sud, e nord sopra il 18 grd. e col quale » id. n id. confusa confuso » 31. n 14 Tardin Jardin n 33. n 11. mascillari macxillari » 37. » 31. Carruca Curruca » 40. n 2. leucapilla leucocapilla n 48. » 10. umerali omerali O 1. molti molte » 111. » 6. Gallinu laflavigastra Gallinula flavigastra NUMERI ERRATI O MANCANTI Pag. /19/#1lm'' 37. 431. 0490. ” PERI MI 163. — 169. CI RARO AT (ETA DI OI (manca) — 194. n 198, Gaio vid (id) — 506 ni ci ad 616 (id) — 34 n 94 n IIS 60. — 61 n dI 6 4 mas. — 1 mas n 838.0 n 2 43. — 49 » 44. n te 145. — 114 ” ION a OZ: BD. — 85. DARIAS in 9. (manca) — In coll. n, 17.
SUBCLASSIS I° — ALTRICES
ORDO I. — PSITTAGCI Familia IV. — Psittacida.
i. Psittacinae.
Psittacus cubicularius, Briss. Psittacus torquata, Ilass.
4 mas., A fem. In coll. n. 40, 44, 42, 43, 363.
Questi pappagalli eminentemente gregarii vivono in branchi nume- rosi, che arrivano perfino ad esser composti da cento a centocinquanta individui. Quando uno di questi branchi nelle ore del meriggio si viene a posare sul luogo ove siete attendato, conviene allontanarlo a colpi di schioppo, perchè non è possibile resistere all’acute grida che manda. Dal quattordicesimo grado in avanti verso l’ equatore è comunissimo , tanto nel Sennaar che nel Kordofan, come pure in tutte le varie regioni del fiume Bianco. Nel mese di maggio del 1861, discendendo questo fiume , una sera, di rimpetto le isole degli Scelluk , ne incontrai divisi in due branchi, l’ uno prossimo all’ altro, più di cinquecento; erano tutti posati in massa sulle cime delle folte erbe, bisbigliavano fortemente fra loro , e, mano mano che esso bisbiglio cresceva, si alzavano per gettarsi poco più in basso.
Nidifica molto più tardi del Meyer, mentre i giovani da nido li ho avuti sempre in settembre ed in ottobre. L’ abito dei vecchi raggiunge tutta la sua bellezza nel mese di agosto , nel quale v' hanno dei maschi la cui coda arriva fino a 9 pollici di lunghezza.
Gli individui facenti parte di questo catalogo , furono da me raccolti in Daberki e Rosseres nei mesi di agosto e settembre; e alcuni altri nel Kordofan sulla frontiera del fiume Bianco nel mese di maggio.
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Pionus Meyceri, Rwp.
A mas. juv., 2 foem. In coll. 92, 348, 352, 384.
Nella latitudine di Karthum non ho mai incontrato questo volatile, ma lungo i fiumi, e nelle località rivestite di grandi boschi, dall’ 1i grado in su verso l’ equatore, è piuttosto frequente, e più all’ est che all’ovest del fiume Bianco. Sono uccelli sospettosi, e al gridare di uno di loro, il piecolo branco composto di sei ad otto individui subitamente s’in- vola. Verso la fine di maggio mi fu portato qualche nidiaceo dai ra- gazzi Arabi della città di Sennaar.
Gli esemplari della collezione furono da me uccisi durante i mesi di marzo e aprile 1860, entro la grande foresta delle palme doum ( Cruci- fera thebaica), lungo il fiume Blù, di fronte a Rosseres.
ORDO II. —- ACCIPITRES
Familia TI. — Vulturidee. 2. Chatartina.
Neophron pileatus, By. Chatartes monachus, Temm. 4 mas. In coll. n. 88.
In tutta l’Affrica centrale nord, dalla Nubia risalendo verso l’ equa- tore, questo avvoltojo è comune, e vi sostituisce il N. perenopterus , il quale frequentissimo nel basso e medio Egitto, scomparisce mano mano che si procede più innanzi. Da ciò ne consegue che tu riscontri il N. pt- leatus nel Sennaar, nell’Abissinia, nel Kordofan e per entro le terre del fiume Bianco. Suole questo volatile tenersi vicino all’ abitato; la sera appollajare sugli alberi che circondano i villaggi, e durante il giorno passeggiare intrepido, e provvedersi di cibo attorno le capanne o le case, e perfino entro le zeride (1). Se viene ucciso un bove od altro animale esso vi assiste a piccola distanza , ed appena si sgombri dagli uomini il luogo del macello , esso vi corre a divorare il sangue aggru-
(1) Zeriba, voce araba esprimente un recinto di alberi spinosi coricati, e in- tralciati fra loro; come pure una semplice siepe di paglia, di canne, di legni spaccati e conficcati in terra l’uno a contatto dell’altro, coi quali sogliono tanto gli Arabi che i Negri guardare le loro abitazioni.
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mato e il resto delle ventraglie, che contende spesso ai corvi ed ai cani Lo aggirarsi che fa sopra luoghi deserti (d%ade) ingombri da fo- reste o da fieni, spesso è indizio ai Sudanesi di un qualche animale ferito, tantochè più volte mi è avvennto di vedermi abbandonare dalla mia guida, correr questa a grande distanza e raggiungermi portando seco il resto di una Gazella o di una Antilope. L’indole familiare di questo avvoltojo si rivela ancora dal rimanere che fa abitualmente nelle ore calde del giorno, sopra gli stessi alberi dove hanno il nido ed i piccoli, le Cicogne, le Ardee del Coromandel, e varie specie di coni- rostri. —
5. Vulturina.
Gyps Rippelli, Heugl. ex Natt. Vultur Riippelli, Natt. ex Sch. Gyps vulgaris ? Bonap. ex Savigny. Vultur Rolbii, Cretzschm. Gyps magnificus, Mitte. Vultur falvus Riippelli, ScWeg.
Vultur marmoratus, Bre, ju.
2 mas. In Coll. n. 89, 90.
Ho preferito di dare a questo avvoltojo il nome G. L'ippelli, valendomi dell'esempio di Natterer e Schlegel, per togliere il doppio nome di V. Kolbit applicato da Daudin allo Chasse-fient di Levaillant, e da Riippell alla specie che egli trovava in Abissinia e che figurava nel suo Atlante colla tav. 32. — Che lo Chasse-fient Levaill. non abbia nulla che fare coll’ avvoltojo di Riippell, oltre la deserizione e la figura del naturalista francese, lo provano ad evidenza certi caratteri propri a questa se- conda specie in tutte le età, e che non mai si riscontrano nell’ altra. Fra essi caratteri essenzialissimo è quello della tinta generale dell’ a- bito, Zavagna-scuro o lavagna-chiaro, color d’ ombra-scuro o color d’ ombra-chiaro, o veramente come dice Schlegel druno-nero più 0 meno intenso, e non mai fauve isabdelle, e volgente al caffè au lait, come si esprime Levaillant per la sua specie. L'altro carattere non meno notevole è quello di avere il V. Riippellii l'estremità delle penne di molte parti del corpo colorate di dianco-puro, o di bianco-isabellino. — Cretzschmar nel descrivere i diversi abiti di questa specie dà per caratteri del suo Avis hornotina : Iegio prolubi ed inter-scapuliù ex umbrino mnigricantes; plumis tegminum pectoris, abdominis, et brac- carum margine apicali albo-limbatis ; e dell’Avis juv. dice: Differt ab hornotino indumento pallide umbrino, inter-scapulio lurido, tegminibus pectore, abdomine et braccis, sordide isabellinis; e finalmente nel- l’ Avis adult. (del quale egli, contrariamente al parere dello stesso Riippel, sì sforza di farne lo Chasse-fient di Levaillant) non trova altra
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differenza che quella del colore del becco che dice nero, mentre nei più giovani sarebbe giallastro e giallastro-corneo. Ed è appunto da questa differenza dal giallo al nero del becco delle due specie, che emerge più chiaramente l’ errore di Cretzschmar, e di tutti quelli che lo hanno seguito. Bonaparte nel suo Conspectus assegna per carattere specifico al V. Kolbit Cretzschmar: rostro flavo, ed al V. Kolbii, Daud. ossia allo al Chasse-fient Levaill.: rostro nigro. Il dottor Heuglin nel suo cata- logo degli Uccelli del nord-est Aff., pubblicato nel 1856, dice che il Gyps Riippellii ha per caratteri costanti il becco giallo corneo nell’ età avan- zata, e un color scuro lavagna in tutte le penne del corpo, le quali sono disegnate all’ estremità in forma di scaglie chiare più o meno pronunziate. Schlegel nel suo stupendo lavoro che è in corso di pubblica- zione — Museum d'’ histoire naturelle des Pays-Bas — al suo V. ful- vus Riippelliù fissa per carattere costante il dec jdundtre, e al suo V. fulvus Kolbei il bec noiràtre dans les adultes, tirant au jaunàtre dans le jeune @ge. Finalmente lo stesso Heuglin in alcune comunica- zioni inserite nel Giornale ornitologico di Cabanis racconta, che nel luglio 1861 traversando egli I’ Abissinia, e precisamente lo Chan-Aèn, s' incontrò in circa dieci individui giovani del Gyps Liippellit, aventi le penne spruzzate di grigio, di bruno e di bianco ; la qual cosa quadra perfettamente col nome di V. marmoratus assegnato da Brehm al gio- vane di questa specie. Da tutte queste osservazioni, raccolte da ornito- logi chiarissimi, che concordano colle mie fatte sopra individui viventi, risulta, che il Gyps Rippellit è una specie particolare dell’ Affrica ehe non comparisce mai in Europa, e che non ha niente a fare eolla Chasse-fient di Levaillant: che le sue tinte generali essendo scuro-nere, o lavagna-scuro, e le sue penne terminate di bianco in tutte l’ età; queste tinte e questa forma colle quali sono disegnate, non rincon- trandosi in nessuna specie europea, fanno si che il V. Liippellit deb- basi separare da tutte loro; e probabilmente anche dal Gyps vulgaris Savig. malgrado che Bonaparte intesti il V. Xo/%i7 Cretzsch. con esso nome.
Gli individui da me riportati dal Sudan, combinando perfettamente colle frasi di Cretzsch., colla Tav. di Riipp. citate poc'anzi, e con quella di Chemi, che non fece che riprodurla, è superfluo che mi dilunghi a deseriverli. Essi furono uccisi da me nelle vicinanze del villaggio di Antub sul fiume Blù, il 16 settembre 1859, nell'atto che divoravano un asino sbranato dalle Jene durante la notte. — Protetto dalla foresta, potei osservare in quella circostanza il coraggio e la forza di questi ra- paci. Entrambi piombando dall’ alto con un fragore grandissimo mi pas- sarono sopra la testa gittandosi al di là del bosco dove io mi teneva nascosto a pochi passi del cadavere dell’ asino, il quale era già assalito da una diecina di piccoli avvoltoj. All’ arrivo dei nuovi venuti, che
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spalancando le immense ali, percuotendo la terra co’ piedi, sporgendo la testa in avanti e fischiando s’ inoltravano minacciosi, quelli che sta- vano sulla carogna, se ne allontanarono, presi da grande spavento. Ma non andò guari, che piombati dall’ alto tre altri grossi avvoltoj, frai quali un V. occipitalis e due V. auricolaris s' impegnò fra i nuovi ve- nuti, quelli che erano sul luogo, e gli altri che momentaneamente se n’ erano discostati, una zufta tanto singolare e furiosa, che ben pochi potranno dire di averne veduta una simile. Era un percuotersi senza posa, di becco, di piedi, di ali, tantochè vi fu un tempo, che attana- gliati lun l’altro e tutti in un gruppo si rotolavano a dritta e a sini- stra, secondo che la forza degli uni quella degli altri vinceva. La lotta declinava al suo termine, e i due nostri avvoltoj sarebbero rimasti vinci- tori, se io nel timore di perdere la ricca preda, non avessi diretto un colpo di grosso fucile laddove le teste erano più fitte, in modo che due di loro rimasero morti all’ istante, e quattro mortalmente feriti furono trovati nel seguito della giornata dal mio servo Mohamet che andò in cerca di loro con alcuni Arabi del villaggio. Da quell’ epoca in poi non ho incontrato questa specie di avvoltojo che nel Kordofan, ove non mi riuscì ucciderlo.
Gyps tenuirostris, 64. Vultur tenuirostris, Hodgson.
41 mas. juv. In Coll. N. 86.
Di mediana statura, riconoscibile principalmente dal suo becco per- fettamente nero e poco rigonfio in confronto della sua lunghezza, da cui il nome di V. tenwirostris datogli da Hodgson. — Testa piccola coperta di una peluria biancastra soltanto superiormente; lati del capo, guancie, mandibola inferiore, contorno dell’occhio, mento e collo, nudi; quest’ul- timo coperto di fascietti di piume biancastre: penne del collare corte, affilate, biancastre nel centro, fulvo-rossastre ne’ margini. Dorso, grop- pone, sopraccoda, piccole'e grandi copritrici delle ali colorate di scuro con qualche leggero riflesso violaceo, i bordi di quasi tutte le penne che coprono le dette parti, sono sfumati di rossastro. ll disotto del corpo è color fulvo scuro, lungo gli steli delle penne si osserva una tinta al- quanto più chiara. Timoniere e remiganti nere; piedi e becco egual- mente neri.
Dimensioni. Dalla punta del becco all'estremità della coda metri 1; dalla punta dell’omero all'estremità della remigante più lunga 0,56; coda 0,27, ‘/,; mandibola inferiore 0,6; altezza del becco 0,6; distanza dall’angolo della bocca a quello anteriore del becco 0,6, */,0003 intera curva del becco dall’ inserzione superiore alla punta 0,7, ‘/,; apertura delle narici 0,1, ‘/,003 1uughezza del tarso dal ginocchio al pollice 0,8, '/33 pollice fino all’inserzione dell'unghia 0,3, '/,; dito medio 0,9, */10003 dito interno 0,4, */,0063 interno 0,6.
(er)
I vecchi s'incontrano raramente, ma i giovani sono frequenti nelle terre del Sennaar, in quelle del Kordofan, e sopratutto per entro le foreste del fiume Bianco, e del Gazal. Preferisce di posarsi e di restare lungamente sopra i grandi alberi brulli di foglie, ed in ispecie sopra quelli di Baodbad ( Adansonia digitata). Si avvicina ai villaggi, e poco eura la presenza dell’ uomo; l’istinto di nutrirsi d’animali passati in putrefazione, fa si che le sue penne siano sempre piene di brutture, e fetenti. Un costume singolare di questo avvoltojo, costume che ha eomune col Phal. africanus, è quello di mettersi al sorgere del sole colle ali spalancate sopra la sommità di un albero per rasciugarsi più solle- citamente dall’ umidità della notte. In Rosseres sopra i grandi alberi di Adansonia ve ne ho osservati sovente fino 4 e 6 per volta.
*
Vultur oceipitalis, Buchi. Vultar culophus, Enrenb. Raro. Non ho incontrato che due sole volte questo magnifico avvol- tojo, riconoscibile dal suo collo corto, dalla sua testa grande, e ornato la nuca da un ciuffo di piume bianche lanose, dal becco e dalla cute rosea. Nel mese di maggio 1861 rimpetto le isole degli Scelluck sul fiume Bianco un mio servo ne uccise uno con una palla, la quale gli fracassò la testa per modo, che non mi fu possibile di prepararlo. Qualche volta si fa vedere anche sul fiume Azzurro.
* Valtur auricolaris, Dad. (1) Vultur imperialis, Temm. adult. (Vultur egypius, Temm. ju.) Vultur nubicus, H. Smil. Oto-
gyps auricularis, G. R. Gray.
Non è raro in Egitto, ove generalmente va confuso col V. cinereus. In Nubia, nel Kordofan, nel Sennaar è più frequente che entro le terre del fiume Bianco; in Abu-Karas grosso villaggio al sud-ovest di Lobeida in ot- tobre del 1860 ne incontrava un branco di più di venti, del quale ne uccisi
{I) Sotto il nome di V. auricularîs, Daud., Schlegel nel suo Museum d’histoir. natur. des Pays-Bas a pag.9 ( Vultures) riunisce sotto una sola specie il V. îm- perialis, Tem. (adult.) il V. Aegypîus, Tem. (juv.) il V. nubicus, Ham. Smitt., e l’ Otogyps auricularis G. R. Gray.; e fra gli altri caratteri co’ quali si piace distinguerla, vi è quello del collo nudo a pieghe più 0 meno pronunziate. Bo- naparte invece nel suo Conspectus riconosce per unico sinonimo del ;V. auricu- laris di Daud. l’Otogyps auricularis di Swain; a cui assegna per carattere unico plicis auricularibus, e considera come una specie separata il V. nubicus di H. Smith, dandole per sinonimi Je due specie di Temm. l’Imperialis e l’Aegypius ; e per carattere specifico ed unico plicis auricularibus mullis. Se i sinonimi citati dai due chiarissimi Autori debbono attribuirsi ad una specie unica o a due diffe-
fi un maschio colle pieghe cutanee del collo scolpitamente segnate; così pure un altro maschio ne uccisi in Gebel-Aidun montagna parimenti del Kordofan. I Nubiani lo mangiano; e dirò di più, che un indi- viduo ucciso da me nel deserto di Bajuda, e lasciato esposto al sole sulla sabbia ardente per molte ore in vicinanza di un pozzo, all'ombra dei cui alberi riposammo tutto il 27 giugno; in sulla sera richiestomi da una donna, lo vidi gittare sul fuoco con tutte le penne e le interiora, e quindi così brutto e fetente divorare da una turba di 7 o 8 Nubiani colà chiamati a banchetto da quella nuova arpia della favola.
Familia INI. - Gypetidoa.
4. Gipaetinee.
* Gyprtus barbatus, 6. Cuvier. Vultur barbatus, L. (1) Un magnifico maschio adulto di questo avvoltojo uccideva nel marzo
del 1859 nelle falde del Mokatau in una escursione al bosco pietrificato.
Per quanto l’osservassi attentamente prima di farne la spoglia, non seppi
renti, qui non è luogo di ricercare; quello che importa conoscere si è che en- trambi sono d’ accordo nel dire che il V. auricularis di Daud. ha le pieghe aî collo, o come l’altro dice, all’ orecchie, e che tutti due si riportano alla ta- vola 9 degli Uccelli d’ Affr. di Levaillant, ossia all’ Orécou di detto autore. Questo medesimo carattere viene posto innanzi da Degland nella diagnosi di questo avvoltojo, dicendo che le pieghe cutanee nei vecchi rimontano fino all’ orificio dell’ orecchio. Ora la incontestabile esistenza delle pieghe del collo nel V. auri- cularis, essendo il mezzo più sicuro, se non unico, (attesa la poca importanza degli altri caratteri assegnatigli dagli autori), di riconoscere essa specie dal V. cinereus , il quale ha il collo liscio privo di queste verrughe o ripieghe in tutte l’età, non tornerà indarno che io dica, che gli esemplari del V. auricularis veduti in Egitto, sono identici con quelli raccolti in Sardegna dal mio amico dottor Salva- dori e da me nella decorsa primavera di quest’ anno, — Io non so se in Sar- degna esista pure il vero V. cinereus, mentre 1)’ asserzione del Cara non può dare nessun valore alla cosa; e gli esemplari collocati da lui nel Museo Caglia- ritano sono così malmenati nella preparazione, che difficilmente si potrebbe stabilire a quali delle due specie appartengono; solo posso assicurare che gli individui freschi venutimi per le mani appartengono, per ragione di esse pieghe, al V. auricularis; e di più che le ova avute assieme con essi, tanto per la forma che per la colorazione sono ben altra cosa che quelli del V. cinereus. (41) Mi sembra che il Gipeto che Bonaparte ha chiamato Gypetus occidentalis, non discostandosi della specie europea che per la statura leggermente più piccola, e per le tinte un poco più vive, non si dovrebbe considerare, che come
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rinvenirvi nessuno di quei caratteri sopra i quali Keyserling e Blasius fondano il loro Gypatus meridionalis, e Brehm il suo G. nudipes che gli corrisponde. Il G. dardatus nidifica quasi ogni anno nel Mokatan nei punti i più elevati, e dove l’ arenosa friabile roccia di essa montagna è tagliata a picco, e così pure in altre parti dirupate della catena Ara- biea. Quanto più si risale la valle del Nilo, tanto diventa più raro; in modo che nell'interno Aff. N. non lo ho mai veduto. Questo fatto mi condurrebbe e credere che il G. meridionalis non appartenga che all’Af- frica australe, e che la specie che osservasi nelle coste del Mar Rosso non sia che la stessa di quella che s'incontra in Egitto, in tutta la Siria, ed Arabia petrea.
Familia TV. - Falconida.
5. Aquilinee.
‘Aquila heliaca, Suiy. Aquila imperialis, Bechst. Aquila mo- gilnik, Schleg. ex S. G. Gmelin.
Questa specie è molto comune in Egitto, e quantunque si trovi in Abissinia, e nel Sennaar, nel fiume Bianco non l’ho mai incontrata. I Be- duini dei contorni del Cairo l’uccidono sovente attendendola entro gli alti palmizi ove suole passare la notte. Un vecchio maschio a scapolari in- teramente bianchi mi fu venduto al Cairo nell'aprile del 1859, e prepa- rato fece parte della collezione spedita al signor Gonzenbach in Smirne.
Aquila nevioides, Ka. Falco rapax, Temm. Falco neevioi-
des et senegalus, Cu. Aquila albicans, Ripp. Variet. abys-
Galus, T )
sinica.
2 mas., A fom. In coll. n. 98, 58, 225.
Si distingue dall’ Aquila nevia per la sua statura più grande; per la mancanza delle fasce alari, e delle macchie in forma di goccia, sparse in molte parti dell’ abito degli adulti di essa specie. Le brache
una semplice varietà propria alla Sardegna, alle coste orientali dell’Anatolia, della Siria, e dell’ Egitto. Il clima secondo me, come accade a molti degli ani- mali comuni tanto al nord che al sud, ha modificato in questo rapace non solo la statura, e resi più vivi i colori, ma è riuscito a modificarne eziandio le abi- tudini. Tutti gli individui osservati da me per entro le sopra descritte regioni avevano costumi mitissimi, e di più, alcuni che ne ho tenuti vivi, si sono addo- mesticati colla massima facilità.
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della n@evioides sono sempre chiare, e prive di macchie. La tinta generale del suo corpo è fulvo-giallastra, volgente ora al rossastro, ora al grigio, secondo le differenti località che abita. Schlegel fa notare che il carattere più prominente, è quello di avere le narici assai spaziose, ed in forma d’elissi allungata; mentre la n@evia le ha ristrette e quasi orbiculari.
I suoi costumi sono molto selvaggi; malgrado ciò il mattino prima che sorga il sole non è difficile di ucciderla, per avere essa l’ abitudine di mettersi sulla punta dei grandi alberi, e restarvi immobile per molto tempo. Qualche volta si getta sopra i cadaveri; nel Kadaref, nel mese di dicembre del 1859, sorpresi una femmina che strappava le carni ad un pie- colo cammelo morto di fresco. È frequente nel Galabat e su tutta la fron- tiera dei monti Abissinici, da dove discende lungo i fiumi Rahat, Din- der, e Azzurro. Gli individui da me raccolti li uccideva, due nei con- torni di Doka, ed uno in Rosseres.
Aquila minuta, Brenh. Aquila pennata, Cu. Aquila morpho-
noides, Gould.
4 mas. In coll. n. 250.
La più piccola fra le Aquile abitatrici dell’Aff. cent. nord; essa ha la statura del . Zagopus col quale potrebbe confondersi. Io non posso assicurare entro quali confini sia ristretta in Affrica questa specie; quello che ho osservato si è, che è molto più frequente nel litorale e nel basso Egitto, di quello che lo sia risalendo in alto. Un bel maschio fu ucciso da me in marzo in vicinanza del lago di Manzali; l’altro che fa parte di questa collezione, lo catturai poco distante dalla città di Sennaar nel novembre del 1859.
Aquila Bonelli, Temm. Aquila nipalensis, Hodgs. Aquila fa-
sciata, Vieilt. Falco Bonelli, La Marm.
A mas. In coll. n. 443.
Rara nell’Affrica cent. nord, al disopra del tropico. In tutto l’ Egitto e nella Bassa Nubia è frequente. Al Cairo nel marzo del 1859 ne ho veduti due individui presso un tal signor Wilki presi al Fajum. Il giovane ma- schio qui notato, fu ucciso da me in Antub sul fiume Azzurro in settem- bre del 1859.
Helotarsus ecaudatus, Bonap. e Daud. Helotarsus typus,
Smith A mas. A foem. In coll. n. 234, 232.
Quest’ Aquila singolare per la brevità della coda, tinta in rosso can- nellino, per la forma lunga ed acuta delle ali, s'innalza mediante gran-
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dissimi giri, nelle regioni più elevate dell’aria, ove, per modo di espri- mermi, si adagia librata sulle ali per delle ore, quasi tavola sulla superficie d’un lago. Quanto più i raggi solari infuocan la terra, tanto più essa si eleva; ma a qualunque altezza essa sia voi la riconoscete fra mille, pel contrasto che fa la tinta bianca pura delle copritrici posteriori del sue ali, col nero profondo e lucido delle remiganti, e di tutto il disotto del corpo. Quando dall'alto si precipita in basso, piegando il corpo sur un fianco, con un ala si sostiene, e coll’altra a riprese fende verti- calmente gli strati aerei che le fanno contrasto. Questa manovra le dà apparenza come dice Levaillant d’avere un’ala rotta. Il sorprenderla entro le foreste è cosa ben difficile, a meno che non s’ abbia la fortuna d’ in- contrarla sull’albeggiare sopra qualche grosso albero, ove ha il costume d’attendere il sorgere del sole. Conviene tirarle sopra colla palla, perchè difficilmente rimane morta con un colpo di palline. La femmina uccisa in Madén lungo il fiume Bianco, aveva entro lo stomaco dei resti d’anitra molto riconoscibili; ed il maschio che uccideva nel Kordofan il 12 otto- bre del 1860, vi conservava pure qualche vestigia d’animale ucciso nella sera, ma completamente alterate. È magnifico il color rosso aranciato che tinge i piedi e la cera del becco tanto del maschio che della fem- mina. Alle località indicate da Heuglin come quelle che sono più fre- quentate da quest’ Aquila, aggiungerò i boschi delle terre dei Genché nell’interno del fiume Gazal, massime nelle vicinanze dei villaggi di Tek e di Rek, e i boschi dei Djur, sopratutto quelli entro cui scorre il tor- rente Momul (Kor momul).
Malisetus vocifer, Viel. Cuncuma, Hodgs. vocifer, Bonap.
2 mas. In coll. n. 165, 156.
Questa magnifica specie è comune lungo tutti i fiumi del Sudan dal 14. grd. in avanti verso l’equatore (1). Gli Arabi di Karthum la chiamano Faki, dall’imitare che fanno le sue tinte bianche e rosso-castagno vivace la tonaca di qualcuno de’ nostri frati. Il nome di vocifer le è venuto dal frequente gridare che fa, e ripetere alcune voci monosillabe che mal si renderebbero collo scritto. Non posso precisare se la femmina viva tutto l’anno collo stesso maschio, quantunque l’ abbia veduta accoppiata con esso moltò frequentemente; quello che ho veduto più di una volta si è, che quando la femmina va in amore molti si radunano vicino ad
(4) Sul Nilo al disotto di Karthum non l’ ho mai veduta, e ciò dico per confermare quanto saviamente riflette Degland a proposito del Falco wocifer Latha. conservato nel Museo di Majenza, che Schlegel dice essere stato ucciso in Grecia. Degl. Ornit. Eur. tav. 1, pag. 37.
il
essa, ascendono e discendono da un ramo all’ altro degli alberi più pros- simi, fischiano, contorcono stranamente la testa, a dritta e a sinistra, allungano il collo, ne erigono le penne quasi in segno di pavoneggiarsi con essa; ma quando alcun di loro le si avvicina di soverchio , presi da gelosia gli altri corrono sopra all’ audace ganimede, si abbaruffano tra loro, e si artigliano talmente da lasciarsi cadere attaccati assieme fin sopra il pelo delle acque, ove per ordinario hanno luogo queste contese amorose. Lungo il fiume Dinder vidi un giorno un maschio cupolato in aria colla femmina, ed attaccato con essa venire fino a terra. La copula fu brevissima ed in senso inverso di quella che Nordmann dice farsi dall'A. Heliaca. — Questo volatile non è punto diffidente, e al con- trario di quanto asserisce Levaillant, si lascia avvicinare quasi sempre a tiro di fucile. Sanato da qualche ferita, e tenuto vivo, si addimestica con molta facilità. Uno degli individui da me riportati poco mancò che non mi costasse la vita. — Esso mi cadde ferito entro un altissimo fieno, ove per caso meriggiava un intiera famiglia di Leoni. Ne fui avvertito dal ruggito terribile del maschio, che si mise in guardia al rumore delle mie peste, e dalle voci di due italiani, i fratelli Ponzé, dalla cui barca era disceso allora allora per raccorre l’ uccello. Durante la notte, in quello stesso punto, cioè sulla sponda sinistra del fiume Bleu incontro a Rosseres que’ Leoni, maschio, femmina e piccolo, avevano ucciso una vacca dei Baggara Arabi. — Sazi della vittima, che messa a brani tene- vano innanzi, la poltroneria potè in loro più che l'istinto di sangue, e mi dettero il tempo di ritirarmi.
Ciresetus gallicus, Bp. et Gm. Aquila brachydactyla, Mey. e
Wolf. Falco brachydactylus, Tem.
A fem. In coll. n. 493.
Fu ucciso da me in Rosseres nel febbrajo del 1860. Nel Kordofan, e sulle terre del fiume Bianco non l’ho mai veduto. All’est del Sennaar com- parisce raramente; forse vi arriva dalla costa Arabica, essendo che in Palestina io lo abbia ucciso più d’una volta. Quest’ esemplare di fem- mina adulta, non presenta alcuna differenza da un esemplare europeo.
Circetus fanereus, Rupp. Circetus cinereus, Vici. 4 fem. In coll. n. 466.
Di statura più forte, e di tarsi proporzionatamente più lunghi e più robusti del C. GaZiicus, ma il suo abito invece di essere bruno-grigiastro uniforme, è scuro-fuligginoso. Anche gli individui trovati da Heuglin in Kolla all’ ovest dell’ Abissinia diversificavano dalla descrizione che ne fa Ruppell in questo, che invece di avere le copritrici della coda rossastre, le avevano bianche-candide. — Fu ucciso da me in Doka nella direzione di Denab-el-kelp, in gennajo del 1860.
1) 6. Buteoninae,
Butco rufinus, Ru. Butaetus leucurus, Nam. Buteo ferox,
Thien. ex Gm.
A mas. In coll. n. 447.
Ucciso in Doka nel gennajo del 1860. Questo rapace si estende dalla Russia merid., in Turchia, in Grecia, nell’isola di Cipro, in Siria, e dalle coste del Mar Rosso penetra molto addentro nell’ Affrica centrale nord. In Karthum ne ho veduto un maschio impagliato assieme ad altri volatili provenienti dai Kig, tribù del fiume Bianco al 7 grado dell’e- quatore.
Butco Desertorum, Viel. Buteo capensis, Sch. Buteo
minor, Zeugl. 4 mas. In coll. n. 490.
Un solo individuo fu trovato ed ucciso da me in Gebel Aidun nel deserto Libico.
Polyornis rufipennis, Bp. er Strick. Polyornis pernopsis, Dubus. Polyornis pyrrhopterus, Sund. Buteo rufipennis, Strick.
Circus Miillerii, Heuglin.
3 mas. In coll. n- 446, 4A7, 476.
Due di questi individui provengono dal Kordofan, cioè dall’ istessa località citata qui sopra di Gebel Aidun, ove furono uccisi da me nel settembre del 1860; un altro proviene da Wadi-Medina sul fiume Blù. Si veggono in tutte quelle località che rivestite di molte verdure, e spesso irrigate dalle acque, sono propizie allo sviluppo degli insetti; come pure sopra gli alberi che fiancheggiano le grandi piantagioni di dura (04- chus dura), dove si fermano per dar caccia alle locuste. Sembra che at- tacchino frequente, le arvicole, e i topi campagnoli, poichè nel loro sto- maco ho osservato dei resti di questi piccoli quadrupedi.
7.Milvina.
*Milvus segyptius, G. R. Gray. Falco parasiticus, Latra. Falco 2egyptius, Forsk. Quantunque nel Conspectus di Bonaparte figurino come due specie separate l @egyptius e il parasiticus, con tutto ciò dietro l’ autorità di Schlegel e di molti altri, e in seguito delle mie particolari osser-
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vazioni fatte sopra un numero grandissimo d’ individui in Grecia, in Asia minore, in Siria, in Egitto, non posso che considerarle come com- ponenti un’ unica specie.
Dell’ audacia di questo volatile tutti più o meno ne parlano, ed io stesso oltre averlo veduto molte volte in Costantinopoli in mezzo ad una folla grandissima di gente portar via dei pesci ai venditori sul pubblico mercato, ho dovuto sperimentarne le prove in Affrica. Un giorno mentre seduto fuori della mia capanna mangiava in compagnia d’ un amico, un Francolino , nell’ atto di mettere alla bocca una coscia di detto uccello, da uno di questi nibbi mi venne strappata via dalla mano diritta, lascian- domi ferito leggermente il labbro superiore, e il dito indice.
Il grido abituale monotono di quest’'uccello, di tratto in tratto è in- terrotto da una specie di fischio che fa sentire tutte le volte che dall’alto gli vien fatto di vedere una cosa qualunque che venga gettata in terra, come sarebbe un pezzetto di carne, un osso, una buccia (purchè rossa) di un frutto, ecc. Per simili cause spesso si prendono a contesa due o tre di loro, ed avviene non raramente che mentre due si contendono, il terzo goda, afferrando esso l’ oggetto contrastato. Un preparatore con- viene che faccia attenzione, se per caso prepara qualche piccolo animale all'aperto, perchè non sarebbe difficile che se lo vedesse portar via sotto i suoi occhi.
È comune in tutta l’Aff. nord e da qualche viaggiatore poco cauto si confonde col Mz2vus niger, Bris. che vive pure in molte parti del N. Aff.
Gli esemplari raccolti in Egitto fecero parte della coll. spedita a Gonzenbach.
* Elanus melanopterus, Leah. Falco melanopterus Dand.
Elanus melanopterus et minor, Bonp. Elanus crsius, Savig.
Comune nel basso e medio Egitto, ove spesso mi riusciva nelle ore calde di scoprirlo entro il folto di quegli alberi che sogliono contornare i villaggi. Non so per quale fatalità non l’ ho trovato mai nell’ interno, quantunque si dica dagli ornitologi che si estenda dall’ Abissinia al Capo di Bona Speranza, al Senegal, ed alle coste di Barbaria.
8. Falconinee,
Falco peregrinoîdes, 7emm. Falco barbarus, Scheget ex Satvin Falco puniceus, Levail. Fils. In coll. n. 22.
I caratteri di questa specie dati da Bonaparte, nucha rufescente, subtus flavo rufescens, sono confermati da Schlegel, il quale dice che
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nel colorito si distingue, dal F°. lanarzus gre@cus per avere questo tutto il fondo delle sue tinte volgente fortemente al rosso, e la testa rossa; men- tre la sommità della testa del F. peregrinoides tende più o meno al nera- stro, la nucca è rossa, e il disotto del capo lavato di rosso in tutte l'età. Combinando essi caratteri con quelli del mio esemplare, gli applico il nome di F. peregrinoides, Tem. adottato anche da Heuglin nel suo catalogo.
Misure di essa specie date da Schlegel: ali 10 pollici e mezzo; coda da 4 pollici e mezzo a 5 e 3 linee. Fu ucciso da me in Dongola e fa parte della collezione. Un secondo, morto da me sopra un palmizio della bella isola di Fille sul Nilo in giugno del 1859, mi rimase con altri oggetti non facenti parte della collezione venduta al governo italiano.
Falco cervicalis, Lichtes Falco lanarius capensis, Schleg Mus.
des Pay Bas. pag. 16. Falco biarmicus, Temm.
Un magnifico maschio adul. fu ucciso da me nelle vicinanze di Cajfè- Sajat sul Nilo in aprile del 1359, e rimase presso di me come l’altro. In- contrasi anche in Nubia e nel Kordofan, ma meno frequente che in Egitto.
Falco cerviealis (bs).
4 juv. In Coll. n. 402.
A causa della sua giovane età differisce dall’individuo conservato nel Museo Torinese sotto il nome di Falco Biarimus Temm. per avere questo mio esemplare tutte le tinte più vive, le macchie del petto, dei fianchi e dell’adome più spesse e meglio disegnate. Fu ucciso da me in Lau villaggio della Tribù dei Genché al 7. lat. nord interiore del fiume Gazal nel dicembre del 1860.
Falco lanarius graecus, Scheg. Falco peregrinoides, Frits. Durante il mio soggiorno in Cairo nel marzo e aprile 1859, mi furono portati dai Beduini delle Piramidi, varj esemplari di questa specie, che preparati fecero parte di una collezione inviata in Smirne. Vidi anche due spoglie di questo rapace presso un tal Odeschalchi in Cairo, sotto il nome di F. horus Heuglin, nome appostovi da quel mercante per pura speculazione. È sparso per tutto l'Egitto, ed è uno dei falchi più comuni in quelle contrade, e particolarmente in quelle del Fajum.
Chiquera ruficollis, Bon. Falco ruficollis, Swins: Falco
ruficapillus, Paul: Prin: Wurtemb.
2 mas. In Coll. n. 24 273.
Si trova frequente nei mesi di marzo e aprile nei contorni di Rosse- res sul fiume Blù. Durante le ore calde della giornata si tiene nascosto entro le grandi foglie della Palma doum. — Il mattino e la sera lo vedi
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sovente sopra le più alte cime del Baobah (Adarsonia digitata) attento a far le sue caccie. Ho pure osservato essa specie nel Fazoglù e nel Sennaar; raramente discende a Karthum.
Hypotriorchis ardesiacus, Bp. ex Vicilt. Conspe. Falco con- color, Temm. tabul 330 sed non descriptio.
In Coll. N. 347.
A questa specie, confusa da molti autori col /°. corcofor di Temm. Bo- naparte innanzi altri rivendicò il nome datole da Vieillot, il quale esempio fu seguito dal chiarissimo Schlegel nella sua Rivista metodica critica della collezione degli uccelli del Museo di Storia Naturale dei Paesi Bassi. Esso dice che si distingue dal F. corcolor per le sue tinte tutte più chiare, per le sue ali più corte e più rotondate, e per le dacchette nere delle penne di tutto il corpo molto più pronunziate. Questo uccello fu ucciso da me nel Sennaar nel novembre del 1859. La specie posseduta dal museo torinese è il vero 7. concolor e sotto questo nome trovasi registrato.
Tinuneulus rupicolus, Bp. er Daud. Falco rupicola,
Daud. F. capensis, Shaw. A mas. In Coll. N. 34A.
Il colore uniforme di questo rapace è rosso ferruginoso, ma ciascuna penna è segnata da una ristretta macchia nera lungo lo stelo, la quale si dilata all’apice in forma di spatola, sulle penne dorsali e sulle scapo- lari. Le grandi e le medie remiganti sono bruno-nere superiormente, bianco-rossastro posteriormente, col pogonio interno per tre terzi della sua lunghezza diviso da macchie chiare sfumate di color rosso mattone. Esistendo delle differenze fra questo individuo trovato da me ed il Mor- tagnard di Leivaillant a cui gli Autori riportano il vero T'inn. rupiculus, nel dubbio che questa specie del Kordofan possa essere il Tinnunceulus Alopoex di Heuglin, del quale non conosco nè la figura nè le dimensioni, estraggo dal Giornale Ornit. di Cabanis a pag. 427 anno 1861, la dia- gnosi datane dallo stesso autore: Major ferrugineus, subularibus paullo pallidioribus, totus distinete nigro-striatus, cauda fascis 18-20 suba- qualibus, et fascia apicale ceteris latitudine vix equale.
Fu ucciso da me in Gebel Harass montagna entro il deserto Libico nel settembre del 1860. se avessi potuto salire quell’orribile monte, ne avrei potuto raccorre molti esemplari, ma ne fui impedito dalla mancanza assoluta dell’acqua, dalla natura aspra di quelle rocce vulcaniche in- focate da raggi solari, e da un calore durante il giorno, di 35 a 36 gradi Reaumur. Mancava nella collezione torinese.
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9. Accipitrinee.,
Spizattus occipitalis, Bp. er Dad. Morphus occipitalis, Cu.
Harpyia occipitalis, Sw. Lapiaztus occipitalis, Kaup.
3 mas. In Coll. n. 387, 393, 425 — 2 fem. n. 320, 427.
Ho veduto questo rapace la prima volta in una isola del fiume Blù incontro la città di Sennaar. Lo riconobbi a gran distanza per le lun- ghe penne che, sporgendo molto all’infuori dalla nuca, gli formano un magnifico ciuffo. I maschio era colla sua femmina, la quale uccisa, dal mio servo, il primo, venendo in cerca di essa, cadde sotto un mio colpo. Il ciuffo del maschio è costantemente più lungo e più ricco di quello della femmina, e le sue tinte sono più scure e più lucide. È comune nella provincia di Galabat, dove ne uccisi varj nel dicembre 1859. Lo trovava spesso nascosto entro gli alberi di Kakamut lungo il corso delle acque. Non è punto sospettoso, e si lascia avvicinare con molta facilità. Nel Kordofan non ho mai incontrato questo volatile, il quale sembra preferire alla pianura le colline boschive in vicinanza delle mon-
tagne.
Melierax polyzonus, Bp. ex Rippel. Astur polizonus, Rupp. 4 mas. e 3 fem. In Coll. N. 23, 54, 541, 2441, 52, 234, 398.
Dall’alta Nubia risalendo verso l’equatore, fissando per limite il 15 grd. L. N., al disotto del quale non discende, è molto comune questo vola- tile tanto andando direttamente al sud quanto al sud-est e sud-ovest Si tiene sempre scoperto sulle cime degli alberi, o sopra vecchi rami sporgenti e brulli di foglie, e qualche volta l’ho osservato posarsi sulle sommità dei kantur (1). Il maschio è sempre più colorito della femmi- na, e sensibilmente più piccolo. Nelle vicinanze di Gebel-el-Attesch (montagne del fuoco, ossia della sete per esser prive d’acqua), entro una foresta di piante gommifere, ho veduto questo falco distaccarsi ri- petutamente da un albero per attaccare un grosso serpente. Libravasi sulle ali a piccola distanza dal rettile, che cercava d’offendere a colpi d’artigli. Era tanto l’accanimento che metteva in quest’attacco, che non s'avvide, o mostrò non avvedersi di noi che passammo con cam- meli e uomini in sul luogo stesso. Il rettile riuscì a sottrarsi guada- gnando la fenditura di un masso, e l’Astore polizono irritato mandò un fischio lamentoso acuto, e si venne a posare sopra un albero a me vici- no. Il maschio e la femmina s'incontrano sovente; e in certe località
(1) Fabbriche gigantesche dell’Arde o formiche bianche (Termiti).
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molto fresche per le verdure, se ne veggono varj che cacciano a brevi intervalli gli uni dagli altri. Fra i rapaci è uno dei meno diffidenti , per- chè si lascia sempre avvicinare. Ferito si avvilisce e si fa prendere con facilità, non avendo l’uso di rovesciarsi sulla schiena e difendersi cogli artigli. Si nutre di piccoli quadrupedi, di uccelli e di rettili. Si trova in tutte le stagioni. La maggior parte de’ miei esemplari furono presi in Abukarasse, Autub, Amsugra, Rosseres sul fiume Blù e in Da- berki. — Sono dispiacente di non poter verificare se fra i due esemplari che riportava dal fiume Bianco non vi sia il Melzerax metabates di Heuglin, che non conosco che da pochi giorni (1).
Micronisus sphonurus, Bp. Nisus spheenarus, Ripp. Micro- nisus Riippelli, Ka. Accipiter polizonoides, Smith. Accipiter brachydactylus? Swains.
2 mas. vecchi; 4 mas. adult. In coll. n. 307, 574, 349.
Micronisi badii paullo minoris, fascis caudalium angustioribus, tarsis gracilioribus, iride flava.
Questa specie appartenente all’ Abissinia, al Sennaar, e trovata da me anche nell'interno del fiume Gazal, malgrado ciò che ne pensa il chiarissimo Schlegel, io non posso riunirla al suo Nisus dadius appartenente all’Asia minore ed al Ceilan. Lo spherurus, per quanto somigli a quello, si distingue per la statura un poco più piccola, per le fascie che traversano il petto ed il ventre meno larghe e meno ravvi- cinate tra loro di color ruggine meno carico; per la mancanza di una specie di macchia scura longitudinale e poco appariscente, che trovasi sopra la gola dei giovani del badius; ed in fine per la diversa disposi- zione delle fasce caudali, che nello sphenurus sono in numero maggiore, più ristrette, e tali che non traversano che il solo pogonio interno di otto timoniere, lasciando affatto libere le due esterne, e le due di mezzo, Riippel, che ha descritto benissimo questa specie, dice nella sua frase ca- ratteristica : rectricibus binis medianis, et duabus lateralibus conco- loribus, octo intermediis vexillo interno fascis nigricantibus. La specie che veramente può confondersi collo spherurus (riportata come sino- nimo di esso nel Conspectus di Bonaparte), è 7’ Acipiter brachydactilus di Swaison, quantunque Hartlaub la separi da questo, sia per ragione
(4) Schlater nell’ Ibis ultimamente faceva conoscere una nuova specie del fiume Bianco superiore affine al M. polyzonus e publicata da Heuglin sotto il nome di M. metabates. Non avendo pel momento la possibilità di avere nuo- vamente sott’ occhio le spoglie del Melieraw, da me raccolte in quelle regioni, mon mi resta che prender nota del fatto, per potervi tornar sopra in appresso.
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geografica, sia perchè le fasce che traversano la coda del drackudactilus occupano tutta la larghezza delle penne che la compongono. Gli individui sopra descritti furono uccisi da me nel Galabat nel dicembre del 1859, e in Rosseres in febbrajo del 1860 (1).
Micronisus sphentrus, ? Ripp.
2 mas. adul. In coll. n. 328, 330.
Varietas minor, et subtus pallidior quam in Microniso sphenuro, pedibus gracilioribus , iride rubra.
Questa varietà si discosta dal M. sphenurus, per la sua statura più piccola, per la gracilità delle sue membra, e per le sue tinte tutte più chiare. Nelle parti superiori è dipinto di un bel cenerino scuro-arde- siaco, mentre una delicata e leggerissima tinta bianco-vinacea rico- pre tutto il disotto del suc corpo, che è traversato da leggerissime lineette o fascette rugginose rossastre molto pallide. La gola è bian- castra, le brache bianco-vinacee slavate con fasce appena appena appariscenti. Il suo becco è turchino-blù, la cera che ne ricopre la base, ed i piedi sono giallo - limone ; l’ iride rossa (2). Questi due falchetti furono uccisi da me in Rosseres nel mese di febbrajo del 1860. Mi parvero assolutamente di passaggio, non avendoli trovati nè prima nè dopo quell’epoca, che non si prolungò che a sette o otto giorni, Osservai che sono di un carattere vispo ed accortissimo. Non si fanno vedere sulle cime dei d2aobad che il mattino e la sera, ove si mettono per spiare la preda. Nelle ore calde si tengono nascosti, immobili entro le palme doum. Nello stomaco dell'uno trovava degli avanzi d’ insetti, e dell'altro un resto di piccolo uccello silvano che non potei definire.
(4) Nella veramente stupenda e ricca collezione del conte Ercole Turati di Milano, classificata in gran parte dal dotto ed operoso Giulio Verraux, sono deter- minate con etichette non sue, tre specie di Micronisus: il più grande in statu- ra, cioè il vero badius, è classificato per sph@nurus; il mezzano, cioè quello com- pagno agli esemplari del mio sphenurus, è classato per brachydaclylus, e il più piccolo, cioè la mia varietà dello sphuenurus porta il nome di Gabar. Qualun- que possano essere le opinioni degli ornitologi sullo sphenurus ed il badius l’etichetta di questo ultimo è errata.
(2) La differenza della colorazione dell’iride, dal giallo in rosso, di questi indi- vidui più piccoli dello sphenurus, differenza notata ancora da Heuglin, ed indi- pendente dall’eta, non è difficile che possa col tempo farli riconoscere come appartenenti ad una buona speeie.
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Blicronisus gabar, ? Bonap. ex Daud. Accipiter erythrorhyn-
cus, Sw. Astur ngi Kaup. (Varietas nilotica, ? Sundevalt).
3 mas. e 2 fem. In coll. n. 274, 282, 309, 301, 334 — e 2 juv. n. 26, 4A.
Dilute cinarescens, dii fulià abdomine toto et ipocondriis albo-cinarescenti fasciolatis, alarum tectricibus majoribus albo termi- natis; cera, pedibusque rubris, iride rubinea.
Tutto il manto superiormente è cenerino puro uniforme; la tinta del capo e quella del collo è un poco più scura, quella del petto più chiara. Tutto il disotto del corpo è bianco traversato da linee sottili cenerino-scure, più spesse e marcate nel ventre e nei fianchi, più deboli sopra le coscie, e quasi svanite in vicinanza dell’ano. Sopraccoda, e sottocoda bianche; coprono la base del sopraccoda delle penne scuro-cenerine terminate di bianco. Le remiganti sono cenerino-fosche traversate da macchie scure. Le grandi copritrici, del colore stesso del dorso, all’apice sono terminate di bianco in modo da formare, allorchè sono sovrapposte le une sulle altre e chiuse sopra il corpo, due grandi macchie bianche. Le timoniere sono traversate da quattro fasce scuro-nere; il fondo delle medesime è bianco nelle due laterali esterne, grigio nelle due del centro, questo fondo bianco scomparisce però gradatamente in tutte le altre, per es- sere rimpiazzato dal cenerino: all'apice tutte indistintamente sono ter- minate di bianco. Cera e piedi rosso-arancione, iride rosso-rubino.
Il primo esemplare trovato da me, fu in Dongola nel giugno del 1859, ed era una femmina giovane. Gli altri furono per la maggior parte raccolti sul fiume Blù ove è frequente dal 14 grd. in avanti. Un’altra giovane fem- mina l’ uccideva entro un giardino di Karthum in agosto del 1860. L'ho ancora osservato nel Kordofan, e sul fiume Bianco, ma poco al disopra di Karthum. Ama i luoghi umidi e molto ricchi d’alberi e di verdura. La cera del becco, ed i piedi dei vecchi sono rosso-aranciati; dei giovani giallo-arancio. L’iride è giallo vivace ne’ giovani; volgente al rosso ne’ vecchi.
Dimensioni degli esemplari riportati da me: lunghezza pollici 12 ; ali 12/103 coda 6'/2; tarsi 18,,0.
Dimensioni date da Hartlaub del Micronisus gabar: lunghezza pol- lici 12; ali 6/10; coda 5'|a; tarsi 18/,0
Micronisus nîigex», Viet Nisus gabar. Schiget. varietà costante a tinta nera uniforme, ad eccezione delle fascie chiare della coda... i mas. A fem. In coll. n. 206, 431. ; Nitide niger, rostro et ceromate corneo-nigris, partibus nudis lori, et basis mandibule pallide sulphureis, pedibus pallide flavis, acrotarsis et acrodactilis ex parte nigro-scutatis; rectricibus duabus intermediis, 4 indistinete, griseis; reliquis fascis 6 albidis non interruptis : fascia
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anteapicali minore et obsoletiore; iride brunea. Heuglin. Journal fiir Ornitol., von Cabanis IX 1861.
La sola differenza che debbo notare aver trovato negli individui uccisi da me con quelli descritti da Heuglin, nella frase che ho riportato, con- siste in questo, che l’iride non è bruna, ma giallo-limone ristretta e con- tornata da un cerchio nero, la medesima struttura avendo osservato tanto nel maschio che nella femmina.
Se lo Sparviero nero, sia veramente una specie a parte come ammet- tono molti ornitologi, o una semplice varietà del M. gadar, come altri sostiene, non voglio decidere; fatto è che questo uccello è molto raro nel Sudaan. Quattro sole volte io l’ho veduto nel mio bastantemente lungo soggiorno in quel paese: la prima volta in Amgher nel Kordofan il 27 settembre del 1860, e ne uccideva una femmina: La seconda volta al Muschra d’Ali-Amuri o porto del fiume Gazal 8 grd. dell’equatore, e ne uccisi il maschio: ed in fine per due sere consecutive lo vidi passare lungo una foresta fuori il villaggio di Rek, interno del Gazal, senza poterlo uccidere. Sembra che nelle ore calde si avvicini ai villaggi per nascondersi entro i tamarindi o i sicomori da cui sono ordinariamente circondati i villaggi dei Negri. Sortendo in sul vespro da quei ritiri, gli vien fatto di predare facilmente i sorci che trova abbondanti vicino le capanne, e de’quali fa suo pasto prediletto. L'ultimo che uccisi aveva ancora nel gozzo i resti di un Mus darbarus, ben riconoscibili.
40. Circinee.
Strigiceps cineraceus, Bp. ex Montag. Cireus Montagui , Vieill. 4 mas. juv. In coll. n. 254.
*
Molto comune nel Sennaar cessate che siano le pioggie equatoriali. Quest’individuo fu ucciso da me nelle paludi prossime alla città di Sen- naar in novembre del 1859.
Familia V. — Strigide.
41. Surninae.
Athene perlata» Bonap. er Vieit. Strix perlata, Vici. Noctua
perlata, Scheeg. Strix occipitalis, Temm.
4 mas., 41 fem. In coll. n. 354, 263.
Questa graziosissima specie figurata nella Tav. 244 Levaill. Ois d’A- frique, e riprodotta nel catalogo d’ Heuglin sotto il nome di Athene occipitalis Temm., non discende che ben raramente fino al 15.9
21 word. L'ho trovata al disopra di Rosseres lungo il fiume Blù all’11 grado, e al 10 sul fiume Bianco. Non si fa vedere che la mattina di buonissima ora, e più raramente la sera dopo il tramonto. I colori del maschio sono più vivi, e le' sue macchiuzze a guisa di perle, più scolpite.
Ephialtes leucotis, Bonap. et Temm. Bubo leucotis, Sc. Scops
leucotis, Swains. Aegolius leucotis, Yemm.
1 mas., A foem. In coll. n. 232, 233.
Questi due esemplari provengono dal paese di Jambara all’ovest di Kondokoro 5 grd. L. N. Furono acquistati da me in Karthum da un abarca proveniente dal fiume Bianco. Nel mese di giugno 1861 dall'interno del Djur, rivenendo al fiume Gazal, vidi partire quest’uccello dal foro di un albero vecchio situato in mezzo a una palude. Guardai colà dentro, e vi trovai un ovo dal quale era per nascere il piccolo. L’ovo era quasi sferico, della grandezza di quello di un colombo domestico, bianco, con una granitura molto grossolana.
" Ascalaphia Savignyi, Geof. Bubo ascalaphus, Savigy. Otus ascalaphus, Cw. Strix ascalaphus, Aud.
Non raro nelle vicinanze del Cairo, particolarmente sopra alcune Pi- ramidi ove nidifica nel mese di maggio. In aprile 1859, da alcuni Be- duini di Zaccara ne ebbi tre magnifici individui due maschi ed una fem- mina. Fecero parte di una collezione spedita a Smirne. Entro un tumulo nubiano al disopra di Dongola trovai una femmina il 15 giugno di questo stesso anno; non credo che risalga al disopra del 17 grado.
Bubo lactea, Bp. er Temm. Bubo lacteus, Cuv. Bubo sultanus,
Leseon.
2 mas., A foem. In coll. n. 36, 53, 193.
A questa specie sparsa sopra una gran parte del continente affricano, che Schlegel considera come unica, da Bonaparte e da altri sono stati dati varii nomi a causa delle modificazioni che subisce tanto nelle pro- porzioni che nel colorito. Così è che la varietà grande a manto slavato dell’Affrica australe, Bonaparte ha chiamata Budo verreauzi; a quella del Senegal, grande egualmente ma più scura, ha lasciato il nome da- tole da Cuvier di Budo lacteus; e finalmente ha accettato il nome di Bubo cinarescens, datole da Guerin Menevilte, per quella più piccola dell’ Abissinia. Io non so quanto rigorosamente e costantemente si av- verino certi caratteri; quello che posso dire di avere osservato si è,
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che nel Sennaar e nel Galabat, come pure in alcune parti del Kor- dofan e del fiume Bianco, gli individui di questa specie variano molto , ed io stesso ne ho uccisi di grande statura, e di quelli alquanto più piccola; alcuni a manto chiaro, alcuni a manto scuro.
Per ordinario questo volatile fissa la sua dimora entro la cavernosa Adansonia digitata, dove passa buona parte del giorno, e a quanto mi assicuravano gli Arabi del fiume Blù, vi costruisce il nido. Pro- babilmente la presenza di questa pianta che gli offre ricovero, deter- mina la frequenza di questo notturno in certe località, fatto che ho osservato nelle colline di Rosseres e in altre regioni ove è comune que- sto albero. In giugno, epoca de’ suoi amori, il maschio chiama la fem- mina durante il giorno con un grido cupo monosillabo , che odesi a grande distanza. La sera, innanzi il calare del sole esce dal suo ritiro, eva a posarsi allo scoperto sopra qualche albero, per attender l’ora della caccia. Se si avvede di esser preso di mira, fugge a molto lontano : ferito si difende con grandissimo coraggio, e pena lungamente a mo- rire. Caccia tanto quadrupedi che uccelli, ed io stesso fui testimonio quando una sera da un alto palmizio di doum venne in basso avendo fra gli artigli una gallina di faraone. Dei due che si conservano nel mu- seo di Torino (classificati Bubo lacteus G. R. Gray) quello proveniente dall’Abissinia è più scuro, quello che viene dal Senegal è più chiaro; i miei sono tutti di un cenerino-grigio più chiaro.
ORDO III.-PASSERES
I. Fissirostres. Familia VI. — Caprimeulgide.
12. Caprimulginae.
Scotornis climacurus, Sv. e Viel. Caprimulgus climacu-
rus, Vici. Caprimulgus longicaudatus, Prap.
3 mas. 2. fam. In coll. n. 48, 195, 816-149, 196.
Le tinte dei maschi sono tutte più vive di quelle delle femmine e ten- dono al rossastro, mentre in queste volgono al color d’anchenne pallido ed al cinereo.
Gli specchi alari dei maschi, il pogonio esterno delle due prime timo-
23 niere e il suo apice, come pure parte del pogonio e dell’apice di quelle che seguono sono bianchi candidi, mentre nelle femmine sono bianco- ceciati, e in parte rosso rugginosi. Le due timoniere medie de’ maschi sono ordinariamente un terzo, e qualche volta la metà più lunghe di quelle delle femmine.
Questo caprimulgo è frequente nel Kordofan, dove si fa sentire verso la sera con quel-rru-rru-rru-rru ripetuto più volte con molta chiarezza. Si avvicina, come l’europeo, alle vie ove passano bovi, cavalli, cam- melli, in cerca d’însetti. Sopra i campi di dura fa una gran caccia a una specie di bombice in quelli molto frequente. Durante il giorno sì tiene nascosto nel più folto delle foreste laddove il sole non penetra. Il ma- schio e la femmina vivono uniti, e spesso sotto certe ombre se ne tro- vano due o tre coppie tutte assieme. L’ho trovato nel fiume Blù al diso- pra del Sennaar e nell’interno del Gazal, dove rimane in tutte le stagioni.
Riacrodipteryx longipemnis, Bp. er Lat. Caprimulgus macrodypteryx , Lat. Caprimulgus longipennis , Siae. Ma-
crodypterus africanus, Sw.
4 mas. In coll. n. 139,140, 197, 229.
Il Padre delle quattro ali, come chiamano gli Arabi quest’uccello col vo- cabolo Adu-gernnah-arbà, non discende dall'equatore che in seguito delle piogge del Karif, cioè in marzo e aprile, nella quale stagione sul fiume Blù arriva poco più basso di Rosseres circa il 12 grd. Similmente si fa vedere in quelle parti del Kordofan che confinano con i Baggara Scelluk (10 grd.) e nel fiume Bianco nelle sue terre interiori, e in quelle de’ suoi confluenti. Così è che il 17 marzo 1861 trovandomi fra i Djur, vidi per la prima volta questo singolare uccello arrivare in paese dopo uno spaventevole temporale, unitamente al Colaris afra, alla Platy- stira senegalensis, al Cecropis melanocrissus ec. ee. L’'originalità di quei due lunghissimi remi impiantati sugli omeri, gli danno un aspetto, quando vola di un notturno inseguito da due piccoli uccelli. Questo fu l’effetto che produsse a mè e ad un mio amico la prima volta che in sull’annottare ci passò innanzi. Il volo di questo caprimulgo è molto più irregolare di quello de’ suoi congeneri; quando caccia, vi eseguisce tali e tante evoluzioni che in un minuto potete vederlo e perderlo di vista tre o quattro volte; s'innalza, si abbassa fino a strisciare la terra, si gira attorno le piante, si capovolge per l’aria con tanta leggerezza e celerità che è ben difficile colpirlo. Durante il giorno si schiaccia a terra, o sotto i grandi alberi ingombri da folte verdure di piante rampicanti , o dentro i giunchi palustri. Passa per volatile singolarissimo anche presso gl’ indigeni, tanto che non vi accadrà mai di restare qualche tempo nel loro paese, che non vi dimandino se avete veduto ed ucciso il Padre delle quattro ali.
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Hramilia VEE. — Ffirundinidee. 15. Cypseline2e.
Cypselus galilejensis, mihi. Naumannia, pag. 307, fase. 4,3.° trimestre
Cypselus gralilens, Bp.
41 mas. In coll. N. 289.
Cauda brevissima subfurcata, corpore nigro-virescente nitore metal- lico perlucido; fronte et superciliis dilute albis, mento, qula, et regione supercaudali, albis; pagonio externo prime remigis, albo limbato.
Questo mio Cypselus differisce dal Cypselus abyssinicus di Lichts, descritto da Hartlaub Syst: der Orn., Westaf: pag. 24, S. 61 per esser quello color fuligginoso con splendore metallico, e questo nero-verdone con splendore metallico; per la mancanza della tinta scura, che colora gli steli delle penne bianche della fascia uropigiale dell’ abyssinicus, ed invece per la presenza nel galzZejensis del bianco nel lembo esterno della prima remigante.
La prima volta che trovai questi rondoni, fu in Palestina lungo il lago di Galilea. Avevano fissato la loro dimora in una vecchia torre, avanzo delle guerre erociate. Nove anni dopo li rincontrava nel Sen- naar lungo il fiume Azzurro nel mese di settembre. Erano una ventina che avevano i nidi sulla parete terrosa di una collina tagliata a picco sul fiume. Per quanto mi adoperassi non mi fu possibile di procurar- mene che due soli individui. Mi è sembrato molto raro nell’Affrica cent. nord, da dove pare che qualche volta passi in Arabia ed in Palestina.
* Cypselus ambrosiacus. Bu. Cypselus parvus, Lich. Hi- rundo riparia senegalensis, Briss. Dendrochelidon ambrosia- cus, Bp.
Nei mesi di luglio agosto comunissimo entro la città di Karthum e suoi contorni. Così pure è comune nei villaggi costruiti lungo la sponda del fiume Azzurro come in Wadi-medina, in Abucarasse, ec. È il più pic- colo dei rondoni del Sudan a manto grigio.
Discende in Nubia ed anche in Egitto; nel mio ritorno al Cairo nel settembre del 1861 ne incontrava in Dendera grosso villaggio del Nilo al 22 grd. circa. Dal Cairo, in aprile, ne mandava un esemplare al si- grnior Gonzenbach in Smirne.
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* Cipselus dubius, miki.
Cypselus murario valde affinis, supra et suptus nigro-fuliginoso nite- scente; plumis omnibus vix albescente-marginatis; gula alba, fronte cinerea; scapularibus et cubitalibus late albescente-limbatis; remi- gibus acutissimis, marginibus externis subtilissime albo, limbatis. Statura C. murario perequante, sed cauda magiîs furcata, iride ob- scura, rostro pedibusque nigris.
Questo rondone, il 27 agosto 1860, in seguito di una dirottissima pioggia avvenuta nella notte, e che mise sott'acqua una buona por- zione del paese, comparve abbondantemente in Berber piccola città situata nell’ estremità del deserto arabico, risalendo il Nilo, 17 grd. Ne uccisi molti individui tutti eguali l’uno all’altro, ma trovandomi in viaggio e imbarazzatissimo dalle fiumane che minacciavano intercettarci il cammino, non mi fu dato di prepararne un solo. — La frase che ho ri- prodotta è la medesima che trovasi fra le mie note ornitologiche, la quale fu scritta da me subito uccisi i detti uccelli.
Che questa specie sia differente dal C. murarius in genere, e dal giovane di esso col quale potrebbesi a primo aspetto confondere, lo fanno vedere non solo i margini biancastri di tutte le penne del corpo, mentre questi bordi ne) C. murarius non si veggono che nella fronte e nelle ali, ma molto più la forma e le proporzioni delle remiganti che in questa mia specie sono più assottigliate ed acute ; e lo stesso accade delle timoniere, più strette e più obbliquamente tagliate. — Nell'abito somiglia in parte al C. Rippellii, Heuglin; ma di quello è molto più piccolo ; come pure ha qualche analogia con una specie indeterminata e notata col n. 11 dal detto chiarissimo ornitologo in alcune sue note sopra i Cipseli del Nord-Affrica, Journal fiir Ornithol., IX Iahrgang1861, pag. 42.
414. Hirundininee.
‘ecropis melanocrissus, lipp.
2 mas., A foem. In coll. n. 436, 163, 129.
Questa rondine arriva nel paese dei Djur verso la metà di marzo, e non visi trattiene che fino ai primi giorni di aprile. Dopo quest'epoca sparisce per passare tanto all’ est che all’ovest nelle parti montuose del fiume Bianco. Ho notato che giunge contemporaneamente al Co- laris afer frequentando con esso gli stessi luoghi acquastrini. Al sor- ger del sole, le vedi, dopo brevi giri, posarsi sulle cime più elevate degli alberi, e là restare immobili per qualche tempo; quando ne so- praggiungono delle nuove si contendono il posto, e siccome hanno il
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costume di mettersì vicine le une all’altre e in linea sullo stesso ramo- scello, così avviene, che quando lo spazio manca, insorge contesa fra loro e le cacciate vanno a trovarsi altro luogo. Dagli alberi discendono sulla superficie dell’acqua che percorrono celermente inseguendo gli insetti; dopo un esercizio di un’ ora circa elevandosi in aria, spariscono per non ritornare sul luogo che la mattina appresso. — Al dire di Heu- glin questa rondine in Abissinia, ove comunemente si vede isolata o colla compagna, si eleva da 12 a 15 mila piedi sopra il livello del mare.
* Cecropis filicaudata, La. Hirundo filifera, Stephens.
Più di una volta sul fiume Blù ho veduto questa elegantissima rondi- nella senza poterla uccidere. Un esemplare mi venne regalato in Kar- thum ma in pessimo stato. Proveniva da una piccola collezione fatta sul fiume Bianco dal barone De-Preysner.
* Hirundo cahirica, Lich. Hirundo Savignyi, Leach. Hi-
rundo Boissonneau, 7em. Hirundo Riocourii, Audovin.
Comune nel basso e medio Egitto. Gli individui da me raccolti nel Cairo fecero parte della collezione inviata a Smirne nel luglio 1859.
* Cotyle riparia, Boie, el. Cotyle fluviatilis et mierorhyn- chus, Brehm. ‘
Come la precedente in quanto al paese da lei abitato. Confrontati alcuni esemplari raccolti in Affrica con altri raccolti in Asia minore, gli affricani, e sopratutto quelli che frequentano i laghi dell'interno, li ho trovati di tinta molto più chiari.
Hamilia VIRLI.— Coracideo. 45. Coracinse.
Coracias abyssinica, Gn. Galgulus caudatus, Vieill.
2 mas. , A fem. In coll. n. 205, 208, 89.
Uno dei più belli e dei più comuni uccelli dell’ Affrica centr. nord dal 15 grd. in avanti verso l’equatore. Gli individui che si uccidono in settembre sono i più perfetti a causa della massima lunghezza delle penne laterali della coda.
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Coracias pilosa, Lal. Coracias Levaillantit, Ripp. Coracias
nuchalis, Lev. Coracias crinita, Shaw. Galgulus pilosus, Vici.
1 mas. juv., 1 fam. In coll n. 564, 236.
Raro (1); nel marzo 1860 ne incontrai una coppia in Rosseres della quale uccisi la femmina. Un'altra coppia ne trovai in vicinanza del Fazoglu, ma non mi fu possibile d’avvicinarla; è uccello oltremodo sospettoso ed ha vista acutissima. Il giovane ucciso nelle vicinanze di Karthum nel luglio 1861 lo debbo alla squisita cortesia ed amicizia del dottor Ori medico in capo del Sudan al servizio di S. A. il Vice-Re d’Egitto. — Voglia questo distintissimo giovane, appassionato com’ è delle scienze chimiche-naturali , avvantaggiarle de’ suoi lavori ; e, se non altro, farla da pioniere, come egli stesso mi diceva, in quelle remote contrade.
Eurystomus afra, Bp. er Lath. Coracias afra, LathColaris
afra, Cu. Eurystomus afer, Hart. Eur. purpurascens, Vieil.
5 mas., 3 fam. In coll. n. 133, 141, 142, 444, 138, 145, 162.
I negri della tribù dei Djur chiamano questo volatile Korgo : esso comincia ad apparire entro le loro foreste dopo il 15 marzo, e vi si trattiene fino alla metà di aprile circa. La sua voce rauca e i suoi costumi sono simili a quelli degli altri Coracidi. Si pone sempre sulla parte più elevata degli alberi, prescegliendo quelli che fiancheggiano qualche fiume, o qualche laguna. Dalle 9 alle 10 del mattino arriva in queste località per bere; nel resto della giornata si tiene dentro le grandi foreste a far caccia d’insetti, e nelle ore del mezzodì si nasconde immobile fra le verdure. Nella stagione che io lo trovava, i maschi e le femmine erano tutti accoppiati; nell’abito non si distingue l’uno dal- l’altra, solo l’iride bruno-marrone del maschio è un poco più scura di quella della femmina. È un uccello oltre ogni credere semplice; se atterri l’uno dei due col tuo facile, l’altro gracchiando parte e, dopo un bre- vissimo giro, torna a posarsi sul luogo stesso. La sua carne è poco gu- stosa. Si trova in Abissinia, e, al dire di Heuglin, nel Sennaar e_ nel Kordofan : in quanto a me non l’ho trovato che nell'interno del Gazal.
(4) Nel museo torinese si conservano due individui provenienti dall’Abissinia, l’uno un maschio vecchio, l’altro un giovane: sono simili a quelli da me ripor- tati; Ja sola differenza che vi passa è, che la coda del vecchio maschio è di un blù più carico di quello della mia femmina, e le macchie, tanto quelle sopra- cigliari che la nucale, sono di un bianco-cerulco più vivace. Portano il nome di Coracias indica, L.
Familia IX. — Alcedinidea.
16. Dacelonineae.
Halcyon pygmrea, Bp. er Cretzch. Dacelo pygmea, Cretechmar
H'alcyon chelicuti, Stanley.
2 mas., A foem. In coll. n. 37, 64, 88.
Vive entro le foreste; è uccello solitario, che ha per costume di po- sarsi sulle bacchette nude degli alberi, senza dare il più piccolo indizio della sua presenza. Là rimane tranquillo per delle intere mezz’ ore, e soltanto lo vedete di tratto in tratto scendere fino a terra e risalire al- l’ istante. E comune entro le foreste di Bassia Parkii nel territorio dei
Djur, dei Dor, interno del fiume Gazal. Incontrasi meno frequente nel Sennaar, e nel Kordofan.
Halcyou semicerulea, Ep. eo Kaup. Alcedo semicerulea,
Forsk. Alcedo cancrophaga, Forst.
4 mas., 3 foem. In coll. n. 78, 447, 4179, 240, 419, 180.
Fra tutti questi individui presi in varie epoche e in differenti sta- gioni, sono a notarsi un vecchio maschio in abito di primavera (179) di- stinto da tutti gli altri per le sue tinte tutte più splendide, e per un ben determinato mezzo collare rosso-cinnamomeo, che dividendo il cene- rino della parte superiore del collo, dal nero intenso del dorso, si dilata e si avanza verso il petto; ed una femmina (19) col collo ed il petto quasi perfettamente bianchi, e col nero del dorso tutto variato di bianco e di rossastro. Questa specie somiglia molto al Halcyon rufiventer, Swains, che Bonaparte nel suo Conspectus, p. 155, S. 18, ha distinto colla frase: Abdomine tantum intense rufo.
Frequenta tanto il fiume Blù che il Bianco, ma molto più l’ interiore delle terre , che le rive dei fiumi. Nello interno delle foreste ingombre dalle acque caccia insetti, i cui avanzi ho spesso trovato entro il suo stomaco.
Halcyon senegalensis, Sv. er L. Alcedo senegalensis, I;
Ispida senegalensis major, Briss. Dacelo senegalensis, Less.
2 mas. adul., 4 mas. juv. In coll. n. 255, 570, 254.
Costumi eguali al precedente, ma di lui molto più raro. Nel Sennaar e nel Kordofan non l'ho veduto, ma l’incontrai nel fiume Bianco al di-
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sopra dell’11 grd. in un piccolo bosco a contatto di un villaggio degli Scelluk. Entro i boschi del fiume Gazal in prossimità del porto (muschra) in più volte ve ne uccideva varii individui. È un uccello che si fissa în certe località dalle quali difficilmente si diparte.
47. Alcedininae.
Alceedo cerulea, Xu. Halceyon cyanotis, Swan. Ispidina
picta, Kaup.
1 mas., A fom. In coll. n. 590, 568.
Due soli esemplari, uno proveniente dal fiume Bianco, e l’altro dai fiume Gazal. — Discende al nord molto meno del seguente, ed in nu- mero molto minore.
Alcedo cyanostigma, Ripp.
4 mas., adul., A mas. juv. In coll. n, 2AA, 214.
Elegantissimo uccellino che comincia ad incontrarsi sul fiume Blù al disopra del 14 grd.; e così ugualmente sul fiume Bianco. Caccia il piccolo pesce con una agilità singolare, si lancia come un dardo entro l’acqua e n’esce all’ istante colla preda nel becco. Ha un grido acuto che può imitarsi con la voce chìu-chìu ripetuta con molta energia. Non si allon- tana mai dalle rive dei fiumi, e dai corsi d’acqua.
Familia X. — Meropidea. 18. Meropinee.
Merops segyptius, Forskh. Merops persicus, Pat. Merops su- perciliosus, Licht. Blepharomerops agyptius, Reich. Merops Savignyi, Cu.
2 mas. In coll. n. 246, 247.
Questa specie, da distinguersi dal Merops Savignyi di Swaison che abita l’Affrica sud, e col quale alcuni l'hanno confusa, appartiene all’A- sia, all’Affrica nord ed all'Europa. Per entro la valle nilotica non risale al disopra dell’ alto Egitto. In aprile arriva in grandissima quantità nel Delta, tantochè lungo le vie ferrate se ne veggono delle cinquantine d’individui messi in rango sopra i fili telegrafici. Gli esemplari notati furono uccisi da me in Damiata.
30 Merops albicollis, Vie. Merops Cuvierii, Licht. Merops
Savignyi, Sw.
4 mas., 1 fam. In coll. n. 95, 238, 239, 240, 291.
Frequente tanto sul fiume Blù, che sul fiume Bianco. Se ne uccidono en- tro gli stessi giardini di Karthum, dove in sul principiare d’agosto del 1861 ne ebbi dei bellissimi esemplari in perfetto abito di nozze. Nidifica in settembre lungo le ripe dei fiumi. Le sue ova sono, come quelle del Merops hubicus, color cera senza macchie. — Misurano nel maggior diametro 21 mill. e nel minore 15.
Mierops viridissimus, Sw. Phlothrus viridissimus, Reichemb.
2 mas., 2 fem. In coll. n. 15, 206, 16, 207.
Nel mese di maggio risalendo il Nilo, ne furono uccisi da mè alcuni individui in Djirge villaggio al 26,25 L. N. non avevano ancora messo l'abito di primavera. In settembre di quello stesso anno 1859 ne ucei- deva varj in Antub sul fiume Blù in perfetto abito di nozze. Deve co- vare nell'epoca stessa del Merops albdicollis. Heuglin la fa discendere fino al 28 grd. Vivono accoppiati i maschi e le femmine.
Merops nubicus, Gn. Merops ceruleocephalus, Lutnam. Me-
littotheres nubicus, Reich.
2 mas., A fam. In coll. n. 4134, 209, 71.
Quantunque uno dei più frequenti, non lascia d’ essere uno dei più belli, ed il più grande che abita queste regioni. Si comincia a trovare in Nubia verso il 16 grd. e di là si estende nel Kordofan nel Sennaar, nel fiume Bianco, risalendo sempre verso l’equatore. Vive tutto l’anno in branchi numerosi, che si fanno anche più forti all’ epoca della nidifica- zione. Il 9 marzo del 1861, passando il fiume Amolmul al sud-est del terri- torio dei Djur, 5 grd., m’imbattei in un branco di un migliajo che dis- taccandosi dalle ripe del fiume, dove avevano i loro nidi, volteggiando per l’aria, dopo breve giro, ritornavano a quelle, che tagliate a picco, n’erano letteralmente tapezzate di rosso, di verde, di blù. Era uno spet- tacolo incantevole, gradevolissimo. Pensai subito all’ ova ma gli innu- merevoli fori praticati in quelle crete tagliate a perpendicolo, oltre al- l’essere a molta altezza dal piano del fiume, erano scavati a tanta pro- fondità che una lancia di un negro lunga due metri vi si infilava den- tro per due terzi. Mi feci allora a scavare superiormente e dopo molte fatiche riuscii a penetrare in due di essi nidi, l’uno de’ quali conteneva 3 e l’altro 4 ova di color cera senza macchie. Erano posate sopra poche paglie e qualche piuma senza aleun artificio. Misuravano nel diame- tro maggiore 23 millimetri, e nel minore 17. L'abito di questa spe-
sl cie si mantiene proprio e di belle tinte tutto l’anno; a meno che nella
lunghezza delle due timoniere di mezzo, non havvi differenza fra gli esemplari presi in settembre e ottobre, e quelli nel maggio.
Melittophagus erythropterus, Bp. ev Gm. Merops minutus,
Viei. Sphecophobus erypthropterus, Reich.
2 mas., A fam. In coll. n. 448, 5415, 527.
Un pollice più piccolo del Lafresnayi, Guerin, col quale alcuni or- nitologi lo hanno confuso. La macchia nera che copre la regione auri- culare di entrambi è più ampla nel Lafresnayi che nell'Erythropterus, il colore azzurro delle sopracciglie del primo, che sono larghe e pro- lungate, si estende anche alla fronte, mentre questo colore manca nella fronte dell’eruthropterus, che ha ciglie sottili, brevi, e ceruleo-chiare.
Melittophagus hirundinaceus, Bp. ev Viet. Merops chry- solaimus, Tardin. Merops furcatus, Stanl. Merops hirundi-
naceus, Vieill.
7 mas., A fem. In coll. n. 34, 32, 33, 113, 194, 660, 66.
La presente specie, propria dell’Affrica sud, non so che sia stata trovata da altri prima di me nell’Affrica centr. nord, La registro pertanto con piacere fra gli uccelli di questa regione, tanto più che mancava nel più volte citato catalogo d’Heuglin. Essa arriva nei Djur, ove è cono- sciuta sotto il nome di Adid, nei primi giorni di febbrajo, e vi rimane, ma sempre in piccol numero, fino ai primi giorni di aprile , passati i quali essa sparisce completamente. Quando giunge è in perfetto abito di nozze, ma questo prestamente depone, perchè delle coppie incontrate da me entro le foreste dei Dor, il 19 aprile, non avevano più nè la vi- vacità dei colori, nè la freschezza delle penne degli esemplari veduti un mese innanzi. Mi accorsi dallo stato delle femmine che avevano i nidi che da me cercati, non potei trovare. Questo Merope si tiene molto sopra le piante, caccia sovente lungo i margini delle foreste di alto fusto, massime se queste si trovano in prossimità delle capanne de’ Ne- gri, ove vi ha sempre maggior copia d’insetti. È avidissimo del miele , ed è raro che il suo becco non sia imbrattato da questo prezioso pro- dotto. Non l'ho mai trovato in branchi maggiori di 8 o 10 individui,
Melittophagus Bullokii, Bp. er Viet. Merops Bullockii, Vieilt. Coccolarynx Bullockii, Vieitt. 5 mas. 2 fam. In coll. n. 302, 303, 374, 384, 400, 380, 401. Elegantissima specie, una delle più belle fra quelle dell’Affrica nord. Nell'ottobre del 1309, rimontando il fiume Blù assieme al defunto mio amico
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il dottor Peney, all'altezza del Sennaar, egli ne uccideva due in un colpo che erano posati sopra un acacea nilotica. Que due erano i primi che mi capitavano in mano, e gli ultimi per quell’anno; a quell'epoca, quest’uccello era già rimontato più in alto verso l’equatore. L’anno ap- presso, in marzo 1860, fermo in Rosseres, ove mi era fatto costruire una capanna in sul margine del fiume, ne comparirono a varie riprese molti piccoli branchi che durarono a farsi vedere fino agli ultimi giorni di aprile. Il mattino e la sera prima del tramonto cacciavano gli insetti a terra terra con grande attività; ma nelle ore calde, a meno di qualche coppia che si nascondeva a meriggiare sopra le grandi foglie dei doum (Cucifera Thebaica), si ritiravano negli alti piani al disopra di Rosseres, per cacciare fra le piante gommifere che abbondano in quella regione. Spesso uccidendone, ho trovato nel loro stomaco gli avanzi degli in- setti che producono il miele. — Le tinte di questo merope , e particolar- mente quella specie di sottogola rosso, sono molto più vive in marzo e in aprile, che in ottobre, e le sue penne sono tutte più fresche e ben mantenute.
II. Tenuirostres.
Familia XI. — Upupide.
19. Irrisorina.
Irrisor crythrorhynchus, Bp. ex Lath. Promerops erythro-
rhynchus, Cu. Irrisor capensis, Less.
3 mas., adul. A mas. juv. A fem. In coll. n. 290, 439, 455, 284, 279.
Comune in molte località del Sennaar, del Kordofan, del fiume Bianco. All’ est di Karthum l'ho trovato comunissimo nel Galabat, e in Doka. Ama tanto la collina che la pianura, purchè vi siano grandi alberi dove potersi aggrappare al pedone ed ai rami per farne sortire gli insetti. I giovani hanno il becco ed i piedi neri, e tali li conservano fino al terzo anno in cui cambiano quella tinta scura in un bel rosso di corallo. Sono uccelli molto clamorosi.
Rhinopomastes pusillus, 5p. Promerops pusillus, Sw.
Promerops aterrimus, Steph.
A mas. In coll. n. 285.
Costumi simili alla specie precedente, ma molto più rara. Quest’ indi- viduo fu ueciso da me in Antub nel settembre del 1859.
Namilia XII. _ Promeropideo. 20. Nectarinina. a. Cauda @quali.
Nectarinia natalensis, /ard. Cinuyris natalensis, Bp. Chal-
comitra natalensis, Reichen.
41 mas., 2 juv. A foem. In coll. n. 46, 47, 54, 62, 80, 401, 193, 257, 48,
100, 124, 53.
Nectarinie senegalensi valde affinis, remigibus rectricibusque tn- ‘tense fuscis.
Adul. Capite supra, mento et gula viridi-smaragdino splendidis- simo; macula breve mascillari utrinque smaragdinea; cervice, la- teribus colli, dorsoque vero migro-fuscis holosericeis ; pectore pur- pureo, lineis transversis splendide caruleo-zaphyrino undulato; ven- tre molle nigro-holosericeo ; alis et cauda fusco-cuprescentibus: ro- stro pedibusque nigris.
Fom. Supra obscure-olivacea, subtus magiîs viridescente, plumis abdominis viride-lutescente terminatis; remigibus et rectricibus fuscis.
Juv. Corpore superius et înferius faemina similiter; plumis abdo- minis laete luteo-viridescente terminatis; plumis pectoris interne nigre- scentibus, extremitate purpurescentibus, incerte hic inde coruleo-cyaneo transverse lineolatis.
Un manto di penne squammose lucentissime, color smeraldo, ricopre la parte superiore del capo e i lati della mandibola. Le penne che ve- stono il mento e la gola sono verde-aurate risplendenti. Lo spazio tra l’occhio ed il becco, la regione nucale ed auriculare, la parte superiore del collo e suoi lati, il dorso, il sopraccoda e le copritrici delle ali, sono di color fosco oscurissimo a primo aspetto volgente al nero profondo , ma che esposto alla luce prende una bella tinta porporina nera vellu- tata. Una specie di corazza color porpora ricopre il gozzo ed il petto ; essa è formata da pennuzze scure alla base, rosse all’ apice, e che per poco che si sollevino o si discostino le une dalle altre, lasciano vedere delle piccole zone ricurve di color zaffiro risplendentissime. Il ventre ed il sottocoda sono tinti da un bel nero sericeo. Le timoniere e le re- miganti tanto esternamente che internamente sono quasi dello stesso co- lore del dorso, ma invece di volgere al cinnamomeo , come vedesi in tutte le specie che a questo somigliano, esposte alla luce, presentano
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34 una tinta scuro:ramacea-porporina. Non havvi differenza alcuna di co- lorito negli otto esemplari adulti che fanno parte della presente collezione.
Quest’ elegantissimo uccellino arriva dall’ equatore nel territorio dei negri Djur verso la prima metà di febbrajo; è allora che se ne inco- mincia a vedere qualche coppia sopra i fiori bianco-odorosi della pianta chiamata dagli Arabi dadanus o ebano del Sudan. Si mostra pure so- pra altri fiori come in quelli di varie euforbie e della Cassia pendula. Gli indigeni del luogo chiamano questa Nettarinia aciX, e dal suo ar- rivo traggono buona fortuna come nunzio di pioggie imminenti. I gio- rani uccelli arrivano nel paese molti giorni più tardi degli adulti, e sono in molto minor numero di essi. Dopo il 15 aprile spariscono tutti, nè so dove si ritirino, perchè da quell'epoca in giù non li ho più incon- trati. Quando vola quest’uecellino manda un fischio chiaro che può tra- dursi colla voce labiale svit-svit-svit ripetuto più volte, e che avvicina quello del nostro fringuello comune. — Questa specie propria di Porto Natale non era mai stata trovata da altri prima di me, nel centro Affrica Nord.
Dimensioni. Lunghezza del corpo degli adulti dalla punta del becco all'apice della coda poll. 4,6; delle ali 2,6; della coda 1,10; dei tar- si 6‘/,.
Nectarinia Longuemarii, Gray. Cynniris Longuemarii,
Less. Anthreptes leucosoma, Sw.
2 mas., A fom. In coll. n. 120, 174, 60
Mas. adul. Toto corpore supra, capite jugulo colloque superius et lateraliter purpurino-violaceo fulgescentibus, supracaudalibus pur- purino-violaceis, fascia smaragdina transversa; corpore inferiori al- bescente; plumis axillaribus sulphureo-luteis, alis nigro-fuscis, supe- rius pogonis externis leniter zaphirino-violaceo tinctis; iride castanea; pedibus rostroque nigris.
Fom. Corpore superius cinero-fusco, subtus sordide albo; abdo- mine pallide-flavescente lavato; supracaudalibus nec non rectricum marginibus externis, purpurino-violaceo nitescentibus; remigidbus re- etricibusque fuscis; rostro et pedibus corneis.
Di questo graziosissimo uccellino, essendo riuscito ad uccidere il maschio e la femmina, ho creduto bene di darne la frase latina, tanto più che non lo vedo fra le specie del più volte citato catalogo di Heuglin. L’ho incontrato al 5 grado L. N. dell’ equatore, entro una foresta di va- riatissime piante che segna il confine delle tribù dei Djur da quella dei Dor. Vi comparì nel mese di febbrajo e non si trattenne che pochissimi giorni. Nonostante le reiterate esplorazioni, non mi riuscì ucciderne ehe tre soli individui. Nell’Affrica centr. nord quest’ uccellino è assolu= tamente raro.
59)
Dimensioni. Lunghezza totale dalla punta del becco all’ estremità della coda poll. 4'/., delle ali 2,9, della coda 2.3, del becco 8, del tarso 8.
Nectarinia pulchella, Gay. Certia pulchella, L. Cinnyris
caudatus, Vieitt. Panacola pulchella, Reich.
4 mas., A form. In coll. n. 72, 254, 255, 256, 234.
Trovasi in Nubia dal 16 grado in alto verso il sud. Nel Said si vede frequente sulle piante dell’Asclepias gigas, nell'epoca della fioritura. TL’ ho pure incontrata nel Kordofan, ed è poi comunissima entro i giar- dini di Karthum nel mese di luglio, quando i magnifici tamarindi, che in molti punti fanno ombra alle case, sono in piena fioritura. Il suo abito in questa stagione è perfetto.
Nectarinia Gonzenbachii, miki. Sp. nov.
4 mas. In coll. n. 325.
Nectariniae Jardinei (J. Verreaux) ab Hartlaubo descripta valde affinis, sed tectricibus caudae superioribus violaceis-chalybaeis, rectri- cibus mediis elongatis.
Mas. adul. Capite, collo, tergo, tectricibus superioridus viridi-niten- tibus, fascia suprapectorali et tectricibus caudae superioribus violaceis chalybaeis, fascia pectorali obscure-coccinea ; abdomine toto, remigibus, rectricibusque obscure-fuliginosis, rectricibus mediis elongatis. Macu- lis acillaribus flavis nullis.
Testa, collo, dorso, scapolari, mento e gola verdi-smeraldo lucente; il verde del groppone comincia leggermente in basso a tingersi dell’ az- zurro-violaceo, che bruno e lucente colora le penne del sopracoda. Una fascetta egualmente azzurro-violaceo lucida traversa la sommità del pet- to; altra fascia più larga opaca porporino-sanguigno-scura traversa il petto; le pennuzze che la compongono, nerastre alla base, sono pure traversate da una sottilissima fascetta azzurro-violacea che non si mo- stra che quando esse si sollevano. Il ventre, i fianchi, il sottocoda sono neri, remiganti fosco-brune, timoniere superiormente scure, e quasi ve- late da una tinta leggiera azzurrognola, le due di mezzo più lunghe, sono orlate di verde-scuro-bronzino: tutte queste penne caudali dalla parte posteriore mostrano d’essere traversate da sottili fascette fosche, poco appariscenti; becco e piedi nerissimi.
Dimensioni. Distanza dalla punta del becco all'estremità della coda, poll. 4,11, becco 7, tarso 7, ali dall’angolo dell’omero all’estremità della delle remiganti 2,3, coda 1,10, le due penne di mezzo 2,7.
Un solo esemplare fu trovato da me nell’interno del Fiume Bianco, 8 grd. L. N. Dedico questa specie all'amico Guido Gonzenbach cittadino di
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S. Gallo, repubblicano di nascita, di fede e dijopere: esempio non comune di uomo industriale, operoso, onesto, studiosissimo. Possa questo tenue omaggio reso alla virtù sua sdebitanni in parte della molto gratitudine che gli debbo per moltissimi servigi resimi in Oriente, durante il lungo esilio politico di 14 anni, che a far men triste egli pose studio assiduo di patriota e d’amico.
Neetavinia metallica, Licht. Cinnyris metallica, Ep.
4 mas. adult., 1 juv., A fem. In coll. n. 48, 56, 57, 64, 247, 271.
Questo elegantissimo uccellino al dire di Heuglin discende in Nubia fino al 24 grd. N. B. e sarà; ma in quanto a me non l’ho mai trovato più in basso del 22, cioè alla distanza di un giorno da Oadi-Halfa circa; così al disopra di Karthum non si continua a vedere che fino al 12 grd. Nei mesi di estate è frequente lungo le sponde del Nilo dalle quali ben poco discostasi. Il suo debole grido è un zi-zi-zi minutissimo, che fa sentire particolarmente quando si trasloca da un albero all’ altro I più belli individui della mia collezione, in abito di nozze, furono uccisi in Nubia nei primi di luglio del 1859. Nell'agosto dello stesso anno, in Antub, mi furono portati due nidi di quest’ uccellino, grigi di colore, e della forma di un sacco, ristretti e coll’apertura in alto, tessuti di lana, di penne, e di cotone. In uno vi erano tre uova, e nell’altro quattro, molto variate fra loro, perchè alcune dal fondo grigio livido e seuro, passavano al chiaro; alcune dal grigio-verdastro al rossino-livido. Erano tutte moschettate di bruno; varie di esse erano coronate in basso da una quantità di macchie scurastre poco appariscenti, sopra le quali ve n'era un altro ordine più seure, piccole e rotondette. La forma di dette uova è molto piramidale, e la loro superficie, semilucida. Misu- rano nel diametro maggiore mill. 16,6, nel minore mill, 11. In se- guito trovai io stesso molti altri di questi nidi, che perdetti con una quantità di altri oggetti raccolti nel Sennaar, per la stupidaggine e ne- gligenza dell’Haekim Tyran, farmacista dell'ospedale militare di Kar- thum. Egli, durante la mia assensa al fiume Bianco, addossò alla cassa che li conteneva del grano duro, che riscaldandosi cagionò delle tarme, le quali penetrate nell’interno distrussero molte cose, e fra queste più di 50 spoglie di uccelli preziosissimi. Hadeas in malam rem, malumque cruciatum!
Nectarinia platura, Gray Cinnyris platurus, Viet. Ne- ctarinia cyanopygas, Lichis. Nectarinia sylviella, Temm. He- dypna platura, Reich.
2 mas. In coll. n. 68, 69. Mas. adul. Magnitudo Nectariniae metallicae; capite, tergo, sca-
pularibus et tectricibus alarum aeneo-viridibus; pectore et abdomine favissimis; uropygio, tectricibus caudae superioribus chalybaeo-vio-
3° taceis; remigibus fuscis; rectricibus nigris, catus în chalybaeum ver- gentibus, duabus inlermediis spatuliformis duplo elongatis; rostro nigro, pedibus obscuris.
Nel Sennaar e nel Kordofan non vidi mai questa specie; ma mi com- parve innanzi per la prima volta nello interno del fiume Gazal, ove nel mese di aprile ne uccisi varii individui, sopra i copiosi e pendoli fiori delle cassie. Manda lo stesso grido sottile delle altre specie, delle quali è più rara, e ristretta a ben poche località.
III. Dentirostres.
Hamilia WINNT. - Silvider. 241. Maluriae.
Cysticola schoenicola, 8». Sylvia cysticola, Temm. Sali-
caria cysticola, Keis. et Blas.
4 mas. In coll. n. 24.
Frequente in Egitto, in Nubia e nelle coste del Mar Rosso. Uceiso in Dendera il maggio del 1889.
Brymoica . +0 a È
4 mas. In coll. N. 4188.
Major. Supra unicolore rufo-fuliginosa, subtus albida, hypocondriis et subcaudalibus isabellino-rufesceutibus; rectricibus fusco-rubrescenti- bus, lineis minutissimis indislinete trasversim striatis; pogonio îin- terno atque partim externo apicem versus, macula nigra notato. Re- migibus obscuris, rufo marginatis: rostro corneo, robusto, incurvato, iride fusca.
Non avendo sott’ occhio l'esemplare da me descritto, nè potendomelo pel momento procurare, ne tralascio le misure, parendomi errate quelle che conservo fra le mie note. - Fu ucciso da me il 10 aprile del 1861 fra i cespugli, che erano attorno ad un piccol lago per entro la tribù degli Elwasch fra il 7 e 6 L. N. nello interno del Gazal.
Drymoica gracilis, Rip. Malurus gracilis, Ripp. Prinia
gracilis, Ripp. Carruca gracilis, Enrend.
1 mas. In coll. n. 65.
Comune in Egitto, particolarmente in alcune piecole isole disabitate nel lago di Mensali. Per la valle nilotica risale anche nella Nubia su- periore, da dove proviene il presente esemplare.
38 Drymofca (?) troglodytes, mihi. Sp. nov.
4 mas., A fem. In coll. n. 43, 108.
Parva; supra laete cinnamomeo-rufescens, gula et pectore dilute isabellinis pallidis; lateribus cinnamomeis, abdomine serico-albido ; cauda rotundata; rectricibus pogonio interno cinarescente, externo cin- namomeo, apicem versus nigro; duo medianis unicolore-rufescentibus , rostro pedibusque corticineis.
Tutte le penne del disopra del corpo sono d’una bella tinta cinnamo- mea-rugginosa; questa tinta schiarisce ai lati della testa e del collo, e passa al bianco isabellino nella gola; il petto e il disotto del corpo hanno questo stesso colore isabellino, ma molto più scuro, lungo i fianchi; la regione abdominale ed anale è bianco-sericea; le due penne di mezzo della coda sono del colore stesso del dorso e senza macchia, le altre tutte nel pogonio interno, scuro-cenerognolo, all'apice ed esternamente cinna- momeo-rugginose, aventi una macchia scura in prossimità della punta; remiganti scurette orlate all’esterno di ruginoso.
Dimensioni. Distanza dalla punta del becco all'estremità della coda poll. 3,5 :/:, apertura del becco 5, coda 1,6, tarso 7 ‘/:, ala 1,9 ‘/..
Ho dato a questa Drymoica il nome di troglodytes, sia per le sue forme alquanto ravvicinanti gli uccelli che compongono quel genere, sia per i suoi costumi. Essa si tiene sempre al basso delle piante, e par- ticolarmente dei grandi alberi, ove fa accurata ricerca d’insetti. È vispa quant’ altri mai, e porta la sua coda (proporzionatamente al corpo, più corta di quella delle vere drimoiche) sempre in alto. Era piuttosto fre- quente nel margine dei boschi prossimi alle capanne dei Djur, dalle di eui terre provengono gli individui che fan parte di questa collezione.
22. Sylvina.
Calamoherpe pallida, 8. Solicaria pallida, Herend.
A mas. In coll. n. 2.
Comparisce per entro la valle nilotica. Ucciso nelle vicinanze delle eateratte di Assouan nel maggio del 1859.
Eremomela (?) canescens, miki. Sp. nov.
92 mas. In coll. n. 50, 98.
Anulo niveo periophtalmico nullo.
Mas. adul. Parvus, supra virente-flavus, capite collogue superiore pallide ‘cinerescentibus, loris, regione ophtalmica et auriculare obscu- ris, gula collique lateribus albis; toto corpore subtus lacte flavo-citrino; rectricibus olivaceis, viridi-flavo marginatis, remigibus laeviter ob- scuris, externe subtiliter flavo limbatis, extremis obscuris, rostro ni- gro, pedibus fuscis.
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La parte superiore del corpo è cenerino sporco ; redini oscure: questo colore recinge l’occhio e si dilata, ma più debolmente, al disopra dell’orec- chio; tntto il resto del corpo superiormente è giallo-olivastro. Il bianco della gola si estende lateralmente alle mandibole inferiori, e scende verso il petto. Petto, ventre, fianchi, copritrici inferiori della coda, penne che coprono le cosce giallo-limone unicolori. Le remiganti scuro d’ om- bra, hanno il pogonio esterno marginato di giallo-verdognolo fin quasi al- l'estremità. Le timoniere sono un poco più chiare delle remiganti, in- ternamente, ed esternamente sfumate di giallognolo. Il becco è nero, l’iride scura; tarsi e piedi color legno-secco.
Dimensioni. Distanza dalla punta del becco all’ estremità della coda poll. 3,6 ‘/., apertura del becco 6, coda 1,7, tarso 8, ala 1,11/..
A primo aspetto potrebbe credersi appartenere ad un Zosterops, ma avendo passato accuratamente in rivista tutte le specie descritte da Reichenbach e da altri, e meglio esaminata la forma del suo becco, mi sono determinato a collocarlo fra 1’ Eremomele, tanto più che somi- glia moltissimo all’ Eremomela pusilla di Hartlaub, che conservasi nel museo di Berlino. Questa mia specie differisce principalmente da essa per la macchia scura che recinge l'occhio e la regione auriculare ; e per la maggior lunghezza dei tarsi. — È frequente nel territorio dei Djur sopra gli alberi, e particolarmente sopra quelli di dassia parkii, fra le cui foglie saltellava e svolazzava in cerca d’ insetti, nei mesi di marzo e di aprile.
25. Saxicolinae.
* Saxicola lugens, Lichts. Saxicola leucomela Temm.
Costumi simili a quelli degli altri suoi congeneri. Gli individui rac- colti da me in Cairo nel aprile del 1859 appartenevano alla varietà pro- pria all'Egitto, alla Nubia, ed alla Siria, che sono leggermente più grandi della Zeucomela della Russia orientale.
Saxicola isabellina, Ripp. Saxicola saltatrix, Menestr.
A mas. In coll. n. 279.
Trovata due volte, l’una nel Galabat, e l’altra nel Kordofan. Abita località deserte, arenose e sassose.
Bromolea leucurus, Fp. ev Cab. Saxicola leneura, Ripp. et
Bi. Sax chachinnans, Temm. Vitiflora leucura, Bp.
A mas. In coll. n. d.
S' incontra in Egitto in alcune località delle montagne del Mokatan, così pure nelle due catene che fiancheggiano il Nilo, libica ed arabica. Gli
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esemplari raccolti in Egitto nell'aprile del 1859, fecero parte della col- lezione spedita in Smirne. Un mas. adul. a testa bianca (S. levcapilla, Aliq.) ucciso da me in Assouan è il solo che fa parte della presente collezione.
Thamnolsa albiscapulata. Bp. er Coban. Saxicola albisca-
pulata, Ripp. Thamnobia albiscapulata, Gray.
2 mas. In coll. n. A7A, 172.
È notato da Riippell come uccello dell’Abissinia. Il 3 aprile del 1861, ne trovava due entro una foresta dei Djur, occupati a distruggere certe larve che divorano le gemme dell’albero del butirro. Nè prima nè dopo quell’epoca, ho più rincontrato quest’uecello che sembra raro.
24. Parinae.
Rielaniparus leucopterus, 8. Parus leucopterus, Swains.
Parus leucomelas, Rip.
2 mas., A fam. In coll. n. 94, 199, 74.
Iride giallo-limone. Quest’ uccellino verso î primi giorni d’ aprile co- mincia a discendere da latitudini superiori entro le foreste traversate dal Kor di Amulmul e rinserrate dal fiume Djur fra il 5 e 6 L. N. da dove, mano mano che le pioggie sì avanzano, passa a zone inferiori, ma non mai più basso del 12 grd. Distrugge una quantità di gemme di alberi, delle quali è avidissimo. Non lho mai trovato in branchetti di otto o dieci come alcuni altri parîn?, ma solo accoppiato il maschio al- la femmina. Si trova in Abissinia, nel Sennaar, come abbiamo veduto, e nel fiume Bianco, ma non so se si trovi ugualmente nel Kordofan.
arcmmilia MAV. - Alavdidoe. 25. Alaudinae.
* Galerida isabellima, 5p. Alauda isabellina, Riipp.
Comune nelle basse colline sabbianose dei contorni del Cairo, nelle vicinanze delle piramidi, e più innanzi in Nubia fin oltre Assouan. Corre velocemente, ma quando si arresta, mal si discerne per la sua tinta isa- bellina affatto simile alle sabbie del deserto. Fece parte della collezio- ne spedita a Smirne.
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* Certhialauda desertoram, 3. Alauda desertoram,
Stanley.
Abita le stesse località della specie precedente, ma più rara e molto più inoltrata entro il deserto. Gli individui raccolti da me nel Cairo di ambedue queste specie, nel marzo e aprile nel 1859, fecero parte della collezione come sopra.
* Alauda prestigiatrix, Leva. Alauda marginipennis ,
Paul V. Wurtenberg.
S’incontra in varie località del Sennaar del Kordofan, e anche dell’in- terno del fiume Bianco. L'ho uccisa due volte, nel settembre del 1859, in Wod-essa bunabi, sulla sponda diritta del fiume Blù, e l’altra nelle lande superiori del Gazal. Tutte due le volte essendo per via, non mi fu possibile di prepararla. Questa allodola si eleva nell'aria a perdita d’occhio, tantochè spesso avviene di udirla, senza poterla vedere. Da un punto dell’aria impercettibile, ti giunge all’orecchio un suono come quello di una carrucola, è dessa che ascende le regioni aeree a riprese con un moto tremolante verticale, battendo fortemente le ali.
Macronyx capensis, Fn. Alauda capensis L. Macronyx
flavicollis, Sw.
A mas. In coll. n. 247.
L’unico luogo ove trovai questa specie, durante il mio soggiorno in Affrica, fu entro le lande dei Nuer e precisamente nelle vicinanze del piccolo lago Kit, traversato verso il 7 grd. L. N. dal fiume Gazal. Dalle informazioni avute sul luogo da un certo signor Vayssieres cacciatore d’elefanti, quest’ uccello comparisce in esse località al cadere delle prime pioggie, cioè in aprile, e vi si trattiene fino all'agosto. Certamente che vi farà il nido. Quando prende il volo raramente si gitta a terra, ma per ordinario si posa sopra i piccoli arbusti, da quali fa sentire un zivolo un poco somigliante a quello della Emberiza melanocephala.
26. Moticillinae.
Motacilla Liehtensteini, Cabaris. Motacilla capensis, Ripp.
nec non Motacilla capensis, L. Motacilla capensis adult. Lichtest.
2 mas. In coll. n. 478, 482.
Il principe Bonaparte divide la specie dell’ Affrica nord da quella dell’Affrica sud presa dal Lichtenstein e da altri, per la Motacilla ca- pensis, L. e lascia alla prima il nome datole da Cabanis di Motacilla Lichtensteini, e alla seconda quello di Linneo che corrisponde all’A/ra,
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Gmel. e alla Mo. Cupite Bonae Spei, Briss. (vedi Bonaparte, Notes Ornit. sur la Coll. Dellatre, pag. 47 în nota). Si trova in Nubia lun- go il Nilo, e risalendo trovasi tanto sul fiume Blù che sul fiume Bianco. I
due individui qui sopra furono presi da me in Rosseres nel marzo del 1860.
Familia XV. — Turdide.
27. Turdina.
*Turdus icterorhincus, Pau. V. Wurtember. Turdus pe- lios, Bp.
È cosa riconosciuta dai più che questi due nomi non indicano che unt specie sola; contuttociò siccome quello di Bonaparte fu adoperato a pre- ferenza per denotare la specie dell’Affrica sud, così per la specie del- l’Affrica nord è preferibile di usare, come fece Heuglin, quello del prin- cipe di Wiirtemberg.
I nomi pertanto di Turdus icterorkynchus. e di Turdus pelios, do- vranno servire piuttosto ad indicare una divisione geografica, che una divisione specifica.
Il Turdus libonianus di Swaison, che alcuni autori per la gran somi- glianza coll’interorchynehus lo fecero sinonomo di esso, resta assoluta- mente una specie separata appartenente, al dire di Bonaparte, all’Asia centrale. Essa si distingue per la diversa disposizione delle macchie della gola, che è bianco-giallastra nel mezzo, contornata da una quantità di machiuzze bruno-nere, mentre quella dell’Icterorchyneuhus, 0 pelios è striolata di fosco. Hart!. Syst. Ornit. West aff. pag. 75.
Abita la Nubia, l’Abissinia, il Kordofan, a cui debbo aggiungere il fiume Bianco, e l’interno del Gazal.
Varie spoglie di questo uccello mi andarono perdute con altre entro una barca che faceva acqua, e che rimase per molto tempo di stazione nel piccolo lago Kit.
* Petrocincla saxatilis , Vigors. Turdus infaustus , Lath. Monticula saxatilis, Bp.
Un maschio in’abito di gioventù fu ucciso da me il 21 febbrajo del 1861 per entro le terre degli Amuok tribù negra all’est dei Djur.
Bessornis monacha, Heug!. (Cossìpha, rigors.)
2. mas., A foem. In coll. a. 498, 470, 203.
Heuglin, che scopriva quest’uccello, lo dice abitatore di Rosseres e del Fazoglù. E appunto in marzo del 1860, io lo vedeva perla prima volta
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în una foresta vicinissima a Rosseres, e ne uccideva un maschio. L’anno appresso lo incontrava nel territorio dei Djur, da dove ne riportava un maschio ed una femmina. Ha costumi molto somiglianti a quelli dei veri tordi; si tiene molto a terra entro le grandi ombre, particolarmente nelle località umide e coperte da foglie diseccate ; colà egli cerca insetti, e larve a preferenza, che distrugge in copia.
Cercotrichas erythroptera, Hut. ex Boj. Turdus erythro-
pterus, Gm. Sphenura erithroptera, Lichtes.
1. mas. In coll. n. 17.
Comune entro le folte piante spinose di ramn? e di zinzifi che trovansi in prossimità dei villaggi nubiani lungo il Nilo, ma non più basso del 13 grado. Con grande attività fa caccia agli insetti, e quando si posa, inalza ed abbassa continuamente la coda.
Ixos arsinoe, Lichies. Picnonotus arsinoe, Heugl. ex Kuhl,
1 mas. In coll. n. 251. i
Frequente entro i boschi di palme, entro i giardini e luoghi coltivati e ricchi di piante, tanto in Egitto che in Nubia. Vive in piccolissimi branchi di 40 6, che fischiano e si chiamano tra loro continuamente; in specie poi, quando alcuno di essi discopre qualche oggetto nuovo. Si ad- domestica colla massima facilità, mangiando di tutto.
Ixos aurigaster, Bp. Picnonotus aurigaster, Gray.
A mas. In ‘coll. n. 640.
È appena distinguibile dall’ Zxos canthopygqius, Ehrenb. Specie co- nosciutissima dagli Arabi della Siria sotto il nome di 0u20v2. Nel Sennaar e nel Kordofan non ho mai incontrato quest’ uccello, che soltanto tro- vava in piccol numero entro le foreste del fiume Gazal all'ovest là ap- punto dove prende il nome di Djur.
28. Timalineae.
Crateropus leucocephalus, Ripp.
A mas., A fem. In coll. n. 405, 407.
Frequente in vicinanza dei villaggi ricchi di macchioni e di arbusti sul fiume Blù dal 16 grd. in alto, come pure sul fiume Dinder, e in molte parti del Sennaar e del Kordofan. Vive in piccoli branchi compo- sti di 6 o 8 individui che si tengono entro le piante a piccola distanza da terra, avvertendosi l’un l’atro, e chiamandosi a vicenda con fischi
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clamorosi e ripetuti. Costumando mettersi più d’ uno sullo stesso ramo- scello, è raro il caso che tirando a quello che primo ti si presenta, non ne getti abbasso varj da te non osservati. Preferisce le piante spinose quali esse siano, le acacie, le mimose, e sopratutto i ramni e i ginzifi. Ne uccisi var) in Amsugra in ottobre del 1859.
Cratheropus plebejus, Gray e Rip.
4 mas., A fem. In coll. n. 445, 145.
Costumi uguali a quelli della specie precedente. Appartiene al Kor- dofan e all’interno del fiume Bianco. Non lo vidi mai nel Sennaar. Gli esemplari da me riportati appartengono ai contorni del villaggio di Nguri fra i Djur dov'è comune. Spesse volte coi loro gridi mi han fatto avvertito di un branco di galline di Faraone ( Numida ptylorhyncha)
che pascevano fra le erbe al disotto dell’albero ove i detti uccelli po- savano.
Spenura acacia, Lichtest. Crateropus acacia, Ripp.
A mas. în coll. n. 27. :
Proprio dell’alto Egitto e della Nubia, dove lo incontrava frequente entro le spesse e bellissime oasis del deserto di Bajuda. Tanto nel- l'abito che nei costumi somiglia molto al Crateropus squammiceps, proprio dell'Arabia petrea, e figurato da Riippell nella tav. 12 del suo Atlante. Qnesti uccelli non solo non temono la presenza dell’uomo, ma quando venga atterrato da un colpo di fucile qualcuno di loro, gli al- tri, o rimangono sullo stesso albero del compagno caduto, o ne par- tono per ritornarvi all'istante.
29. Oriolinee.
Oriolus auratas, Viet. Oriolus bicolor, Wagl. ex Tem.
7. mas., 2 fem. In coll. 53, 36, 84, 96, 105, 412, A84, 106, 407.
Non conoscendo l’Orzolus chryseos, Heuglin, che nel suo catalogo mette nel posto del O. auratus, e non sapendo se quella sua specie sia il vero O. auratus, Vieill., perchè ne dubita egli stesso, a scanso d'equivoci riporto per la specie qui notata la frase di Bonaparte, come quella che fedelmente si adatta agli esemplari raccolti da me nel fiume Bianco.
Aurco-flavus, vitta lata trans-oculari nigra; tectricibus alarum, marginibusque remigum secundariorum late flavis; plumis uropygii den- sissimis, rostro rubro.
I negri Djur, come pure i Dor chiamano quest’ uccello ddr, esso di-
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scende nel loro paese nei primi giorni di marzo, e vi rimane sparso in piccolissimo numero fino agli ultimi giorni d’aprile, a meno di qualche coppia che ho incontrato anche più tardi. Appena giunge, le sue bellis- sime penne giallo-dorate, particolarmente quelle del petto e del ventre, sono sporche di una terra scuriccia molto difficile a nettarsi. È evidente che dalle dirotte pioggie cacciato dagli alti piani equatoriali, costretto a nutrirsi di vermi, piuttosto che di frutta e di bacche mancanti in quella stagione, e dovendosi procurare questo nutrimento sopra terreni melmosi, e pregni di acque, ne resti imbrattato il suo abito, che torna al pri- miero splendore dopo breve soggiorno nelle forti terre ferrugginose dei Djur. I costumi di quest’uccello sono gli stessi di quelli dell’ O. galbula del quale imita anche il fischio, ma è meno sospettoso di quello, e molto più facile a cacciarsi. Non oltrepassa mai, nel discendere al nord, il 12 grd., ed è più frequente al sud, sud-ovest che non al sud-est,Wagler dice che abita il Senegal, il Capo di buona speranza, e la terra dei Cafri.
Oriolus larvatus, Lichies. Oriolus condougnan, Temm. Orio- .Jus chloris, Cu. Oriolus capensis, Swaîns. Oriolus mona-
chus, Wag. Oriolus melanocephalus , Variet. Vieilt.
3 mas. In coll. n. 213, 244, 245.
Questa specie propria dell’Affrica sud, dagli alti piani dell'equatore si avanza nel fiume Bianco fino al 9 e 10 grado. Gli individui di Brun Rollet, citati da Hartlaub, provengono dal paese dei Kic, abitato da una tribù negra che gli da il nome, e situato alla sinistra del fiume fra il 6 8 L. N. Quelli facenti parte della mia collezione mi furono ce- duti da un mercante d’avorio di ritorno da Gondokoro, ove mi assicu- rava che nell’ epoche delle pioggie era comune entro i i dei Bari della montagna. Nel Sennaar e nel Kordofan non l’ho mai veduto, e neppure l’ho incontrato nell'interno del paese dei Djur, dove è piutto- sto frequente la specie notata qui sopra.
Hamilia XVI. — Miuscicapidee.
50. Muscicapinee.
Muscicapa semipartita, Rippe. Butalis semipartita, bp.
ex Boj.
In coll. n. AI, 26, 412
Dilute plumbea, remigibus obscurioribus rectricibus concoloribus , subtus, fllavo-rufa, cauda rotundata, rostro parum depresso. — Bona- parte, Conspectus. pay. 318, 8.4.
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Per distinguerla a primo colpo d'occhio ho creduto bene di riportare la frase di Bonaparte, mentre la forma del becco, più prossima a quella di una Sylvia che di una Muscicapa , potrebbe trarre in errore o non farla riconoscere. — Fra il maschio e la femmina non havvi la più pie- cola differenza. Questi uccellini sono oltre ogni credere domestici, men- tre con que loro grandi e magnifici occhi neri ti guardano tranquilli a piccola distanza dalla tua testa, scherzano continuamente colla loro femmina, e cacciano sull’ albero istesso sotto il quale tu sei a merig- giare. — Gli esemplari da me riportati appartengono ai villaggi dei negri, Lau, Tek, e Rek fra il 6 e 7 grd. L. N. all’ovest del fiume Bianco. — Gli alberi sopra i quali ordinariamente si tengono sono i sicomori.
Muscicapa torquata, L. Platystira torquata, Gray. 3 mas., 2 fem. In coll. n. 13, A4, 87, 52. 289.
La fascia pettorale del maschio è di color nero intenso; quella della femmina color rosso - marrone. L’iride è giallo - chiara. — Discende tanto all’est che all’ovest fino all’ 12 grd. Trovasi in Abissinia, nel Sennaar, nel Kordofan, ma più frequente nelle terre abitate dalla Mu- scicapa semipartita. Abita le foreste spinose, formate da piante gom- mifere; è più selvaggia, ma imita molto i costumi dei parzd.
Tehitrea Ferreti, Gu. Muscipeta Ferreti, Bonap.
Supra bruneo-cinnamomea, capite large cristato, colloque late nigro- chalibeo relucentibus; alis nigris; remigibus primartis totis nigris, secundariis extus late, intus stricte albo marginatis, tectricibus mino- ribus totis, majoribus pogonio externo tantum albis, qui color prelon- gam vittam niveam ale format, cauda cinnamomea, duabus rectrici- bus mediis longissimis albis, carum basi et scapo nigris, subtus a pec- tore schistaceo-grisea, abdomine medio anoque pallidioribus. — Rev. Zool. 1843, pag. 162.
Mas. vecchio dell’età di 4 a 3 anni. In coll. n. 187.
Testa, collo,petto scuro-verdoni con riflessi acciarognoli, penne occipitali del colore stesso, ma alquanto più lucide e prolungate in largo ciuffo eri - gibile. Parti superiori del corpo quasi interamente bianche, con traccia di nero lungo gli steli, omeri bianchi; remiganti primarie nere, secondarie marginate di bianco lungo il pogonio esterno; penne caudali bianche, con- tornate di nero con stelo nero ; le due lunghe timoniere di mezzo inte- ramente bianche; ventre e fianchi scuro-verdoni; anello perioftalmico celeste ; iride scura. — Ucciso il 12 aprile 1861, fuori del villaggio di Nguri fra i Djur.
Maschio vecchio quasi coetaneo del precedente. In coll. n. 167.
1] disopra del corpo castagno-rosso vivace; il disotto nero-lavagna scuro»
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Testa, collo, petto, e parte del ventre color verde-moscone-metallico ; umerali bianco-puro ; copritrici superiori delle ali variate da penne tinte irregolarmente alcune di bianco, altre di verde-scuro, altre di rosso come il dorso; marginatura interna ed esterna delle piccole remiganti bianca-candida, e molto dilatata; sopracoda rosso, misto a penne scure verde-metallico; timoniere, le quattro laterali esterne alcune quasi af- fatto nere, altre rosse sporcate più o meno di nero ;le laterali alle due mediane bianche, collo stelo e la punta nera; le due lunghe di mezzo, candide — 28 marzo 1861.
Maschio vecchio, poco minore in età del precedente. In coll. n. A51.
Ne differisce per avere il dorso color marrone-scuro tutto e interrotto ‘da penne verdone-scuro con qualche traccia di bianco. Le penne della coda interamente nere, ad eccezione delle due di mezzo tutte bianche candide e lunghe 13 pollici; le sopracaudali tinte di scuro-verdone , incominciano a tingersi di bianco ; uguale in tutto il resto. — Ucciso entro le foreste dei Djur il 23 marzo 1861.
Maschio dell'età di 3 a 4 anni. In coll. n. 123.
Fra il colore rosso-puro del groppone cominciasi a vedere qualche traccia di seuro-verdone. Il sopracoda è interamente scuro-verde-moscone metallico ; nel sottocoda si vede qualche penna sfumata di bianco; scapo- lari rosso-castagno, mescolato al verdone-metallico; umerali interamente bianche; in tutto il resto simile al precedente. — Ucciso da me in Nguri l11 marzo 1861.
Maschio dell'età come sopra. In coll. n. 190.
Simile in tutto al precedente, a meno che nella estremità dello stelo delle due timoniere di mezzo, lunghe 11 poll., si osserva un poco di ne- ro. — Ucciso in Nguri il 6 aprile 1861.
Maschio adulto dell'età di 3 anni. In coll. n. 149.
Testa, collo, petto verde-moscone scuro, con riflessi d'acciajo. Penne oc- cipitali di quest’istesso colore, ma allungate e disposte in ciuffo erigibile. Tutto il disopra del corpo di un bel fulvo-marrone vivace, il disotto schista- ceo grigio con qualche riflesso metallico poco appariscente; timoniere nere con qualche indizio di rosso, le due di mezzo misurano 12 pollici, e sono perfettamente bianche ad eccezione dello stelo, il quale dalla base fin oltre a un pollice di distanza è nero; remiganti primarie nere, secon- darie marginate di bianco, e bianche esternamente le grandi e piccole copritrici ; sopracoda verde-moscone-metallico , sottocoda nero-grigio come il ventre; anello perioftalmico turchino, palato verde erba-chiaro; piedi turchino-neri. Questo è l’abito che meglio corrisponde alla frase di Guerin-Meneville, riportata in testa di quest’ articolo. La differenza delle timoniere dal rosso al nero, viene spiegata dalle tinte della coda degli individui che seguono. — Ucciso da me in Nguri il 16 marzo 1861.
Mas. del 2.° anno. In coll. n. 143.
Parti superiori del corpo rosso-marrone vivace; umerali tinte già in
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gran pute di bianco ; remiganti secondarie marginate di bianco ; coda color rossastro sporco tutto adombrato di nero ; una delle due lunghe ti- moniere mediane interamente nera, l’altra bianca in parte con tutto lo stelo nero cioè marginata leggermente di nero lungo il pogonio esterno, con una gran macchia nera nel pogonio interno, macchia che a un terzo di tutta la lunghezza della penna, progredendo verso la punta, si dila- ta, e tinge di esso colore l’intera penna fino alla estremità. Ucciso nelle foreste dei Djur il 12 aprile 1861.
Mas. adult. del 2.° anno. Le stesse tinte del precedente, soltantochè le umerali alla base sono
bianche. Ucciso nella medesima località li 22 marzo 1861.
Mas. come sopra. In coll. n. A68
Uguale all’antecedente. La tinta rossa del tergo è un poco più scura, e le penne del sopraccoda cominciano a passare dal nero-verdastro , al bianco. Ucciso come sopra li 30 marzo 1861.
Mus. come sopra. In coll. n. 166.
Parte superiore del corpo rosso-cannella vivace; le penne che coprono gli omeri dalla tinta rossa passate al nero-cenerognolo ; remiganti se- condarie marginate non più di rosso, ma di nero-ceneregnolo con qual- che appariscenza di tinta biancastra. Ucciso li 28 marzo 1861.
Mas. del 4.° anno. in coll. n. 153.
Tutto il disopra del corpo di un bel rosso-marrone che si estende an- che al margine esterno delle remiganti terziarie. I margini delle secon- de remiganti grigio-bianchi. Gli omeri affatto grigi. La coda rosso-mar- rone appena adombrata di scuro. Il color verde-moscone del petto, poco intenso, e il resto del corpo cenerino-scuro ; le due timoniere medie ap- pena uscite di poche linee dal rango delle altre. Ucciso in Nguri nel marzo 1861.
Altro mas. del 4.° anno. In coll. n. 515.
Tutta la parte superiore del corpo, rosso-cannella-vivace uniforme, privo affatto di bianco; remiganti secondarie marginate dello stesso color rosso degli omeri e del groppone ; tutte le timoniere, incluse le due di mezzo, rosso-cannella vivace; queste poco prolungate e in istato di cresce- re. Proveniente dalla stessa località, e avuto dal barone de Prousner.
Maschio del 4.° anno, più giovane del sopradescritto. In coll. n. 253.
È così rassomigliante ad una femmina da confondersi con essa. Ad ogni modo faccio notare che le due timoniere di mezzo sono alquanto più al- lungate di quelle della femmina; che havvi in tutte una leggerissima adombratura di nero; che le penne erigibili dell’occipite sono più rieche, più splendide e più dilatate di quelle use a trovarsi nelle femmine, e che ne’ margini esterni delle seconde remiganti evvi una piccolissima traccia di bianco-cinereo, e che in fine il color scuro-lavagna del disotto del corpo, è un poco più intenso di quello delle femmine.
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Tre femmine adulte. In coll. n. 428, 150, 485.
Quest’ ultima cioè il 185, ha le tinte più chiare delle altre, ed il rosso è cinnamomeo vivace, piuttosto che castagno. Quest’individuo è più adulto degli altri.
Descrizione della femmina. Parte superiore del corpo rosso-cinnamo- meo. Quest’istesso colore tinge tutta la coda e in gran parte le remi- ganti, secondarie e terziarie. Testa e collo verde-moscone , con leggeri riflessi metallici. Petto e ventre color lavagna, più carico nel petto; sotto- coda rossiccio, sopraccoda rosso come il dorso; umerali ugualmente rosso- cannella, senza traccia alcuna nè di cenerino, nè di verde, nè di bianco.
Da tutte queste differenti mute a cui va soggetto questo grazioso vo- latile nelle sue diverse età e nelle varie stagioni ne consegue:
1.° Che il maschio non prima di sette o otto mesi comincia la sua muta, e che fino a quell’età va confuso quasi perfettamente colla femmina.
2.° Che in tutti i maschi giovani le penne caudali son rosse, e che da questa tinta passano per gradi al nero, e dal nero parimenti per gradi, al bianco.
3.° Che i margini delle remiganti dal rosso passano al cenerino, e dal cenerino al bianco.
4.° Che le penne umerali nei giovani sono sempre verde-scuro-me- talliche, che da questo colore, invecchiando, passano al cenerino-scuro » e dal cenerino-scuro, al bianco perfetto.
5.° Che le penne sopracaudali negli individui maschi molto giovani sono rosse come il disopra del corpo, che in seguito passano al verde, e al verde-scuro-metallico; e nella vecchiaja, al bianco, serbando sem- pre per altro qualche traccia di scuro.
6.° Che la parte superiore del corpo dei maschi nel terzo anno co- mincia a mescolarsi a qualche penna scura metallica, per servire di pas- saggio al bianco, che colora tutto il dorso e il sopraccoda fra il quarto e quinto anno.
7.° Finalmente che la tinta uniforme fulvo-scura del dorso tanto dei maschi come delle femmine indica la gioventù dei due sessi, che essa tinta nei maschi per mezzo dei passaggi sopra descritti si converte in bianco, e nelle femmine in color cinnamomeo-chiaro-vivace.
Circa la metà di marzo comincia ad apparire nelle terre dei Djur fra il 5 e 6 grd. dall’equatore, dove sembra che soggiorni per tutto il tempo della stagione secca. In quest’ epoca discende da quegli alti piani, cacciatovi dalle pioggie continuate e dirotte. Si fa vedere per entro le foreste a coppie a coppie: in continuo movimento nel passare da un albero all’altro, fa sentire la sua piccola voce molto simile a quella del nostro chiappa-mosche. È incredibile la elegante vivacità de’ suoi movimenti, e l’effetto mirabile in mezzo alla verdura dei boschi di quelle sue graziosissime penne caudali, che a guisa di nastrolini
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bianchi pieghevolissimi sventolando in mille guise lo accennano a grandi distanze. In quanto a me è uno de’ più eleganti uccelli che abi- tano quelle foreste. — Alla mia partenza dal paese dei Djur circa la metà d’aprile era del tutto cessato il passaggio di questi uccellini. — Suppongo che si ritirino sui margini dei fiumi e dei stagni ricchi di verdura, e che non oltrepassino il 10 grd. o l’ 11 tutto al più. — Nel Sennaar non l’ho mai incontrato, ma mi venne assicurato che comparisce entro i boschi del fiume Blù fino all'altezza di Rosseres. Certo è che, se vi arriva, ciò accade più tardi, mentre trovandomi in quei luoghi, nel marzo e aprile 1860, non ne vidi alcuno. — Potrebbe anche essere che dai cacciatori d’elefanti, dai quali io prendeva molte informazioni in Karthum, venisse confusa colla Tehitrea melanogaster di Gray 0 con la Platystira pririt di Bonaparte, notate da Heuglin, la prima sotto il nome di Muscipeta melanogaster e la seconda di Platysteira sene- galensis, tanto più che di esse specie mi fu dato vederne qualche spo- glia presso il Console austriaco di quella città, il signor Natterer (1).
si. Myagrinee
Elminia Feresita, mihi, Sp. nov (2).
4 mas., A fem. In coll. n. 4125, 135.
Myagre longicaudata Swainsonii valde affinis, sed rostro majusculo, sincipite suberistato, loris nigris, tarsîs longiusculis, satis distincta
Tutte le parti superiori del corpo sono cerulee, e quest’istesso colore si estende ai lati del collo; al mento , alla gola, al gozzo; da questo in basso essa tinta si fa più leggiera, e passa gradatamente lungo l’ ad- dome e il ventre al bianco, sfumato di celestino. I fianchi sono alquanto più vivaci. Lo spazio fra l’ occhio ed il becco è tinto di nero ; le penne superiori alla nuca sono ristrette, allungate ed erigibili, lo stelo di cia-
(4) Fra cento e più individui di questa specie, uccisi da me entro le foreste dei Djur dal 42 marzo al 42 aprile 1864, scelsi questi esemplari, come quelli che a parer mio presentavano più scolpitamente i da me presunti passaggi dall’ abito di gioventù a quello degli adulti, e da questo ai vecchi. L’ avere esaminato viventi una sì gran quantità di questi uccelli, l'avere udito sempre uniforme il loro canto, l’avere trovato tutte le loro femmine, sempre uguali le une all’altre nelle dimensioni, e nell’abito, e l’avere infine osservato in tutta questa moltitudine d’esemplari, tanto maschi che femmine, costantemente uguale Ja tinta blù, del becco, dei piedi e dell’anello che contorna l’occhio, come pure quella scura dell’iride, e il bel colore verde-erba-chiaro dell’interno della bocca, mi sembra che siano prove evidenti del fatto che mi sono assunto a provare.
(2) Nelle note alla coll. Delaltre, G. L. Bonaparte stabilisce il genere Elminia per indicare la specie a manto celeste, appartenente alle Myagrin@ di Swainson, dalle quali separa come tipo di questo suo nuovo genere la Myagra longicau-
5I scuna di esse è ceruleo-chiaro-lucente. Le prime due remiganti son nere, le altre hanno nero il pogonio interno, e l'esterno marginato di ceruleo. La coda lunga e graduata, nella parte superiore è color celestino, tal- mente sbiadito all’ apice, che volge al cenerognolo; nella posteriore è cenerino colla estremità delle penne quasi nerastre. — L’ iride è scura, il becco ed i piedi neri, i diti anteriori gracili e cortissimi, quello po- steriore robusto e molto più grande ; le remiganti 4.* e 5.* più lunghe e subeguali.
Trovai questa coppia entro un piccolo ma foltissimo bosco dei Djur, all’ovest del loro villaggio, il 14 marzo del 1861. Svolazzava leggiadramen- te fra le foglie della Carissa edulis in cerca d’insetti: datole la caccia, riescii ad impadronirmene col fucile, senza guastare le lunghe e delicate sue penne. È specie rarissima, che, per quanto ne andassi in cerca, non potei più trovare dopo quell’ epoca.
Dimensioni. Dalla punta del becco all'estremità della coda, poll. 5,10, dall’omero alla punta delle remiganti 2,7, coda 3,7, becco 64/,, tarso 7!/,.
Dedico questa specie a Teresita Garibaldi, fortunatissima figlia del- l’eroe italiano, in segno di venerazione e di amore alle sovrumane virtù del padre suo.
Familia AVIAI. Hldolidee.
52. Edolinae.
Fielaenornis edolioides, Gray. Melasoma edolioides, Sw.
Argya edolioides, Lafres. Melanornis edolioides, Bp. A mas., A fem. In coll. n. 415, 248.
Cominciasi a vedere in Nubia all’altezza di Dongola; nel Sennaar, nel Kordofan e nel fiume Bianco non è raro. Ama i luoghi freschi come quelli che gli offrono maggior quantità d’insetti, ciò non toglie che non comparisca sovente a campo aperto, particolarmente nei radi boschi di mimose, sopra le cime dei quali alberi ha costume di posarsi. Si ap- prossima ai villaggi, mettendosi spesso sulla punta di un qualche palo da dove manda un fischio monotono particolare.
data, che in virtù di ciò chiama Elminia longicaudata. — Hartlaub nel suo Syst. Ornit. West afr. pag. 93, ne dà la frase che segue :
Elminia longicaudata. — Tola dilute cerulea, subtus pallidior, non mihil cina- rescente-tincta: remigum et rectricum pogonis internis nigricantibus; rostro bre- viuscolo depresso, nigro, vibrissis longis; pedibus gracilibus nigricantibus, un- guibus debilibus parvioribus, postico majore, robustiore. — Foem.-Brunea ceru- lescenti lavata, subtus albida. — Long. ?”rostr. 4'[3'", al. 2'[a,eaud. 3,7”, tarsi 6/gilr
LIBRARY
UNIVERSITY
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Di sei preparati da me non mi rimasero che due, uno ucciso in Don- gola in giugno del 1859, e l’altro nell’interno del Gazal in aprile del 1861.
Dicrurus lugubris, Bp. er Vieil. Edolius lugubris, Ehrenb.
4 mas. juv., 3 mas. adul. In coll. n. 413, 249, 483, 485.
Frequente dal 15 grd. in avanti verso l’equatore. Trovasi nel Sen- naar, nel Kordofan e nello interno del fiume Bianco e suoi affluenti.
Il maschio e la femmina vanno sempre accoppiati, gridano e s'avvi- sano reciprocamente la caccia. Sovente richiamate da queste grida , ne corrono altre coppie. Amano il folto delle foreste, tenendosi quasi sem- pre sopra i rami più bassi, da dove si gittano a terra e ne risalgono all'istante come nn corpo elastico che ribalzi. Fanno spesso dei voli in- terrotti, irregolari, urtandosi fra loro in aria per ritogliersi a vicenda la preda fatta. Bello è vederli in sulla sera traversare sopra le fiamme di un campo di fieni secchi che venga incendiato dai negri; si librano sulle ali, s immergono fra esse fiamme , ne risorgono colla celerità del baleno, cacciando senza posa le miriadi d’insetti che s'involano al fuoco.
Gl’ individui della presente collezione parte furono da me uccisi in Rosseres nei mesi di gennajo e febbrajo del 1859, e parte nell’ interno del Gazal.
sò. Ceblepyrinee.
Ceblepyris phremnieceus, Bp. er Lath. Ampelis phaenicea,
Lath. Campephaga phaenicia, Sw. Turdus phaenicopterus, Temm. 4 mas. In coll. n. 204.
Un solo individuo di questa bellissima specie incontrava entro le terre dei Djur il 10 aprile del 1859. Sembra che questo volatile discenda dall’equatore molto più tardi degli altri. Heuglin dice che si fa vedere nel Sennaar, nel Fazoglù e nell’Abissinia.
Ceblepyris cinarescens, Temm. Ceblepyris pectoralis, Hart.
4 mas., 1 fom. In coll. n. 38, 79, 95, 152, 178.
I negri dei Djur chiamano quest’uccello Avuardà, e dicono che quando comparisce fra loro pochi giorni innanzi le pioggie (kariff), cioè circa la metà di febbrajo, è indizio di abbondanza di elefanti. Dicono ancora che esso si posi tanto sul dorso dei bufali selvaggi che su quello degli elefanti, in modo che, quando questi quadrupediî sono nascosti dentro le grandi erbe, dall’alzarsi frequente a volo ed abbassarsi che fa l'uccello sopra di essi, s'avveggono della loro presenza. i
Tutte le volte che io l’ho veduto , l’ ho trovato solo, e quasi sempre sulle prome delle foreste cacciando insetti. Le sue penne sono così facili
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a cadere e la sua pelle tanto facile a rompersi che il prepararlo è una vera disperazione. Avverto questa cosa per norma dei preparatori, perchè stiano sull’avvisato, e una volta che l’abbiano in mano, usino con esso tutte le diligenze e precauzioni necessarie,
I cinque esemplari che fan parte della collezione furono da me rac- colti nelle vicinanze di Nguri nel mese di febbrajo del 1861.
Framilia XVANIAI. ZLamidev.
54. Lanina.
Prionops pelioccphalus, Gray. Prionops eristatus, Ripp.
Lanius poliocephalus, Stanley.
4 mas., 4 foem. In coll. n. 38, 155, 183, 414, 59, 136, 390, 415.
Ama i terreni secchi e sollevati a preferenza dei bassi e paludosi, così è che abita le foreste di acacee e di mimose, dove vi trova maggior copia di coleopteri, principal suo nutrimento. I primi che io vedessi, furono entro i boschi di talca e Zibanus in Doka nel decembre del 1859. Erano divisi in branchetti di 4 o 6 individui che perseguitati da me, mi precedevano sempre, senza attendere che li avvicinassi. Con gran fatica pervenni a prenderne un pajo. In gennajo e febbrajo, negli alti piani di Rosseres, ne trovai ancora delle coppie, ma sempre molto sos- pettose. Finalmente in marzo del 1861 nel paese dei Djur ne arrivarono per molti giorni consecutivi, in numero piuttosto grande, ma sempre a coppie separate. In quell’ epoca erano in perfetto abito di nozze; rieco il ciuffo di penne che volto in avanti domina la loro testa, ample, molto centinate e di un bel giallo le verruche membranose che loro circondano gli occhi. Pareva che l’ amore avesse fatto loro cambiar di natura, perchè invece di essere sospettosi, si lasciavano avvicinare 2 pochi passi di distanza. Il maschio non si separava mai dalla femmina, e atterrato l’ uno dei due con un colpo di fucile, il superstite fuggito per un istante, tornava sul luogo stesso, sopra la stessa bacchetta, schiamazzando e cercando con gran premura il compagno. — Ho anche osservato che preferiscono di posarsi sui virgulti più vicini al pedone dell'albero, tanto che avviene molte volte di udirli gridare senza ve- derli. — Uccisi nei luoghi detti di sopra.
Laniarius erythrogaster, Rip. Laniarius chrysogaster, Bp.
Turdus erythrogaster, Gray.
5 mas., A fam. In coll. n. 403, 406, 407, 436, 488, 326.
L’Abi-ghioi degli Arabi o Padre dello scarlatto, è comune entro le foreste del Sennaar, del Kordofan, del fiume Bianco dal 15 grd. all’8
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o 7 L. N. tanto che si può dire che incominciasi a trovare un giorno appena passato Karthum; nell’interno del fiume Bianco al disopra della latitudine accennata non l'ho mai veduto. Si tiene a preferenza entro i boschi e i macchioni spessi molto, e poco distanti dal letto dei fiumi, e particolarmente in quei luoghi ove abbondano i ramni e altre piante folte e spinose. Così è che lungo il fiume Azzurro, e in particolar modo a Rosseres, è comunissimo. — Raramente sale gli alberi un poco ele- vati, ma saltella da un ramo all’altro a poca distanza da terra fis- chiando continuo, e cacciando insetti, unito sempre il maschio alla fem- mina. — Non teme l’uomo, ed è facilissimo l’avvicinarlo. — Gli esem- plari di questa collezione provengono tutti da Rosseres, uccisi in marzo e aprile 1860.
Laniarius similis, Bp. Malaconotus chrysogaster, Swains. mas. adult. Malaconotus similis, Smth. juin. Tchagra sulphureo
pectus, Less.
A mas. In coll. n. Ai9.
Questo grazioso volatile, a quanto ho osservato, è molto raro, o al- meno non discende che di pochi gradi dall’ equatore. Io non l’ ho incon- trato che due sole volte entro le foreste dei Djur in sul finire del mese di marzo 1860. È diffidente e avveduto in modo che è molto difficile di avvicinarlo. Riippell., Syst. Ueders, tav. 24, dà un'ottima figura dell’a- dulto. Quello figurato da Smith., Z22. Zool. S. Af. tav. 46, è il giovane. Heuglin nel suo catalogo dice che trovasi nel Fazoglù e in Schoa. — L’iride di quest’ uccello è di un bel colore arancio-carico.
Mancava nella collezione Torinese.
Laniarius feterus, Gray. Lanius olivaceus, Viet. Lanius poliocephalus, Zichis. Malaconotas Blanchoti, Steph. Arcolestes
icterus, Cab.
3 mas., 2. fem. In coll. n. 82, 146, 126, 427, A6A.
Verso gli ultimi giorni di febbrajo, in seguito di una piccola pioggia, cominciò quest’ uccello a far sentire le varie sue voci entro le foreste dei Djur. Esse sono di tal natura, e così diverse le une dalle altre, che sarebbe impossibile di ripeterle con parole. Dirò solo che imita molto quelle di varie specie di Coraciani e di Ampelidi. Le prime volte che mi giunsero all’ orecchio que’ suoni, ebbi ad impazzare per conoscere donde partissero , perchè ora mi parevano avanti, ora alle spalle, or sulla diritta or sulla sinistra. Collocato al piè di un grande albero finii collo scoprirne l’autore. L'uccello verde superiormente, teneva così ade- rente il suo ventre giallo ad un grosso ramo di quella pianta, che
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sembrava volesse con quella posizione studiosamente occultarlo. Così avveniva che non solo mi era difficile di vederlo, ma la sua voce, cor- rendo nella direzione del ramo, m’ingannava l'orecchio in modo da non poter giudicare d’onde venisse. Al che debbo aggiungere che questo vo- latile, appena si posa entro un albero , subito prende quella posizione e vi resta, immobile fino al momento che l’abbandona per passare ad un altro, e ciò avviene particolarmente nelle ore calde del giorno, mentre il mattino e la sera prima del tramonto è in continuo movimento, intento alla caccia degli insetti, che prima di diwerare riduce in piccoli pezzi.
Il suo passaggio avvenne dal 20 febbrajo al 15 marzo, dopo la quale epoca non lo vidi più; non credo che oltrepassi 18 o 9 grd. tutto al più.
Bryoscopus cubla, Boie. Laniarius cubla, Gray. Malacono-
tus cubla, Sundev.
3 mas. In coll. n. 83, 83, 86.
Entro le foreste del fiume Bianco al disopra del 15 grd. — Questi tre individui furono uccisi da me nel paese dei Djur in marzo del 1861. — Ha i costumi stessi dei veri Lanidi de'quali imita pure la voce.
Dryescopus bowlbewl, Ep. Lanius boulboul, Lat. Lanius
cafer, Forst. Malaconotus rufiventris, Sw.
4 mas. In coll. n. 200.
Abita gli stessi luoghi ed ha costumi presso che simili alla specie precedente, ma di essa è meno frequente. Un solo individuo fu preso da me in aprile del 1861 nel territorio dei Dor al 5 grd. L. N.
Telephonus cueulfiatus, Gray. Lanius cucullatus, Ten.
Lanius senegalus, Lichts.
4 mas., A fom. In coll. n. 37, 87.
Appena riconoscibile dal Lanzus senegalus di Linneo, abitatore del- l’Affrica occidentale. Dai confronti fatti cogli individui appartenenti a quella specie, mi è sembrato che questa dell’Affrica nord sia alquanto più grande. — Abita tanto il fiume Azzurro che il fiume Bianco, ove io raccoglieva i presenti esemplari nei mesi di settembre e marzo.
Nilaus capensis, Sv. Lanius capensis, Shaw. Lanius fron-
talis, Forst. Lanius brubru, Lath.
2 mas., 2 fem. In coll. n. 37, 38, 75, 103.
Quest’ ultimo nome fu dato da Latham a questo uccello per indicare il verso che emette tutte le volte che si muove da un luogo all’altro , 0 che si accorge della presenza di qualche coleoptero o di qualche larva di cui è molto avido, È frequente in tutto il Sudan, particolarmente in
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quelle località che abbondano di vecchi alberi, sopra i quali spesse volte senza mostrarsi, fa udire il monosillabo brr-brr-brr, che può imitarsi contraendo le labbra e pronunziandolo a bocca chiusa e fra i denti.
Lanius macrocereus, De Filippi. Lanius excubitorius, Des
Mures. Lanius princeps, Cabanis.
2 mas., IL fam. In coll. n. 47, 629, 649.
Sotto questo nome è classificato dal prof. De-Filippi un individuo della collezione Torinese pseveniente dal fiume Bianco. In ossequio al dotto naturalista, conservo questa sua specie, quantunque a titolo di priorità, le converrebbe quello di Lanzus excubitorius datole dal Des Mures.
Questa bellissima specie abita lungo le rive dei fiumi, e in vicinanza de’ prati umidi vestiti di alberi e di verdura. I suoi costumi sono molto singolari, perchè al fischiare che fa l’un d’essi il monosillabo, tirì-tirì-tirì, con suono acuto e vibrato, tutti si adunano e si mettono in rango sulla stessa bacchetta. Abbassano ed alzano tutti quanti alternativamente la lunga coda, tanto che è oltremodo grazioso a vedere la vivacità e cele- rità di questi loro movimenti. Un d’essi che parta il primo, e che co- minci a gridare, nel posarsi che fa sopra un altro albero, tutti gli altri lo seguono; dal precipitarsi quindi che fanno in basso e dal tornare in alto subito dopo, è manifesto che cacciano, e che quel grido denota una nuova scoperta di preda. Si nutrono d’insetti. Al mio arrivo in decembre del 1860 entro il lago Kit, nelle terre paludose che lo circon- dono, ve n’erano in copia; così pure continuai a trovarne per due © tre giornate di cammino entro il paese dei Genché, mentre al mio ri- torno in aprile avevano tutti emigrato.
Lanius pallidus, mihi. A mas. In coll. n. 287.
Parti superiori cenerino-rossigne, inferiori bianche, leggermente tinte di roseo nel petto e nei fianchi. — Una macchia nerastra dietro l'occhio, appena accennata nella parte anteriore del medesimo. — Timoniere; le quattro mediane nere, appena apicate di bianco-giallognolo ; le due esterne, totalmente bianche ; le seconde che seguono bianche, con una macchia nera alla metà del pogonio interno; le due terze bianche sol- tanto alla base e alla punta, con un sottile orlo bianco all’ esterno ; le quarte nere con una macchia bianca all’ estremità. Sopraccoda bianco- rossastro; sottocoda bianco-sporco. Remiganti scure, con uno. specchio bianco nel mezzo di esse, le secondarie terminate di bianco; scapolari color bianco-ceciato. Piedi e becco color corneo.
Quantunque questo Larius abbia generalmente quella tinta che so- gliono prendere molti degli uccelli che abitano il deserto , tanto che
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potrebbe credersi essere il suo colore un isabellismo prodotto dal calore, dalle sabbie, e da altri agenti locali, contuttociò per essere egli un ma- schio, e per aver la statura più grande del Larius minor, Gmel., più piccola del Lanius excubditor, L., per la mancanza assoluta della ma- schera nera del mzzor, e così per altre differenze molte che corrono fra l'individuo da me descritto e il Lanius excubitor, credo poter asserire essere una specie intermedia fra l’una e l’altra, tanto più che tre indi- vidui uccisi da me nei dintorni del Kadaref nel novembre del 1859, tutti avevano lo stesso abito, sebbene due di loro fossero maschi ed uno femmina, soltanto questa era un poco più chiara. — Abita le colline affatto aride, sabbionose e sassose. — E oltremodo circospetto e difficile ad avvicinarsi.
Eurocephalus anguitimens, Smith. Chaetoblemma leuco-
cephala, Sw. Eurocephalus Riippelli, 2p.
3 mas. In coll. n. 224, 222, 223.
Abita il fiume Bianco al di sopra del 7 grd. Gli esemplari di questa collezione provengono dalle terre bagnate dal fiume Ieji nella Tribù dei Bari fra il 4 e 5 grd. L. N.
Corvinella corvinus, Less. Lanius corvinus, Shaw. Lanius cissoides, Vici. Lanius flavirostris, Sw. Lanius mellivorus,
Licht. Corvinella affinis ? Zeuglin. 4 mas. In coll. n. 225.
Questo volatile nell'interno del Aff. nord è proprio del fiume Bianco, nel quale sembra che non discenda più in basso del 7 grd. — Io non l’ho mai incontrato, ma sibbene ne ho veduti in Karthum nel lu- glio 1861, due spoglie in pessimo stato provenienti dal paese dei Bari fra il 4 e 5 grd. L. B. — Un terzo individuo fu acquistato da me in quella stessa epoca, che era stato ucciso da un cacciatore Dongolao nelle vicinanze di Gondokoro. Questo era perfettamente simile agli altri due, ed è identico con quelli che conservansi nei musei d’Italia , fra i quali in quello civico di Milano, in quello del conte Turati, e in quello di Torino provenienti tutti dal Aff. sud. — Non conosco sopra quali ca- ratteri Heuglin abbia stabilito l’unica specie del fiume Bianco che egli ha nominato Corvinella affinis, ma dalla perfetta somiglianza che esiste fra essa e la C. corvinus, debbo credere, o che vi siano due specie , e non una, come egli nota, o che la sua sia una specie puramente nominale.
IV. Conirostres.
Hamilia KEX. — Convide. vo. Corvino.
Ptilostomus senegalensis, Sv. er L. Corvus senegalensis, auctorum. Corvus afer, Gm. Coracias nigra, Latham. Pica ni- gra, Viel. Cryptorhina piapiac, Wagler.
2 mas., 2 fem. adult. In Coll. n. 3, 20, 4, 502.
Io non so con quali buone ragioni Hartlaub, nella sua diagnosi del Ptilostomus senegalensis, abbia fatta passare per femmina di essa spe- cie la Cryptorhina pocilorhynchos di Wagler, specie a becco giallo con punta nera; nè manco comprendo come Heuglin, nel separare giu- stamente l'una specie dall’ altra, abbia poi potuto asserire che la prima di esse, cioè il Ptilostomus senegalensis appartiene all’Abissinia e al Kordofan, ed il Ptilostomus poécilorhynehos al fiume Bianco. Ammessa l’esistenza di due specie, che non diversificano fra loro in nessuna altra cosa che nella colorazione del becco, il quale, le une hanno tutto per- fettamente nero, e le altre giallo a punta nera; ritenuta esatta l’osserva- zione di Levaillant, che assicura non esservi differenza alcuna fra i sessi del suo Piapiac, che ha per sinonimi quelli notati in testa di quest’ ar- ticolo; in fine ammessa l’esistenza della specie a becco giallo del Mu- seo di Parigi citata da Wagler, e sopra la quale esso fondava la sua Cryptorhina potcilorhynchos, esistenza che implicitamente è riconosciuta anche da Hartlaub quando assegna come carattere della femmina del Ptilostomus senegalensis = rostro sublucido flavo, apice nigro= io non posso comprendere come siasi voluta mandare in dimenticanza la nota di Wagler che dice: Speciem sequentem (parla del C. poécilo- rhynchos che mette subito dopo il C. piapiac) pro hujus sexus varietate vendidissem, nisi Clar. Levaillant espresse diceret ptilosin inter sexus Crypturinae piapiac nullo modo discrepare. Evidentemente sono dun- que due specie che si son volute ricongiungere in una sola. In quanto a quella a becco giallo io non posso dir nulla, e l’ ammetto senza cono- scerla, dico solo che essa non è nè la femmina del piapiac, nè la specie del fiume Bianco, come Heuglin asserisce nel suo catalogo. La specie del fiume Bianco, comune all’ Abissinia ed al Kordofan, è la specie a becco nero, quella stessa che esiste nell’Affrica sud, e che Levaillant chiamava Piapiae ; e tanto più asserisco questa cosa in quanto che, avendo visitato il paese ove vivono branchi numerosi di questi uccelli, non solo
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non ho veduto nessuno di essi’ che avesse il becco giallo, ma suonan- domi ancora all’ orecchio il grido che mandavano, esso è appunto quello di pia-piac-pia-piac da cui ebbe origine il nome datogli dal famoso na- turalista francese. Io ho ucciso ed aperti molti di questi uccelli per assi- curarmi dei loro sessi, ed ho trovato costantemente che l’unica differenza esistente fra i maschi e le femmine è nelle proporzioni della coda, più lunga in quelli che in queste. Tali mie assicurazioni sono convalidate dalla conoscenza che ho avuta degli individui raccolti nel fiume Bianco, nelle vicinanze di Gondokoro dai cacciatori del signor Barthelemy ne- goziante in Karthum; da quelli che ho visitato al Cairo presso il dottor Diamanti, proveniente dalle stesse località, ed infine per non citare al- tri moltissimi, dagli individui del Museo di Torino avuti da Brun-Rollet provenienti dal fiume Bianco.
Questo volatile vive nell'interno del fiume Bianco e del Gazal dal 7.° grado in alto. Nel Sennaur e nel Kordofan non mi è avvenuto di vederlo, ma a quanto asseriscono Heuglin ed altri vi comparisce. Ab- bonda in quei paesi le cui tribù sono ricche di bovi, sopra il dorso dei quali ed entro le cui mandrie si vede sovente. Si pasce di semenze e di coleopteri che ricerca fra lo sterco di esse. Si lascia avvicinare con faci- lità, ed appena ucciso è magnifica la colorazione della sua iride rosso- rubino, con un cerchio color lacca-violaceo all’esterno.
Corvus curvirostris, Gould. Corvus leuconotus, Swains.
4 mas. In coll. n. 346.
Nitide purpurascente niger, inter scapulio fasciaque lata ventrali albis, rostro pedibusque migris ; capitis et gula plumis lanceolatis ; alis valde elongatis; cauda rotondata; rostro graciliore.
Questa frase di Hartlaub sul Corvus curvirostris, come l'altra di Wagler sul Corvus scapulatus (1) non mi lasciano il menomo dubbio per stabilire che la specie di Corvo a manto nero con riflessi porporini avente una macchia bianca sull’ alto del dorso, e una larga fascia sul ventre, e con le remiganti che oltrepassano l'estremità della coda, corvo tanto frequente nel centro dell’Affrica nord, non sia la stessa specie di quella che abita l’ Affrica occidentale, e che Gould chiamava Corvus
(1) Corvus scapulatus, Daud.
Collo inferiore, pectore epigastrio ac lateribus splendide albis; collo supremo ac toto capite, alis cauda reliquisque corporis partibus migerrimis, mitore cha- lybeo, gulae nigredine in acumen desinente. Wagler Syst. Avium, gen. Corvus Sp. 8.
A proposito di questa specie si consulti la tav. 53 di Levaillant citata tanto da Wagler che da Bonaparte nel suo Conspectus, ma non la frase di quest’ul- timo autore applicabile a tutt’ altro volatile che al Corvus scapulatus.
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curvirostris. Ora il chiamare come ha fatto Heuglin questo corvo Corvus scapulatus (1), dopo che risulta tanto, dalla descrizione di Wagler che dalla tav. 53 di Levaillant citata da questo autore, che essa specie ha il collo bianco mentre l’altra l’ha nero, è un equivoco in cui egli è caduto, indottovi dalla credenza che il Corvus leuconotus fosse sinonimo del Corvus scapulatus, mentre non è che del Corvus curvirostris. L’ unica osservazione che avrei a fare intorno a questa specie si è che in alcuni individui la macchia bianca del dorso risale leggermente sulla base del collo, mentre in altri si limita strettamente alle due scapole, come può vedersi nei due esemplari del museo di Torino entrambi clas- sificati col nome di C. leuconotus, e nel magnifico esemplare del museo civico di Milano, che è forse il più tipico che m’ abbia veduto.
Le proporzioni di questa specie variano alquanto in ragione del sesso, dell’ età e forse delle latitudini differenti dei paesi da essa abitati, e queste a parer mio sono le cause che gli autori, che ci dettero le misure di questo corvo, non sono perfettamente d’ accordo tra loro.
Quelle di Gould e di Hartlaub, le meglio che confrontino cogli indivi- dui da me raccolti, possono riasumersi nelle seguenti :
Lungh. poll. 17 a 18, ali 12 #/, a 13, coda 7a7 '‘/,, tarsi2 ‘/,, becco 2 !/,.
Il Corvus curvirostris abita la Nubia dal deserto di Bajuda in avanti, il Sennar, e il Kordofan. Sul fiume Bianco al disopra di Karthum si fa più raro, e finisce col disparire per entro le terre dei Noer, e nel- l'interno del fiume Gazal. Ne’ luoghi ove è comune si può dire che tenga il posto del Corvus cornix del quale imita la voce e in gran parte i costumi. Non si divide a coppie che nell’epoca del nido, ma resta quasi tutto l’anno in famiglie composte di 8, 10 e più individui.
Familia XX. — Stunmider. 56. Lamprotornithinse.
Juida senea, Less. er L. Turdus #eneus, L. Lamprotornis eneus, Temm. Merula viridis longicauda, Briss. Corvus aureo-viri-
dis, Shaw.
5 mas., A fem. In coll. n. 65, 67, 68, 163, 169, 53.
Questa specie è molto prossima al Lamprotornis Burchelli di Smith, che Riippell figura nella tav. 25 Syst. Ubders, sotto il nome di Lampro, tornis purpuroptera, ma soltanto ha di essa specie la coda un poco più
(1) Heuglin. Syst. Uebers der Vogel nord-ost Afri. pag. 35, Sp. 345.
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lunga, e la tinta porporino-metallica sparsa sopra le sue penne è meno appariscente e meno dilatata. La specie dell’Aff. nord non si distingue da quella dell’ Aff. sud, da dove provengono la maggior parte degli individui conservati nei principali Musei Italiani. La Juida-enea è co- mune nel Sennaar e nel Kordofan, s'incontra tanto sopra i campi col- tivati, che sopra i prati, e dentro i boschi di mimose. Vive in piccoli branchi composti di 8, 16, 20 individui, queruli oltremodo e mobilissi- mi, in mezzo ai quali havvi sempre qualche individuo appartenente ad altre specie, come a mo’ d’ esempio il Lamprotornis nitens che è spesso mescolato ad essi. Nidifica in settembre, e le sue uova sono verdi-cerulee a superficie levigata e lucida. Il loro diametro maggiore è di mill. 26 ‘/,, il minore, 20 ‘/,. Gli individui e le uova appartenenti a questa specie e facenti parte della collezione, furono tutti presi da me in Antub nel settembre del 1859.
Lamprocelius nitens, Sude. Turdus nitens, z. Merula viridis angolensis, Briss. Lamprotornis nitens, Temm. Juida
mitens, Less.
2 mas. In coll. n. 405, A47.
Costumi identici alla specie precedente, della quale abita le medesi- me località.
Lamprocolins chloropterus, bp. er Sund. Lamprotornis
chloropterus, Sw. 4 mas. In coll. N. 105.
Minor. Viridi-nitens splendore metallico lucescente; regione paroti- ca, alarum tectricibus inferioribus, abdomine medio et ipocondriis cyaneo nitentibus; tectricibus superioribus, maculis holosericeis nigris conspersîs; iride flava.
Questa specie nell’Affrica centrale nord è molto rara, e non fu re- gistrata fin quì fra gli uccelli di esse regioni. In tutte I’ epoche delle mie escursioni nel Sudan egiziano, non trovava che questo solo indivi- duo abbrancato con dei Lamprocolius nitens, a piè le montagne di Gulla nel Sennaar, il giugno del 1860.
Lamprocolius rufiventris, Zurtaub. Lamprotornis rufi- ventris, Rippell.
A mas. In coll. n. 704.
Ristretto ad alcune località della Nubia superiore, Sennaar e Kordo- fan sopra il 16 grado. È piuttosto frequente sulla via più corta che conduce da Karthum a Wadi-Medine, cioè quella che più s’allontana dal fiume Azzurro.
37. Sturninae.
Ptilonorhyachus albirostris, Rippell.
41 mas. In coll. n. 224.
Un branchetto di questi uccelli nel dicembre del 1859 m’accadde d’osser- vare molto da vicino mentre viaggiava a cammelo dal Kadaref al Ga- labat. Erano posati sopra un prato paludoso al piè di Gebel-el-attesch, ossia alle montagne della sete. Da quanto vidi, hanno costumi simili a quelli dei nostri storni comuni, de’ quali imitano anche la voce. L’ esem- plare di questa collezione proviene dal fiume Bianco.
58. Buphaginee.
Buphaga crythrorhyncha, Stantey. Buphaga abyssinica,
Herenb,
3 mas. In coll. n. 5, AA, 413.
Vive ristretta entro certe zone, dalle quali non si parte, che quando ha luogo una grande emigrazione di bovi per cambiamento dei pascoli, o per movimento di Tribù, come gli stessi Arabi mi hanno assicurato. Difatti essa si vede frequente nel Galabat, ove hanno luogo i grandi mercati de’ bovi dell’Abissinia, nella provincia di Rosseres abitata in parte dai Baggara arabi proprietari di numerose mandrie di questi animali; e nell’interno del Gazal fra le tribù negre dei Genchè e degli Elwasch pastori ugualmente di bovi. Durante il giorno segue questi al pascolo camminando con essi, tantochè accade frequente di vedere so- pra un bue 8, 10 di questi uccelli attaccati colle ricurve ed acute un- ghie, così tenacemente al cuojo de’ medesimi da esser difficile discac- ciarneli, mentre se si grida, o si getta contro di loro un sasso, il bue mettendosi in fuga, fuggono con esso. Si nutre d’insetti parasiti che trova infitti sulla sua pelle.
Familia XX. — Ploccide.
59. Ploceinae.
Aleeto albirostris, Bp. er Sv. Textor alecto, Temm. A. mas. In coll. n. 207.
Questo uccello in branchetti di 8 o 10 individui comparisce nel Sen- naar e nel Kordofan all’ epoca delle pioggie. In questa stagione io lo uccideva entro i boschi di Abu-Karass presso Lobeida. In Karthum ne ho veduta qualche spoglia proveniente dal Sobat. Un vecchio cacciatore
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d'elefanti mi assicurava che in alcune località del fiume Bianco supe- riore è comune, e che vi nidifica in copia. Durante il mio soggiorno entro le terre del Gazal non l'ho mai incontrato.
Alecto Dinemelli, 8». Textor Dinemelli, Horsf.
3 mas. In coll. n. 208, 209, 240.
Più raro del precedente; fin quì, a quanto sappia, non venne veduto nel fiume Bianco che al disopra dell’8 grado. Questi tre individui provengono da Jambara nelle vicinanze dei Djur fra il 6 e 5 grd. L. N.
Textor melanoccephala? Bp. ex Gnel. ju. Plocens textor,
Auctor.
2 juv. In coll. n. 296, 299.
Individui del Museo di Firenze coll’etichetta Hyphantornis textor, juv. Becco bianco giallastro, penne del vertice e dell’ occipite verdi-olivastre- giallognole; dorso, scapolari, e groppone scuri-olivastri, le penne di que- ste parti hanno una tinta più scura lungo lo stelo; sopraccoda verde- olivastro, parti laterali della testa, gola, gozzo gialli, petto e parte laterali del petto tinte di giallo-scuriccio, tutte le altre parti inferiori biancastre con delle leggiere sfumature di giallo; remiganti scure con un bellissimo margine verde-giallastro; timoniere verdi-scure-olivastre, marginate da una tinta tendente al giallastro. Tarsi e piedi scuri, un- ghie biancastre.
Dimensioni. Remiganti, 1.8 cortissima, 2.* subequale alla quinta, 3.2 la maggiore di tutte. Lunghezza totale cent.14, apertura del becco mill. 19, tarso mill. 27.
Debbo questa descrizione colle relative dimensioni, alla gentilezza del signor Enrico Benvenuti assistente al Museo di Zoologia in Firenze che richiestone da me, fecesi premura di mandarmele. Ora i due individui della mia collezione differiscono da essi unicamente nella colorazione del petto che è bianco-sporco, invece di giallo. Questa differenza non è attribuibile che all’età loro più giovanile. Furono uccisi da me in Da- berki sul fiume Azzurro nel gennajo del 1860.
Textor galbula, Bp. ex Ripp. Ploceus Galbula, Ripp.
5 mas., adul. in abito di nozze e 3 juv. in abito d'inverno. In coll. n. 252, 259, 268, 274, 288, 293, 294, 295.
Questo Ploceo vive nel Sennaar, nel Kordofan e in molte parti delle regioni del fiume Bianco in branchi numerosissimi, formati spesse volte da 2 a 3 mila individui. Sogliono questi tenersi entro gli altissimi fieni o paglie del Sudan, che gli Arabi chiamano col nome generico di ghesc; la molta semenza che cade da quelle piante fornisce ai medesimi copioso nutrimento, che se pure questo mancasse non si stanno dal raccorre
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vermi ed insetti, massime nell’ epoca che hanno i piccoli, come io stesso ho più volte verificato. Quando divisi in branchi di molte centinaja d’in- dividui si trasportano da un luogo all’ altro per andare a bere, lo che avviene il mattino dopo il levar del sole, ed il giorno due ore prima del tramonto, fendono l’aria con tanta rapidità da produrre un suono simile a rombo di vento procelloso. Il posto ove appollajano la notte è facil- mente riconoscibile dall’ immensa quantità di sterco che vi lasciano cader sopra: terra, erbe e piante, tutto è ricoperto da quella specie di calcina. Conosco delle località nel fiume Azzurro e nel Rakat che ve ne sarebbe da raccorre delle molte moggie. Nidificano in società lungo le rive del fossi e dei fiumi, e sovente entro le basse e folte foreste di mimose ai cui rami spenzolanti attaccano i loro nidi. Hanno i medesimi la forma di un nostro fiasco comune, quando lo si appenda per il collo, e si pra- tichi al fondo di esso, ma da un lato, un foro del diametro di un pollice circa. Esso è formato di due parti principali, di una cella, e di una specie di tettoja che sta innanzi all'ingresso, ma che non apparisce all’esterno. La prima traccia che si ha di un loro nido in costruzione è un anello composto di foglie di graminacee, di un pollice e mezzo circa di dia- metro, spenzolante all’ estremità di un sottile ramoscello di mimosa, 0 di altra pianta qualunque. Essi lo attaccano con una inclinazione leg- germente obbliqua, essendo che il medesimo debba servire d’ingresso laterale interno di questa loro cella. Alla distanza di un palmo più in alto avvolgono il detto ramoscello con altre foglie di gramigne, che in varii sensi condotte in basso e fermate fra loro, valgano, ricongiunte che siano all’anello, a fare lo scheletro della fabbrica. Nel primo periodo di essa il maschio e la femmina attendono assieme al lavoro, e mentre l’una sta nell’interno attenta a mantenere il vuoto col girarsi sovente, e fissare le paglie col becco, l’altro all’esterno, con mirabile lavorio, tira a sè le estremità delle paglie infilate nella parete dalla compagna, le conduce, le intreccia e le annoda per mille guise. A questa maniera essi pervengono in 7, 8 giorni di tempo a costruire tutta la parte interna del nido, e porzione dell’ esterna, la quale non compiono, che aggiungendo innanzi alla bocca del medesimo, una specie di tettoja, che dalla sommità del foro d’ingresso conducono in basso ed allacciano ad altro anello esterno orizzontale. Questa ultima loro opera non solo rende simmetrica la curva generale ed esterna del nido, ma all’interno, voltando l'ingresso del medesimo da verticale a orizzontale, fa sì che esso sia guardato perfet- tamente dai venti, dalle pioggie e dagli assalti degli animali. La quan- tità prodigiosa di questi nidi e la poca distanza che vi corre dalla terra al ramo a cui sono appesi (due metri e raramente tre) mi offrivano l’ op- portunità di visitarne qualche centinajo, entro i quali trovai costante- mente dalle 5 alle 7 ova tinte di due colori differentissimi, che se tre erano di fondo rossino, quattro certamente erano di fondo verde, e così
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viceversa. Sarebbe mai questo un distintivo dei maschi dalle femmine? Le dette ova sono tutte spruzzettate irregolarmente da macchie ruggi- nose più o meno cariche, più o meno spesse, ma sempre più numerose in basso. La forma dell'uovo è allungata, la superficie opaca. Diametro maggiore millimetri 20 a 21; minore millimetri 13 a 14.
Textoer castanco-nruratus, Miki. Sp. nov. Hyphantornis ca-
staneo-fuscus? Hart.
2 mas. In coll. n. 284, 300.
Ploceo castaneo-fusco Lessonii ab Hartlaubo descripto, valde affi- nis, sed statura paullo minore, abdomine flavo.
Mas. adul. Capite gulaque nigris; lateribus colli et pectore intense castaneîs; inter-scapulio, scapularibus, dorso, huropigio, caudae tec- tricibus superioribus, nec non abdominis lateribus castaneis, flavo- aurantiaco intermistis ; ventre foemoralibus et subcaudalibus flavo-au- ratis. Remigibus fuscis, externe flavo limbatis; tectricibus majoribus nigrescentibus amplo flavo marginatis; cauda vidirescente-flava-jalino marginata. Rostro intense nigro, pedibus fuscis.
Un bel nero morato tinge tutte le singole parti della testa e il davanti della gola e del gozzo. Nella parte superiore del collo e nelle sue late- rali, e da queste discendendo al petto, colorasi l’uccello di un bel rosso- castagno-vivace, che estendesi lungo i fianchi. Questa medesima tinta sì fa più variata, e direi quasi s'indora sopra le spalle e la groppa. Il ventre e il sottocoda, son giallo-aurati, il sopraccoda castagno-chiaro. Le penne delle ali hanno il fondo olivaceo chiaro, il loro pogonio esterno è marginato sottilmente di giallo verdastro; l’interno, dalla base in alto, ma gradatamente è tagliato da una macchia obbliqua giallo-chiara. Le grandi copritrici hanno un fondo più scuro delle remiganti, e sono lar- gamente marginate di giallo, le copritrici secondarie sono quasi nere, e ciascuna d’ esse è marginata di giallo-croceo. Le timoniere sono verda- stre superiormente, giallastre inferiormente, apicate e marginate di giallo.
Questi due individui furono uccisi da me nelle vicinanze di Wadi- Medine il 4 ottobre 1859. Sono i soli che m’abbia veduto in più di due anni d’escursioni nell’interno dell’Affrica nord. Non esistevano fin qui in nessuna collezione di musei italiani.
Dimensioni. Distanza dalla punta del becco all’ estremità della coda poll. 5, coda 1,11, becco linee 8, tarso 9. Dall’angolo estremo dell’ala all’ estremità delle remiganti poll. 2,10'/,. (1)
(4) Era già sotto i torchi questa mia pubblicazione quando mi capitò in mano una memoria di Cassin sopra una sua nuova specie della famiglia dei Ploceidi
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Hyphantornis personatus, Bp. ex Gray. Myphantornis per-
sonata, Gray. Ploceus melanotis, Swainson.
1 mas., A fem. In coll, n. 449, 298.
Si fa vedere nel Sennaar dove in Amsugra nel mese di ottobre 1859 qualche coppia aveva costruito dei nidi sopra un’ altissima Acacea nilo- tica, i quali per essere appesi a ramoscelli sottilissimi e molto sporgenti mi fu impossibile di tirare in basso. L’anno appresso trovai questo pic- colo Ploceo piuttosto frequente nel Kordofan, e fin dentro la città di Lobeida, ove pure ebbi campo di osservare, e di procurarmi qualche nido. Essi hanno la forma di una storta coll’apertura in alto. Sono co- struiti di paglie sottilissime, intrecciate ed annodate per modo che la mano dell’uomo non potrebbe far opera più perfetta di quella. L’ orificio soprattutto è una vera meraviglia. Le uova non conobbi, ma nidi ed uccelli fan parte della collezione.
Sycobius melametis, Bp. cx Lafres. Ploceus melanotis, Lafres. Ploceus erythrocephalus, Ripp. Ploceus haematocephalus,
Paol. v. Wurtemb.
1 mas. In coll. n. 242.
Non l’ho mai incontrato. La spoglia che riportava meco, l’ebbi in Karthum dal signor Barthelemy, e proveniva dal fiume Bianco.
appartenente al fiume Camma nell’ Affrica occidentale, e che si conserva nel Museo Zoologico dell’ accademia di scienze di Filadelfia. La molta analogia che ha, più assai che con questa mia specie, con un individuo che fa parte della eollezione Zoologica del Museo Civico di Milano, proveniente dell’ Affrica sud sotto il nome di Hyphanthornis textor, del quale notai la piccola statura para- gonata a quella dei giovani individui di esse specie riportati da me e ai due conservati nel museo Fiorentino, mi ha suggerito di pubblicare per comodo di chi ne volesse fare il confronto il testo di Cassin, traducendolo dall’ inglese.
« Hyphanthornis cinctus, Cassin.
» Rassomigliante all’ Hyphanthornis textor, ma più piccolo e con una larga cintura trasversale sul petto di color castagno. Becco molto robusto; ala colla prima penna spuria; terza e quarta le più lunghe e quasi uguali; coda di mezzana grandezza, o piuttosto corta, gambe e piedi robusti.
» Mas. adul. Testa e gola nera, il qual colore va a terminare in punta sul petto, ed è seguito da una larga cintura trasversale di color castagno cupo; addome e copritrici inferiori della coda gialli; parti superiori del corpo giallo- verdastre; penne del dorso e copritrici superiori delle ali nero-brunastre, terminate e marginate di giallo; coda verde-giallastro uniforme; tutte Ile penne marginate di giallo. Uno stretto collare castagno nella parte posteriore del collo, tra il nero della testa ed il giallo del dorso. Penne ascellari gialle; copritrici inferiori delle ali gialle, marginate e terminate di nero. Becco nero-bluastro; piedi di color chiaro. Giorn. dell’Ace. di Scienze di Filadelfia. Vol. V, part. Il, pag. 4184, @ Tav. XXI, fig. 2.
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Plocepasser Mahali, Bp. ev Smith. Ploceus Mahali, Smith. Agrophilus Mahali, Caban. Lencophrys pileatus, Sw. 2 mas. In coll. n. 244, 216. Simillimus Ploceo melanorhyncho Riippellii, sed major, et rectrici- bus magiîs emarginatis.
Questi due individui provengono dal paese dei Kic o Kiec sul fiume Bianco fra il 6 e 8 grd. L. N.
Plocepasser superciliosus, Smith. Ploceus superciliosus,
Ripp. Agrophilus superciliosus, Sw.
2 mas. In coll. n. 39, 40.
Frequente entro le terre del fiume Djur. Fra le Tribù negre che abi- tano quelle regioni, è l’ uccello che rimpiazza il nostro passero comune, quantunque abbia abitudini differenti. Si avvicina molto alle capanne degli indigeni, ma non vi fa mai sopra il nido: non è gregario come i passeri, ma vive a coppie separate; soggiorna lungo il margine dei bo- schi, e nei campi aperti. Più in basso del 8.° grd. non l’ho mai veduto.
Sporopipes frontalis, Cadan. Fringilla frontalis, Viel. Ama-
dina frontalis, Ripp. Estrelda frontalis, Gray.
41 mas. adul., A juv. In coll. n. 22, 23.
Nel gennajo 1861 ne uccisi quattro o cinque individui in Tek, villag- gio dei Genché per entro le terre del Gazal, Frequentano i fieni, da dove partivano dei piccoli branchi composti di 8 e 12 individui. Sembra che non discenda al nord dell’equatore che di pochi gradi. In Europa vien portato frequente dal Senegal.
Quelea sanguinirostris, 8. ex Reich. Loxia sanguiniro- stris, L. Euplectes quelea, Buf. Euplectes sanguinirostris, Sw. Quelea occidentalis, Hart.
2 mas., A fom. In coll. n. 77, 79, 267. Comune in Kartum entro gli orti stessi della città, particolarmente in luglio ed agosto. Incontrasi pure frequente nel Sennaar, e nel Kordofan.
Euplectes ignicolor, Swan. Fringilla ingnicolor, Vieil. Loxia franciscana, Isert. Ploceus franciscanus, Gray. 5 mas. adul., A juv. In coll. n. 245, 216, 217, 249, 220, 244. Uno dei più comuni, e nel tempo stesso uno dei più belli uccelli del Sudan. Dimesso d’abito ed inosservato durante tre stagioni dell’anno,
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quando le pioggie equatoriali, richiamando a vita la natura, fan sì che «ogni animal d’amar si riconsigli » egli coprendosi di un manto rosso di fuoco, sembra quasi voglia farle contrasto, e come un fiore collocarsi in mezzo al verde delle sue tinte. E veramente è uno spettacolo la pre- senza di questi graziosi esseri, che superbi di loro stessi, volando sulle cime delle erbe più alte e più folte, con grido simile a quello delle no- stre Emberize, invitano le loro compagne all’ amore. Ne’ contorni di Wadi-Medine, ove questo ploceo è comune, particolarmente in settembre ed ottobre, ne raccolsi un gran numero per poterne in seguito, come feci, farne dono agli amici.
Eupleetes xanthomelas, Ripp. Ploceus capensis, Sunder.
4 mas. In coll. n. 244.
Simillimus Euplecti capensi Smithii, sed statura minore, alis nigris.
Mas. Adul. Totus niger-holosericeus, humeralibus et uropigialibus flavissimis.
Tanto l’Euplectes canthomelas, che l’Euplectus capensis esistono nella collezione Torinese, ma, tranne la statura della presente specie un poco più piccola, non è possibile distinguere l’ uno dall’ altro. È propria del- l’Abissinia, da dove internandosi raggiunge talvolta il fiume Bianco- Questo esemplare proviene dal territorio dei Kic, o Kiec.
Euplectes taha ? Smith. Ploceus taba? Gm. 4 mas. In coll. n. 250.
Valde affinis Euplecti melanogastro Swainsonii, sed pectore nigro- holosericeo, et statura paullo minore.
Mas. Adul. Supra flavo-aurato, subtus nigro-holosericeo, semitorque subcervicali dense nigro, phemoralibus et subcaudalibus flavis; hy- pocondriis flavescentibus; capitis lateribus, mento et gula nigerrimis: rostro nigro.
Abita le stesse località della specie precedente. Non l’ho osservato in nessuna collezione dei musei italiani. Nella collezione Torinese con- servasi il vero E. Abyssînicus, che pur gli somiglia.
Urobrachya axillaris, Bp. ec Smith. Vidua axillaris, Smith. 4 mas. In coll. n. 245.
Nigra humeris rubris, alarum tectricibus, scapulariumgne margini- bus rufo-cinnamomeis, mandibula alba, pedibus fuscis.
Il colore dominante di questo uccello è il nero. Una macchia rosso- vivo copre gli omeri, questo colore si converte in grigiastro alla base. Le copritrici medie ed inferiori delle ali, i margini delle scapolari, e le penne femorali sono dipinte di rosso-cannellino. La mandibula superiore è nero-cornea, l’inferiore è biancastra. L’ebbi da un cacciatore di Ha- mil Pascià; proviene dal paese dei Kie.
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Pentheria fiaviscapulata, Bp. er Caban. Coliuspasser fla- viscapulatus, Ripp. Coliuspasser macrurus, Ripp. Vidua ma-
crocerea, Gray.
92 juv. In coll. n. AIA, A4T.
Corpore superius fuscescente, plumis totis isabellino marginatis, sub- tus pallidiore; pectore et lateribus leviter maculatis; capite superiore maculis elongatis fusco-nigris; genis immaculatis ; remigibus primartis dense nigris griseo terminatis, secundariis paene limbatis, tectricibus nigris, amplo cinnamomeo marginatis, scapularibus latentibus maculam humeralem late favam; cauda fusca rotundata, marginibus pallidis, rostro griseo-corneo, pedibus fuscis.
Quest’uccello vive in piccoli branchi entro i fieni diseccati. Non ti ac- corgi delle belle macchie gialle degli omeri che quando lo vedi volare. Furono uccisi da me lungo il Kor di Momul nella Tribù dei Djur nel mese di gennajo 1861.
Dimensioni. Lunghezza totale poll. 5, delle ali 2,11, della coda 2,4, del tarso linee 10, del becco linee 6.
40. Viduinee.
Steganura paradisea, Reich. er L. Emberiza paradisea, L.
Vidua africana, Briss. Vidua paradisea, Cu.
6 mas., 2 fam. In coll. n. 46, 47, 423, 124, 491, 4192, 4189, 190.
Similis Viduae sphaenurae Verreauxi, sed statura minore, rectrici- bus intermediis verticaliter positis, brevibus dilatatis, în seiam tenuis- simam minime excurrentibus.
Comune lungo il fiume Azzurro, in special modo entro que’ prati umidi, che incontransi nel mezzo le foreste che lo fiancheggiano, vestiti da pochi alberi. L’epoca più completa del suo abito di nozze è il mese di settembre. Gli individui del museo Torinese, per la maggior grandezza delle due timoniere di mezzo, e per il loro corpo un poco più grande, mi sembrano appartenere alla specie di Verreaux dell’Affrica orientale.
Vidua principalis, Cw. er L. Emberiza principalis, L. Vi-
dua angolensis, Briss. Vidua erythrorhyncha, Sw.
4 mas. In coll. n. 4, 44, 45 237.
Il mese di settembre è l’epoca che quest’uccellino ha la sua livrea perfetta di nozze. Frequenta questa vedova i campi umidi, le rive dei fiumi, e spesso s'incontra fra le piantagioni di cotone, di bamie e di fagioli. Vola a riprese come il nostro fringuello comune, facendo risuo-
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nar per l’aria un grido leggiero monotono che si traduce colle sillabe, zi, zi... zi, zi, zi... zi ripetute a distanza misurata. É meno comune della specie precedente.
Familia XXI. — Pringillidae. 441. Estreldineae.
Amadina fasciata, Sv. Loxia fasciata, Gm. Fringilla de- truncata, Licht. Loxia jugularis, Schav. Sporothlastes fasci-
atus, Caban.
3 mas., 2 fem. In coll. n. 27, 28, 29, 24, 275.
Localizzata in molte parti del Sennaar e del Kordofan. In ottobre la ‘ vedeva frequente sugli alberi che occupano gran parte della città di Lobeida. In Rek, interno del Gazal, vi era un grosso albero di Sunt poco distante dalla mia recù5a dove ogni mattina, poco dopo il levar del sole, per un ora circa di tempo, venivano a posarsi dei branchetti di questi uccelli successivamente, e altrettanto facevano nella sera. Durante il corso del giorno si tengono entro i fieni, i campi seminati, e in quelle foreste, il cui soprassuolo sia stato bruciato. Nidifica sul finir d'agosto e principiar di settembre. Raccolsi gli esemplari sopra notati sul fiume Azzurro e interno del fiume Bianco.
Amadina cantans, Gray. Loxia cantans, Gm. Coccothraustes
cantans, Viel Uroloncha cantans, Cab.
2 mas., A fem. In coll. n. 34, 66, 49.
Comune nel Sennaar, in vicinanza e dentro i villaggi, fra le paglie nelle cui capanne nidifica in settembre e ottobre. Le ova sono da quat- tro a cinque, fragili e bianchissime. Trovasi con egual frequenza in Nubia e nel Kordofan.
Hypochera nitens, Bp. Fringilla nitens, Gm. Amadina ni- tens, Sw. Passer niger erythrorhynchus, Briss. Loxigilla
nitens, Lesson.
3 mas. In coll. n. 80, 94, 134.
Trovasi più o meno tanto nel Sennaar che nel Kordofan. Nelle città di Karthum, Sennaar, Wadi-Medine, e in Lobeida si vede frequente entro le corti delle case.
Lo!
Estrelda phenicotis, Sv. Fringilla bengalus , £. Estrelda bengala, Gray.
2 mas., A fem. In coll. n. 63, 84, 24.
Quest’ uccellino è molto più comune per entro i villaggi del fiume Blù, e in genere in tutto il Said, che nel Kordofan e nel fiume Bianco; che è quanto a dire, che preferisce d’abitare all’est di Karthum. Ha ca- rattere dolcissimo, e nidifica fra uno strato e l’altro delle paglie che coprono le capanne degli Arabi, dai quali è chiamato Teret eghienna, ossia, uccello di paradiso. Il suo nido lo fa in settembre e ottobre; esso è sferico, tessuto di paglie sottilissime, e vestito internamente di piume. Vi pone dentro cinque o sei ova bianche senza alcuna macchia.
Co) Estrelda troglodites, Lichts.
2 mas., A foem. In coll. n. 27, 109, 110.
Non so decidermi se sia la stessa specie della Estrelda astrild, Sw. mentre tanto la somiglia, da confondersi l'una coll’ altra. Bonaparte non vi rinviene altra differenza che quella di una più piccola statura. È comune nel fiume Bianco.
Estreida minima, Gray. Fringilla minima, viel. Amadina minima, Rupp.
4 mas., A form. In coll. n. 109, 504.
Quest'uccellino vive in famiglia senza che il maschio lasci mai la sua femmina. Nelle ore calde si nasconde entro le folte verdure, avendo cura di posarsi sopra i ramoscelli orizzontali e disponendosi in rango di 4, 6, 8, ec. ec. Ne ho osservati per entro i villaggi dell'alta Nubia posati sopra le siepi o sopra gli alberetti, che circondano quelle abitazioni, fin 20 e 30, tutti in una linea e l’uno a contatto dell’altro. Fa un verso debolissimo che si può ripetere col monosillabo, zi, zeri, zi, zeri, zi, zeri pronunciato debolmente. Al maschio, nell’epoca degli amori, un anello giallo gli circonda gli occhi.
LI
Habropyga larvata, Bp. Amadina larvata, Ripp. Estrelda, vinacea? Zarll.
I mas., 2 foem. In coll. n. 77, 72, 76.
Mas. adul. Fronte, regione ophtalmica ac parotica, gulaque nigris; vertice nigro-cerulescente; sincipite, nucha, lateribus colli, jugulo et pectore purpureis; dorso et alis fusco hepaticis; cauda rufo-umbrina subrotundata; rectricum margine, et uropygio purpureis ; ventre terreo-purpureo induto; hypocondriis nonnullis punctulis albis; rostro et pedibus chalybeis. Riippell.
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Dimensioni. Lunghezza totale dalla punta del becco all’ estremità della coda poll. 4, 3, delle ali 2, 1, della coda 1, 7, del tarso linee 6 ‘/,, del becco linee 4. Riippell. N. Wirdelth, t. 36, f. 1.
Alla frase del chiarissimo Riippell, che combina coll’individuo con- servato nel museo Torinese, faccio seguire quelle degli individui da me trovati nell’ interiore delle terre dei Djur nel mese di aprile 1861. Tanto maschi che femmine avevano l'aspetto di giovani uccelli nel punto di passare ad una nuova muta, e questa differenza d’ abiti sarà la ragione della differenza della diagnosi di Bonaparte da quella di Riippell in- torno a quella specie.
Mas. juv., mihi. Fronte, genis, regione ophtalmica ac parotica nigris; vertice, nucha, lateribus colli cinereo-nigrescentibus; dorso umbrino-fusco; pectore, hypocondriis, abdomine, ardesiaco*vinaceo pallescentibus ; cauda interne fusco-umbrina; pogonis externis purpu- reis, lateribus raris punctulis albis; rostro nigro-ceruleo ; pedibus ni- grescentibus..
Dimensioni. Lunghezza totale dalla punta del becco all'estremità della coda poll. 4, 2, delle ali 1,11, della coda 1,7, del tarso linee 6, del becco linee 44/,.
Foemina, mihi. Corpore toto superius fuliginoso; loro nigro, gula et pectore plumbeis, laete vinaceo-lavatis; hypocondriis raris punctulis albis, abdomine dilute fuliginoso, supercaudalibus purpurescentibus ; cauda umbrino nigra, externe fusco-purpureo tinceta; rostro nigro-ce- ruleo; pedibus fuscis.
Dimensioni. Lunghezza totale dalla punta del becco all’ estremità della coda poll. 4,2, delle ali 2,1, della coda 1,7, del tarso linee 6, del becco linee 4//,.
Questo piccolo uccello non l’ho mai trovato entro le provincie di Sen- naar e Kordofan. Nelle terre dei negri Genchè e Djur al 6